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DOLINE DI COMOLA GRANDE E COMOLA PICCOLA

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Le "Comole" di Castel Morrone sono tra i fenomeni carsici più interessanti. Sono composte da due crateri siti sul fianco di una collina chiamata Monte Fioralito, al centro della catena dei monti tifatini. Possono essere la meta di una interessante e piacevole passeggiata campestre che non presenta particolari difficoltà. Si può lasciare l'auto sulla strada che porta a Castel Morrone in località "Masseria di Monte Coppa" (quota m.323) e seguire un sentieroè appena abbozzato. COMOLA PICCOLA: Una volta scavalcato il Monte (quota m.394), si piega leggermente a destra verso ovest e si incontra la "COMOLA PICCOLA" a quota 264 m. Questo cratere richiede la massima attenzione perché è ricoperto da una fitta vegetazione arbustiva, per cui è difficile individuarlo e, pertanto, pericolosissimo perché può capitare di trovarsi improvvisamente sul ciglio col rischio di precipitare. Questa Comola è a forma di damigiana con un'apertura di circa 30 metri di diametro, è profonda circa 100 metri mentre il fondo a caverna è di una larghezza che sfiora i 50 metri di diametro ed una superficie di oltre 1250 mq. COMOLA GRANDE: Questa Comola, seppur meno pericolosa della precedente, è certamente più spettacolare perché crea una forte emozione trovandosi davanti ad un enorme cratere che spacca letteralmente il fianco della collina per circa 250 m. di diametro, con una circonferenza di quasi 800 m. ed una profondità che va dagli oltre 280 m., misurata al ciglio superiore, ai circa 150 del ciglio inferiore. Le comole sono state esplorate dal Gruppo Speleologìco del Matese. Il Prof. Pietro Parezan giudicò la comola grande come come "La dolina da crollo più vaste d'Italia". Nel 1996, per il grande interesse florofaunistico, l'intera zona è stata posta sotto protezione con vincolo del Ministero dell'Ambiente. Il fondo è aspro e la vegetazione è ridotta a muschio e licheni anche se non manca di una pozza d'acqua, impossibile da raggiungere. Sicché, ancor prima di scendere, una volta posizionati nella parte inferiore, ci si trova davanti ad una parete di oltre 130 m. di altezza. A circa mezza costa, si trova traccia appena percettibile di un sentiero che porta sul fondo dove si ha netta l'impressione di scendere nelle viscere della terra. Le pareti della Comola Grande una volta erano territorio esclusivo di gracchi, altrimenti detti cornacchie, che vi nidificavano a migliaia con grande danno alle culture circostanti, in particolare quelle di granoturco. Nelle tane del fondo vi dimoravano le volpi che si cibavano prevalentemente di cornacchie. Ancora oggi, con i dovuti accorgimenti, non è difficile avvistarne qualcuna. Oggi le conacchie hanno perduto la supremazia del luogo per cui le pareti della Comola ospitano molte varietà di volatili a seconda delle stagioni, come falchi, beccacce, piccioni selvatici ed, appunto, gracchi.

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Le "Comole" di Castel Morrone sono tra i fenomeni carsici più interessanti. Sono composte da due crateri siti sul fianco di una collina chiamata Monte Fioralito, al centro della catena dei monti tifatini. Possono essere la meta di una interessante e piacevole passeggiata campestre che non presenta particolari difficoltà. Si può lasciare l'auto sulla strada che porta a Castel Morrone in località "Masseria di Monte Coppa" (quota m.323) e seguire un sentieroè appena abbozzato. COMOLA PICCOLA: Una volta scavalcato il Monte (quota m.394), si piega leggermente a destra verso ovest e si incontra la "COMOLA PICCOLA" a quota 264 m. Questo cratere richiede la massima attenzione perché è ricoperto da una fitta vegetazione arbustiva, per cui è difficile individuarlo e, pertanto, pericolosissimo perché può capitare di trovarsi improvvisamente sul ciglio col rischio di precipitare. Questa Comola è a forma di damigiana con un'apertura di circa 30 metri di diametro, è profonda circa 100 metri mentre il fondo a caverna è di una larghezza che sfiora i 50 metri di diametro ed una superficie di oltre 1250 mq. COMOLA GRANDE: Questa Comola, seppur meno pericolosa della precedente, è certamente più spettacolare perché crea una forte emozione trovandosi davanti ad un enorme cratere che spacca letteralmente il fianco della collina per circa 250 m. di diametro, con una circonferenza di quasi 800 m. ed una profondità che va dagli oltre 280 m., misurata al ciglio superiore, ai circa 150 del ciglio inferiore. Le comole sono state esplorate dal Gruppo Speleologìco del Matese. Il Prof. Pietro Parezan giudicò la comola grande come come "La dolina da crollo più vaste d'Italia". Nel 1996, per il grande interesse florofaunistico, l'intera zona è stata posta sotto protezione con vincolo del Ministero dell'Ambiente. Il fondo è aspro e la vegetazione è ridotta a muschio e licheni anche se non manca di una pozza d'acqua, impossibile da raggiungere. Sicché, ancor prima di scendere, una volta posizionati nella parte inferiore, ci si trova davanti ad una parete di oltre 130 m. di altezza. A circa mezza costa, si trova traccia appena percettibile di un sentiero che porta sul fondo dove si ha netta l'impressione di scendere nelle viscere della terra. Le pareti della Comola Grande una volta erano territorio esclusivo di gracchi, altrimenti detti cornacchie, che vi nidificavano a migliaia con grande danno alle culture circostanti, in particolare quelle di granoturco. Nelle tane del fondo vi dimoravano le volpi che si cibavano prevalentemente di cornacchie. Ancora oggi, con i dovuti accorgimenti, non è difficile avvistarne qualcuna. Oggi le conacchie hanno perduto la supremazia del luogo per cui le pareti della Comola ospitano molte varietà di volatili a seconda delle stagioni, come falchi, beccacce, piccioni selvatici ed, appunto, gracchi.
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