Lungo il sentiero che porta in Sant'Andrea in Monte ad un certo punto, più o meno a metà percorso, al visitatore attento non sfuggirà di certo un pezzo di roccia che sporge sommessamente dal terreno. Questa roccia è la testimone muta, ma eloquente, di tutta la storia vissuta da innumerevoli persone sul monte Frusseda nei secoli scorsi. Quante slite sono passate per scavare la roccia in questo modo? Generazioni di abitanti di Polpet hanno faticato per ricavare un misero sostentamento dai boschi, dai prati e dai campi in alto sul monte Frusseda. Non dobbiamo certo dimenticare che con le decime e i livelli versati con il sudore da tanti Lorenzo de Nicol da Polpetto sono stati pagati: l'artista ignoto che nel '300 ha scolpito la statua lignea di Sant'Andrea; l'artista ignoto che nel '400 ha dipinto gli affreschi; la campana posta nel 1493; il pittore Nicolò de Stefani che nel '500 ha dipinto la pala dell'altare; i lavori di restauro del '700 eseguiti su ordine del Vescovo G. F. Bembo; e tutto quanto noi oggi piacevolmente ammiriamo. Possiamo pertanto affermare che questa roccia raccoglie e sintetizza in sè tutta la storia e le vicende legate alla chiesa di Sant'Andrea in Monte. è un vero e proprio monumento alla fatica, che ha pari dignità della chiesa e delle sue opere d'arte. La mostra ed il libro sono anche un piccolo omaggio ai nostri genitori, nonni, bisnonni, avi, ... che, con il loro duro lavoro nel corso dei secoli, hanno fatto in modo che noi oggi possiamo salire a visitare la chiesa di Sant'Andrea in Monte con le scarpe da ginnastica e la macchina fotografica a tracolla, anzichè con le dalmede ai piedi e la slita in spalla.