Luogo di incantevole bellezza e di importanza storica unica: dalla preistoria per la ricchezza delle acque e la singolarità naturalistica ideale per culti pagani, a vestigia degli antichi Equi, poi valorizzato dai romani per gli acquedotti (Trevi é l'antica Treba che i romani appellarono Augusta), e qui sono visibili le tracce più sicure dell'Anio Novus, e vi costruirono una imponente villa. Per la storia religiosa, prima perché Trevi è stata una delle diocesi più antiche del Lazio, poi perché, con maggiore attendibilità, s. Benedetto vi fondò uno dei 12 monasteri, quello di s. Salvatore. Nel medioevo fu eretto un mulino, che nel 1821 il Capitolo di Anagni fece richiesta di ripristinarlo. Per l'archeologia industriale: qui sorse una centrale elettrica dopo l'Unità d'Italia, proprio nella confluenza del Simbrivio con l'Aniene, a tre turbine, che sfruttava le acque di quest'ultimo con un canale di adduzione. Ora a monte, è stata costruita la nuova centrale elettrica negli anni trenta. Oltre alla bellezza della cascata e dell'intero luogo, quivi si conserva l'unico ponte naturale ormai esistente sul percorso sul Simbrivio-Aniene.