Sito archeologico di notevole importanza già dall'età classica, matura in una fattoria castellare sul modello di quelle medievali farfensi già a partire dall'undicesimo secolo. E' infatti del 1005 il primo documento che ne parla, all'interno del corpus documentario dell'abbazia di Farfa. Successivamente il sito aumenta le sue strutture religiose parallelamente a quelle produttivo-abitative divenendo luogo di cura delle anime e dei possedimenti terrieri, tanto da raggiungere la composizione, nel quattrocento, di un palazzetto di campagna composto da due chiese e due braccia abitative. Non si hanno ritrovamenti monastici quindi si pensa che all'interno non ci sia mai stata vita di comunità, tuttavia, essendo un mandamento agricolo dell'abbazia, non si può escludere che gli spazi costruiti possano aver subito numerose modificazioni, non solo nei corpi di fabbrica ma anche nelle attività interne. Ad oggi la vocazione agricola è rimasta intatta tanto che è sede di una delle più antiche aziende agricole della Sabina, ma quello che ovviamente la rende interessante come patrimonio è sicuramente il contenuto di opere d'arte composto dai cicli pittorici di cappella e chiesa, che recano oltre ad un'interessante istoriazione, anche una tela devozionale cinquecentesca che ricorda il miracolo della nevicata del cinque agosto a Santa Maria Maggiore. Molto interessante è anche l'involucro di questo grande edificio perchè mostra delle interessanti fasi costruttive che hanno inglobato importantissimi reperti archeologici d'età romana imperiale.