La chiesa di San Giovanni Battista di Quarto sorse come succursale della pieve battesimale di San Siro di Nervi, di cui si hanno notizie già nel 1040. Nel 1143 il vescovo Siro Porcello elevò le chiese suffraganee della pieve di Nervi in pievi in cui poteva essere amministrato il battesimo. In questa data dunque la chiesa di San Giovanni Battista diventa parrocchia autonoma e questa è la prova prima documentale della sua esistenza.
Subito dopo, nel 1148, è nominata in un atto relativo alle decime sugli ulivi, segno che i terreni attorno ad essa erano coltivati, e in un atto del 1182 può beneficiare di lasciti testamentari di Sibilla da Vergogno a favore delle chiese di Quarto e Quinto. Gli antichi borghi che costituivano la parrocchia erano Priaruggia, abitata in maggioranza da pescatori, Pontevecchio e Castagna, abitati invece da popolazioni rurali che si dedicavano alla coltura dell’ulivo, della vite e di orti.
La chiesa di Quarto era dunque allineata sulla direttrice di quelle rivierasche di San Siro di Nervi, San Pietro di Quinto, Santa Maria della Castagna e l’oratorio dei Santi Nazario e Celso di Sturla (solo nel 1434 verrà costruita la chiesa dell’Annunziata).
La posizione strategica in funzione viaria di queste chiese è testimoniata ancora oggi dall’antico percorso della via Romana di Quarto e dai resti di mulattiere, antiche strade del sale, dirette dalla costa al monte Fasce per poi scendere in val Bisagno.
La chiesa di San Giovanni Battista subì nel tempo molte modificazioni. In origine aveva la forma delle pievi rurali del medioevo: la facciata a capanna, il rosone centrale, piccole finestre a strombo sui fianchi. Nel 1629 un incendio la devastò e il restauro ne alterò completamente le linee originarie: l’abside fu allungata, la facciata rifatta per un terzo e alzata oltre la cornice degli archetti pensili, il rosone fu sostituito da tre finestre. Altro restauro fu compiuto nel 1892. E’ probabile che risalgano a quell’epoca il nuovo portale con l’immagine di San Giovanni Battista affrescata nella lunetta e la demolizione della fiancata a lato mare. I conci regolari in pietra furono probabilmente impiegati nella costruzione della casa canonica e del campanile. Si è conservata invece parte della muratura in conci calcarei e le strette monofore del fianco sinistro (oggi tamponate), affacciate sul campetto G. Mora, che lasciano capire come in origine la chiesa avesse il carattere delle chiese romaniche campestri.
Sulla facciata si vedono alcune interessanti epigrafi scolpite, tra le quali una del sepolcro di Andrea Carbone del 1292 e un’altra di Gandolfo di Barbarolia del 1365 in caratteri gotici. L’architrave del portale è un calco di quello trasferito nel 1935 sulla facciata di San Gerolamo di Quarto, dov’era in origine. Vi sono incisi i nomi di San Gerolamo e di San Benedetto, mentre al centro si vedono i tre monti sormontati da ulivi, simbolo dei frati olivetani. Sulla facciata ci sono altri interessanti e antichi bassorilievi: a destra del portale è visibile quello dell’Annunciazione (primo quarto del secolo XV), ben conservato al centro e nel cartiglio abraso nella figura dell’angelo e nel volto della Madonna; ancora sulla destra della facciata, si legge l’epigrafe della prima metà del 400 con la scritta Terribilis es locus iste la quale ammonisce il fedele a portare rispetto al luogo dove entra. Altre tre iscrizioni propiziatorie in carattere gotico si leggono sulla facciata della chiesa.
L’interno della chiesa è a unica navata e completamente rinnovato in epoca barocca, grazie al giuspatronato degli Spinola che a Quarto possedevano cinque ville, alcune delle quali ancora presenti sul territorio.
Tra le opere pregevoli esposte si possono notare il quadro di Gian Battista Castello (1557-1629) nell’altare di Santa Brigida (primo a sinistra) raffigurante Omaggio di potenti della terra a Gesù Bambino, quello del secondo altare di ignoto autore del sec XVIII raffigurante La Madonna della Misericordia.