Nel feudo di Gallipoli insiste un preziosissimo scrigno, una chiesetta abbaziale del XII sec., “SAN PIETRO DEI SAMARI”, luogo importantissimo di culto; fino al XVII secolo l’area circostante è stata anche sede anche di una fiera sopravvissuta fino al 1860 nel largo del Canneto.
Sulla cornice dell'avancorpo, aggiunto nel XIX sec. come abitazione del sacerdote, corre un'iscrizione che attribuisce la fondazione della chiesa a Ugo di Lusignano, condottiero dei Crociati, ritornato dalla Palestina nel 1148 e sbarcato a Gallipoli. La stessa iscrizione racconta che il condottiero crociato fondò la chiesetta proprio nel punto dove S. Pietro sbarcò, reduce dalla Samaria.
Questo sito, con decreto del 25.03.1984 emanato dal Ministero dei Beni culturali ed ambientali, è stato dichiarato di importante interesse ai sensi della legge n°1089 del 01.06.1939 (oggi D. Lgs 22 del gennaio 2004, n°42).
La Chiesetta di "SAN PIETRO DEI SAMARI" è sita all’interno del territorio del Parco Naturale Regionale “Isola di Sant'Andrea e litorale Punta Pizzo". L’immobile costituisce uno dei principali beni culturali del Parco, il cui restauro è fondamentale anche con riferimento al recupero ed alla valorizzazione dell’antica via Pietrina.
A navata unica e formata da due ambienti a pianta quadrata, la Chiesetta di San Pietro dei Samari costituisce l'unico esempio nella provincia di Lecce del fenomeno architettonico delle chiese a cupole in asse, presente in Puglia; è inoltre l'unica ad avere le cupole visibili nella loro forma pura, secondo un linguaggio tipicamente medio-orientale. La chiesetta abbaziale, anche se secondo diversi documenti risulti eretta da monaci basiliani (monaci italo-greci che avevano trovato rifugio nel Salento dalle persecuzioni degli imperatori bizantini), deve la sua fondazione alla politica di ripopolamento delle campagne inaugurata dai Normanni a partire dal X-XI sec.
Oltre ad essere un unicum all'interno del patrimonio architettonico salentino, San Pietro dei Samari è una delle poche chiese di Gallipoli che il barocco non abbia trasformato.
"Il Tempo quando entra qui si ferma un attimo e si toglie il cappello" (cit.)