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COMPLESSO DELLA CATTEDRALE DI SAN GIUSTO

SUSA, TORINO

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COMPLESSO DELLA CATTEDRALE DI SAN GIUSTO

anno censimento

2022

numero voti

4,615

posizione classifica

62

stato del progetto

tipologia

Restauro

Una cripta nascosta, rinvenuta casualmente durante una campagna di restauro del coro ligneo della Cattedrale di San Giusto, una vera sorpresa per Susa

Susa è un comune di 6500 abitanti della Città Metropolitana di Torino, capoluogo dell’omonima valle, da sempre luogo di passaggio prediletto attraverso i valichi del Moncenisio e Monginevro per collegare il nord e il sud dell’Europa. La cattedrale di San Giusto a Susa è un'imponente testimonianza di storia e architettura. Costruita nel XII secolo sul sito di una precedente chiesa paleocristiana, rappresenta un connubio affascinante di stili romanico e gotico. La sua facciata è impreziosita da decorazioni scolpite e da un elegante rosone. L'edificio è posto nel cuore di Susa, con portale di ingresso sull’attuale piazza Savoia, corrispondente al foro della città di età romano-imperiale, in prossimità delle mura urbiche tardo-romane e della porta, nota come “Porta del Paradiso”. L'edificio, dotato in origine di un grande transetto aggettante e presbiterio, affiancato da quattro cappelle, in linea con le elaborazioni più aggiornate e prestigiose dell’architettura religiosa europea del tempo, fu profondamente rimaneggiato nell'area absidale nel 1321, data in cui si segnala l'urgenza di eseguire un intervento di rifacimento in quanto la zona minacciava rovina. Risale probabilmente a quella data l'obliterazione dell'originaria cripta romanica rinvenuta all’inizio di quest’anno durante la campagna di restauro per la messa a nuovo del coro ligneo, avviata nel 2021. La Cripta della Cattedrale di San Giusto è stata una vera sorpresa per Susa: in nessuna fonte storica si faceva infatti riferimento alla presenza di un ambiente sotto l’abside, tanto che i sondaggi archeologici avviati avevano come obiettivo quello di indagare la consistenza del substrato al di sotto del pavimento. Da un primo studio la stanza ipogea risalirebbe alla fondazione della cattedrale avvenuta nell’XI secolo per volere del marchese di Torino Olderico Manfredi, che qui fondò anche il monastero benedettino maschile. La Basilica venne consacrata nel 1027 ed è divenuta cattedrale della Diocesi di Susa nel 1772. La cripta non si è ancora totalmente svelata, ma è perfettamente conservata: verosimilmente la via d’accesso era attraverso una scala ad anfiteatro che apriva ad un ambiente ricco di stucchi di animali e scandito da almeno sei colonne in pietra, disposte a intervalli regolari, prive di capitelli. Nel corso delle indagini sono emersi inoltre quantitativi ingenti di frammenti di affresco, stucchi e altri materiali di pregio, tra i quali una lapide romana in marmo rosa di Verona con iscrizione dedicatoria alla dea Minerva, riutilizzata come predella di un altare. Il recupero completo della struttura prevede una sua fruizione da parte del pubblico, con un indubbio arricchimento dell'offerta culturale della città di Susa e dei suoi percorsi monumentali.

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COMPLESSO DELLA CATTEDRALE DI SAN GIUSTO
Fatta erigere dal marchese di Torino Olderico Manfredi per conservare le reliquie di San Giusto Martire, la chiesa abbaziale (poi divenuta cattedrale nel 1772) venne consacrata nel 1027. L'edificio è posto nel cuore di Susa, con portale di ingresso sull’attuale piazza Savoia, corrispondente al foro della città di età romano-imperiale, e accesso laterale dall’omonima piazza, in prossimità delle mura urbiche tardo-romane e della porta, nota come “Porta del Paradiso”. L'edificio, dotato in origine di un grande transetto aggettante e presbiterio, affiancato da quattro cappelle, in linea con le elaborazioni più aggiornate e prestigiose dell’architettura religiosa europea del tempo, fu profondamente rimaneggiato nell'area absidale nel 1321, data in cui si segnala l'urgenza di eseguire un intervento di rifacimento in quanto la zona minacciava rovina. Risale probabilmente a quella data l'obliterazione dell'originaria cripta romanica riemersa da poco grazie ad una campagna di scavo avviata nel 2021, che ha consentito di individuare al di sotto di un primo piano pavimentale, verosimilmente risalente alla fase sei/settecentesca dell’edificio, con impronta dell’altare, arretrato rispetto alla collocazione odierna dell’altera maggiore, un potente strato macerioso (h complessiva ca. 3 m), riconducibile all’attività di abbattimento delle strutture della basilica romanica, come indiziato dalla presenza di numerosi frammenti di intonaco e frammenti di stucco ancora con motivi fitomorfi e cornici ad ovoli, talora con tracce di policromia. La scoperta indubbiamente più inaspettata è data dalla presenza di una cripta, a ferro di cavallo, conservata al di sotto di quello che doveva essere il piano pavimentale della basilica romanica. Al momento non è ancora stato possibile individuare il sistema di accesso all’ambiente sotterraneo, forse costituito da duplice scalinata verosimilmente dislocata ai due lati dell’abside, in corrispondenza delle navate minori. Il muro perimetrale della cripta risulta scandito da almeno sei colonne in pietra, disposte ad intervalli regolari, prive di capitelli e impostate su basamento continuo. In corrispondenza del fondo della cripta, il progressivo avanzamento dell’indagine ha permesso di mettere in luce un duplice scalinata, con forma ad U capovolta che consente l’accesso ad un ulteriore ambiente ipogeo con sviluppo in senso est-ovest, non ancora interamente definito. I gradini della scalinata, sei in tutto, sono realizzati in pietra e conservano nell’alzata cospicue tracce di intonaco rosso, sul terzo gradino si individuano inoltre gli incassi di cardini forse da riferirsi ad un cancello. Ai lati della scalinata sono state rinvenute due colonnine esagonali in pietra. L’ambiente ipogeo, forse un martyrion destinato a conservare le reliquie del Santo, non sembra trovare al momento confronti diretti in altri edificio religiosi piemontesi.
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