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COLLE E CHIESA DI SANT’ELIA

COLLE E CHIESA DI SANT’ELIA

VIGGIU', VARESE

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COLLE E CHIESA DI SANT’ELIA
Sulla sommità del colle Sant'Elia, a 665 metri di altitudine, sorge la chiesa dedicata all'omonimo profeta. Eremo cluniacense, dipendente dal priorato di Vertemate, come risulta da un decreto di Papa Urbano II (risalente al 1095), nel XIII sec., era l'unica chiesa della diocesi ambrosiana dedicata al Santo Profeta. Non resta nessuna testimonianza dell'antico cenobio, in quanto l'edificio odierno è frutto di una serie di trasformazioni, operate nel corso del XVI e XVII secolo. Dopo l'invasione dei lupi cervieri, del 1504, la chiesa divenne meta di pellegrinaggi da molti paesi del circondario, cosicché nel 1687 si rese necessario costruire una nuova strada per facilitare la salita dei pellegrini che aumentavano considerevolmente di anno in anno. Un ampio ed arioso portico, aperto verso valle, coronato da tre archi a tutto sesto, immette all'interno dell'edificio, che si presenta in maniera abbastanza inconsueta rispetto alle altre chiese viggiutesi in quanto è totalmente affrescato sulle pareti ed anche sul soffitto. La pianta della chiesa è ad aula con una cappella per ogni lato, oltre a quella dell'altare maggiore. La cappella maggiore, presenta un altare settecentesco, dall'elegante cornice in pietra, che racchiude l'affresco raffigurante il "profeta Elia che viene portato in cielo" dal biblico carro di fuoco; anche le pareti laterali dell'abside e il soffitto sono affrescate con le storie del profeta. La cappella sul fianco sinistro, dedicata a San Giuseppe, e quella sul lato destro, dedicata all'Immacolata, risalgono entrambe al XVII secolo. La cappella di sinistra ospita una tela del pittore C. Cane, raffigurante San Giuseppe, quella di destra è occupata dal simulacro ligneo dell'"Immacolata che schiaccia il peccato", in forma di serpente. La navata è decorata lungo le pareti con le storie del profeta Elia e, sul soffitto, con la "Trasfigurazione", realizzate dal noto pittore svizzero Francesco Giorgioli, all'inizio del Settecento. Nel 1965 un fulmine abbatté il campanile, che venne riedificato all'inizio degli anni 70.

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Sulla sommità del colle Sant'Elia, a 665 metri di altitudine, sorge la chiesa dedicata all'omonimo profeta. Eremo cluniacense, dipendente dal priorato di Vertemate, come risulta da un decreto di Papa Urbano II (risalente al 1095), nel XIII sec., era l'unica chiesa della diocesi ambrosiana dedicata al Santo Profeta. Non resta nessuna testimonianza dell'antico cenobio, in quanto l'edificio odierno è frutto di una serie di trasformazioni, operate nel corso del XVI e XVII secolo. Dopo l'invasione dei lupi cervieri, del 1504, la chiesa divenne meta di pellegrinaggi da molti paesi del circondario, cosicché nel 1687 si rese necessario costruire una nuova strada per facilitare la salita dei pellegrini che aumentavano considerevolmente di anno in anno. Un ampio ed arioso portico, aperto verso valle, coronato da tre archi a tutto sesto, immette all'interno dell'edificio, che si presenta in maniera abbastanza inconsueta rispetto alle altre chiese viggiutesi in quanto è totalmente affrescato sulle pareti ed anche sul soffitto. La pianta della chiesa è ad aula con una cappella per ogni lato, oltre a quella dell'altare maggiore. La cappella maggiore, presenta un altare settecentesco, dall'elegante cornice in pietra, che racchiude l'affresco raffigurante il "profeta Elia che viene portato in cielo" dal biblico carro di fuoco; anche le pareti laterali dell'abside e il soffitto sono affrescate con le storie del profeta. La cappella sul fianco sinistro, dedicata a San Giuseppe, e quella sul lato destro, dedicata all'Immacolata, risalgono entrambe al XVII secolo. La cappella di sinistra ospita una tela del pittore C. Cane, raffigurante San Giuseppe, quella di destra è occupata dal simulacro ligneo dell'"Immacolata che schiaccia il peccato", in forma di serpente. La navata è decorata lungo le pareti con le storie del profeta Elia e, sul soffitto, con la "Trasfigurazione", realizzate dal noto pittore svizzero Francesco Giorgioli, all'inizio del Settecento. Nel 1965 un fulmine abbatté il campanile, che venne riedificato all'inizio degli anni 70.
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