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CHIESA DI SANTA MARIA DELLE TINTE

PERGOLA, PESARO E URBINO

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CHIESA DI SANTA MARIA DELLE TINTE

Nel cuore della Valle del Cesano sorge il borgo di Pergola, conosciuto anche come la “città dalle cento chiese”. Nel crocevia del quartiere basso vicino alle acque del Cesano si erge la Chiesa di Santa Maria delle Tinte, un piccolo gioiello che colpisce per il forte contrasto tra esterno, in mattoni rossi, e interno in stucco e gesso bianco cangiante. Costruita per volontà della Corporazione dei Tintori e Lanaioli (che avevano i propri laboratori in questa parte della città) e conclusa nel 1787 (come scolpito sull’architrave) presenta una cupola ottagonale con tiburio sormontato da lanterna. Il progetto della chiesa è attribuito all'architetto Arcangelo Vici di Arcevia (1743 –1817), molto stimato per le numerose opere realizzate nella regione Marche (come, per esempio, il canale Pio della celebre Cascata delle Marmore). L’interno è a croce greca abbellito con stucchi bianchi fra i quali emergono le statue delle Virtù Teologali e dei Profeti David e Samuele. Molte sono le opere che arricchiscono il piccolo spazio ottagonale interno: la Madonna in Trono con il Bambino e Santi di Scuola Veneta della seconda metà del XVII secolo, la tela della Madonna con il Bambino e i Santi Girolamo, Francesco d’Assisi, Orazio, Giuseppe e Onofrio, attribuita al senigalliese Giovanni Anastasi (1623-1704) e la tela della Crocifissione di Giovanni Francesco Ferri (1701-1775). Degni di attenzione sono anche le panche dipinte con stemmi e motivi floreali e il pavimento in cotto con la rosa dei venti.

"La sera del 15 Settembre 2022, sul far della notte, dopo un pomeriggio particolarmente piovoso, il fiume Cesano, che per tutta l’estate aveva seguito il suo corso, placido e sonnolento, si è risvegliato come un mostro ruggente. All'improvviso ha invaso con le sue acque limacciose e impetuose, tutto l’antico rione dei Tintori e Lanaioli, che per secoli aveva resistito ad ogni piena stagionale. Con violenza è entrato nelle case, portando via suppellettili e ricordi, ha terrorizzato i suoi abitanti, disseminando panico e disperazione. L’antica Chiesa di Santa Maria delle Tinte, cuore pulsante del quartiere, è stata anch’essa violata, dopo che l’acqua ne aveva spalancato la porta d’ingresso entrandovi con forza, facendo turbinare gli arredi sacri, le antiche panche del ‘700, arrivando a bagnare le tele preziose ad un’altezza di quattro metri. Gli altari lignei sono stati inondati e le pale d’altare scosse dalla furia dell’acqua. Miracolosamente le statue di stucco e gesso delle tre Virtù Teologali e dell’Amore di Dio, sono scampate a tanta rovina. Quando il fiume finalmente si è ritirato, ha lasciato dappertutto fango e detriti, in uno scenario surreale e desolante. Subito le autorità compenti e il parroco si sono adoperati, supportati da numerosi volontari, per mettere in salvo e in sicurezza l’inestimabile patrimonio artistico e culturale della chiesa, convinti che nulla fosse perduto. Sapienti restauri sapranno riportare all’antico splendore questo scrigno d’arte, esempio mirabile di quel Barocco italiano, che il mondo ci invidia. È necessario, quindi, che la Chiesa di Santa Maria delle Tinte non venga dimenticata insieme all’intero quartiere e ai suoi abitanti”.

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CHIESA DI SANTA MARIA DELLE TINTE
Nel crocevia del quartiere dove tipico è l’odore di muschio e delle fresche acque del Cesano si erge possente la Chiesa di Santa Maria delle Tinte (sec. XVIII). Fu voluta dalla Corporazione dei Tintorie Lanaioli che aveva i propri laboratori in questa parte della città. La costruzione, attribuita all’architetto Arcangelo Vici di Arcevia, è in mattoni con cupola ottagonale sormontata da un tiburio, ha la facciata incompiuta sulla quale si stacca il portale d’ingresso profilato in pietra arenaria. L’interno, a croce greca, è ricco di stucchi bianchi fra i quali emergono le statue delle Virtù Teologali e quelle dei Profeti David e Samuele, queste ultime poste ai lati dell’altare maggiore sul quale è conservato il piccolo affresco del Volto della Madonna con il Bambino, unica testimonianza della piccola chiesa o edicola primitiva sulle cui rovine è sorta l’attuale. La cappella di sinistra custodisce, sull’altare in legno dorato, una pregevole copia dell’Annunciazione di Federico Barocci dipinta da un suo allievo, sul lato sinistro la Madonna in Trono con il Bambino e Santi di Scuola Veneta della seconda metà del XVII secolo e sul lato destro una piccola tela raffigurante San Severo protettore dei Lanini.
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