I Luoghi del Cuore
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DELIZIA DI BELRIGUARDO

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VOGHIERA, FERRARA

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DELIZIA DI BELRIGUARDO
"Non voria per cosa del mondo esser manchato de venire perché ho veduto tanto grande casa, tanto bella et bene intesa et cussì ornata de picture excellentissime, che non credo ch’el mondo abia una simile." Così descrisse in una lettera Ludovico il Moro alla moglie, Beatrice d’Este nel 1493, la meraviglia suscitata dalla vista della Delizia del Belriguardo. L’edificio, la cui costruzione iniziò nel 1435 per volere del marchese Nicolò III d’Este, è concepito come una villa ‘all’antica’. L’architetto del palazzo, Giovanni da Siena, mise a punto uno schema che replicava il concetto vitruviano di casa greca, formato da un nucleo composto da due cortili loggiati quadrangolari di ampie superfici disposti in sequenza e collegati da un grande corpo di fabbrica su due piani. Integrati alle architetture si svilupparono nel tempo strutture e spazi funzionali, quali pergolati e vigne, verzieri e broli, peschiere, fontane e soprattutto vastissimi e ordinati giardini. Oltrepassata la grande peschiera alimentata dalle acque del fiume Sandalo (nella quale spesso si svolgevano spettacoli acquatici) ci si trovava di fronte alla maestosa torre d’ingresso, da cui si accedeva al primo cortile loggiato su tre lati, sede degli ambienti di supporto alle attività quotidiane della fabbrica, che fungevano da uffici amministrativi dei numerosi possedimenti agricoli circostanti. Nel secondo cortile, si trovava invece la parte più sontuosa della residenza, dove nobili e letterati – tra i quali Torquato Tasso – risiedevano. Tra gli ambienti decorati con affreschi, la storia di Psiche, dipinta nel 1493 da Ercole de’ Roberti e la cappella ducale affrescata da Cosmè Tura. Oggi, l’unico spazio di pregio artistico sopravvissuto è la grande Sala delle Vigne, per la quale collaborarono numerosi artisti come Dosso e Battista Dossi, Camillo Filippi, Benvenuto Tisi da Garofalo, Tommaso e Girolamo da Carpi e tanti altri. La Sala delle Vigne fa oggi parte del Museo Civico di Voghiera e ne costituisce la Sezione Rinascimentale, con una serie di vetrine contenenti ceramiche dei secoli XV e XVI e documentazioni su Belriguardo. Il complesso ospita altresì la Sezione Archeologica che espone i reperti della necropoli romana di Voghenza (I-III sec. d. C.) e una Sezione di Arte Moderna.

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"Non voria per cosa del mondo esser manchato de venire perché ho veduto tanto grande casa, tanto bella et bene intesa et cussì ornata de picture excellentissime, che non credo ch’el mondo abia una simile." Così descrisse in una lettera Ludovico il Moro alla moglie, Beatrice d’Este nel 1493, la meraviglia suscitata dalla vista della Delizia del Belriguardo. L’edificio, la cui costruzione iniziò nel 1435 per volere del marchese Nicolò III d’Este, è concepito come una villa ‘all’antica’. L’architetto del palazzo, Giovanni da Siena, mise a punto uno schema che replicava il concetto vitruviano di casa greca, formato da un nucleo composto da due cortili loggiati quadrangolari di ampie superfici disposti in sequenza e collegati da un grande corpo di fabbrica su due piani. Integrati alle architetture si svilupparono nel tempo strutture e spazi funzionali, quali pergolati e vigne, verzieri e broli, peschiere, fontane e soprattutto vastissimi e ordinati giardini. Oltrepassata la grande peschiera alimentata dalle acque del fiume Sandalo (nella quale spesso si svolgevano spettacoli acquatici) ci si trovava di fronte alla maestosa torre d’ingresso, da cui si accedeva al primo cortile loggiato su tre lati, sede degli ambienti di supporto alle attività quotidiane della fabbrica, che fungevano da uffici amministrativi dei numerosi possedimenti agricoli circostanti. Nel secondo cortile, si trovava invece la parte più sontuosa della residenza, dove nobili e letterati – tra i quali Torquato Tasso – risiedevano. Tra gli ambienti decorati con affreschi, la storia di Psiche, dipinta nel 1493 da Ercole de’ Roberti e la cappella ducale affrescata da Cosmè Tura. Oggi, l’unico spazio di pregio artistico sopravvissuto è la grande Sala delle Vigne, per la quale collaborarono numerosi artisti come Dosso e Battista Dossi, Camillo Filippi, Benvenuto Tisi da Garofalo, Tommaso e Girolamo da Carpi e tanti altri. La Sala delle Vigne fa oggi parte del Museo Civico di Voghiera e ne costituisce la Sezione Rinascimentale, con una serie di vetrine contenenti ceramiche dei secoli XV e XVI e documentazioni su Belriguardo. Il complesso ospita altresì la Sezione Archeologica che espone i reperti della necropoli romana di Voghenza (I-III sec. d. C.) e una Sezione di Arte Moderna.
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