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CASTELLO DI SAN MICHELE - VOLTURARA IRPINA

CASTELLO DI SAN MICHELE - VOLTURARA IRPINA

VOLTURARA APPULA, AVELLINO

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CASTELLO DI SAN MICHELE - VOLTURARA IRPINA

Alle spalle di Volturara, sulla sommità del Monte San Michele, sorge un antico castello (castrum) di circa 40x33 metri, con quattro torri quadrangolari agli angoli, sporgenti dalle fondazioni. Le torri, pur modificate, sono alte circa 12 metri e larghe 7 alla base. Al centro del complesso vi è una piazzaforte, la parte più antica, circondata da sale e corridoi, con un terrazzo a est circondato da mura. L'architettura del castello è frutto di ampliamenti e modifiche avvenuti nel corso dei secoli, a seconda delle necessità dei suoi abitanti e delle battaglie combattute dai feudatari.

Il mastio risale probabilmente all'epoca romana, quando serviva per sorvegliare le truppe cartaginesi lungo la strada Saba Maioris, che collegava le valli del Sabato, Calore e Ofanto. La posizione strategica del castello lo rendeva il centro di un sistema difensivo che includeva altri castelli a sud (Terminio), sud-est (Solofra), nord-ovest (Serpico) e nord-est (Montemarano e Bolofano). L'acrocoro fu ampliato dai Longobardi, che introdussero il culto dell'Arcangelo San Michele. La trasformazione in castello risale al periodo della pace tra Radelchi e Siconolfo (848-849). Nel 1730, con la popolazione in crescita, le stanze pericolanti furono demolite per far spazio a una chiesa. Da allora, i volturaresi si recano sul monte l'8 maggio e il 29 settembre per onorare San Michele e suonare la campana.

Il castello domina il paesaggio settentrionale del Monte Terminio, sovrastando la valle del fiume Sabato e la piana carsica del Dragone, che si avvicina alla valle del fiume Calore. Il colle su cui si erge è isolato, tra due dorsali boscose, creando avvallamenti che conducono a tre valichi usati intensamente nel Medioevo, lungo il “Cammino di San Michele”, un itinerario altomedievale verso il Santuario di San Michele sul Gargano.

Ampliato in età normanno-sveva e rifatto in epoca aragonese, il castello fu trasformato in residenza gentilizia nel Seicento e Settecento. Tuttavia, il primitivo fortilizio conserva ancora il suo impianto originario e parte delle mura ai livelli più bassi. Situato in una posizione naturalmente difesa, il maniero ha una pianta quadrilatera (48x57 m) con un ampio cortile interno. Il lato nord, meglio conservato, presenta un muro continuo lungo 30 metri e alto 7 metri, senza aperture, tra due torrioni quadrati. La facciata sud è stata modificata con costruzioni posteriori sul lato est del castello. Superato l’ingresso a est, si accede al cortile centrale, attorno al quale si affacciano le stanze del piano terra e del piano nobile. La zona est ha subito diverse modifiche nel tempo, ospitando un tempo le stanze del rettore, la chiesa e l’oratorio.

L’architettura del castello richiama lo stile dell'alto Medioevo e dell'architettura militare bizantina e saracena. L'unica torre centrale si erge sul lato meno scosceso e domina un piccolo pianoro, dove, nel Settecento, fu costruita la chiesa adiacente.

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Alle spalle di Volturara, sulla sommità del Monte San Michele, sorge un antico castello (castrum) di circa 40x33 metri, con quattro torri quadrangolari agli angoli, sporgenti dalle fondazioni. Le torri, pur modificate, sono alte circa 12 metri e larghe 7 alla base. Al centro del complesso vi è una piazzaforte, la parte più antica, circondata da sale e corridoi, con un terrazzo a est circondato da mura. L'architettura del castello è frutto di ampliamenti e modifiche avvenuti nel corso dei secoli, a seconda delle necessità dei suoi abitanti e delle battaglie combattute dai feudatari.

Il mastio risale probabilmente all'epoca romana, quando serviva per sorvegliare le truppe cartaginesi lungo la strada Saba Maioris, che collegava le valli del Sabato, Calore e Ofanto. La posizione strategica del castello lo rendeva il centro di un sistema difensivo che includeva altri castelli a sud (Terminio), sud-est (Solofra), nord-ovest (Serpico) e nord-est (Montemarano e Bolofano). L'acrocoro fu ampliato dai Longobardi, che introdussero il culto dell'Arcangelo San Michele. La trasformazione in castello risale al periodo della pace tra Radelchi e Siconolfo (848-849). Nel 1730, con la popolazione in crescita, le stanze pericolanti furono demolite per far spazio a una chiesa. Da allora, i volturaresi si recano sul monte l'8 maggio e il 29 settembre per onorare San Michele e suonare la campana.

Il castello domina il paesaggio settentrionale del Monte Terminio, sovrastando la valle del fiume Sabato e la piana carsica del Dragone, che si avvicina alla valle del fiume Calore. Il colle su cui si erge è isolato, tra due dorsali boscose, creando avvallamenti che conducono a tre valichi usati intensamente nel Medioevo, lungo il “Cammino di San Michele”, un itinerario altomedievale verso il Santuario di San Michele sul Gargano.

Ampliato in età normanno-sveva e rifatto in epoca aragonese, il castello fu trasformato in residenza gentilizia nel Seicento e Settecento. Tuttavia, il primitivo fortilizio conserva ancora il suo impianto originario e parte delle mura ai livelli più bassi. Situato in una posizione naturalmente difesa, il maniero ha una pianta quadrilatera (48x57 m) con un ampio cortile interno. Il lato nord, meglio conservato, presenta un muro continuo lungo 30 metri e alto 7 metri, senza aperture, tra due torrioni quadrati. La facciata sud è stata modificata con costruzioni posteriori sul lato est del castello. Superato l’ingresso a est, si accede al cortile centrale, attorno al quale si affacciano le stanze del piano terra e del piano nobile. La zona est ha subito diverse modifiche nel tempo, ospitando un tempo le stanze del rettore, la chiesa e l’oratorio.

L’architettura del castello richiama lo stile dell'alto Medioevo e dell'architettura militare bizantina e saracena. L'unica torre centrale si erge sul lato meno scosceso e domina un piccolo pianoro, dove, nel Settecento, fu costruita la chiesa adiacente.

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