I Luoghi del Cuore
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CASTELLO DI EPISCOPIA

CASTELLO DI EPISCOPIA

EPISCOPIA, POTENZA

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CASTELLO DI EPISCOPIA
Episcopia nacque nei pressi del nucleo originario di una roccaforte la cui presenza è stata attestata con esattezza nell’anno 952 sulla base di un documento pergamenaceo redatto subito dopo l'anno Mille da Oreste Geremia, Patriarca di Gerusalemme, oggi custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana e rubricato come Cod. Vat. Gr. 2072. Il Castello, così come descritto da Oreste, era stato eretto dai Bizantini e faceva parte di una serie di fortificazioni difensive a presidio della Valle del Sinni, antica linea di confine tra la Basilicata e la Calabria. Chiamato ¿ast¿¿¿¿¿¿ (leggesi castellion), era una costruzione originariamente isolata che sorgeva su di uno sperone roccioso sì da dominare con lo sguardo la Valle del Sinni per un raggio di oltre quindici chilometri, assicurando il tempo per proteggere l’avamposto militare sia dalle mire dei Principi Longobardi di Salerno che dalla minaccia degli arabi, già arrivati a valle fino a Tursi e nella vicina Valle del Racanello fino al piede nord del monte Alpi dove avevano fondato Castelsaraceno. Il castellion bizantino era munito di fortificazioni con altissimi bastioni e una torre: gli spalti difensivi si ergevano per oltre dieci metri sulla natura del luogo circostante, la difesa era assicurata da una serie di feritoie poste a protezione dell'accesso mentre la funzione di avvistamento e comunicazione tra la postazione di Episcopia e quella di Castrum Rubei, a valle, e quella di Acermons, a monte, era svolta dalle guardie insediate sulla torre. I Normanni si insediarono nella nostra valle nel 1057 a seguito della concessione fatta dal Conte di Puglia, Roberto il Guiscardo, al Barone Verelando Clermont, capostipite della dinastia dei Conti di Chiaromonte; ad Episcopia, così come nelle altre terre poste sotto il loro dominio, i Normanni assorbirono i funzionari bizantini nei loro ranghi incardinandoli come Vice Comites, cambiarono il rito religioso ostacolando la proliferazione dei monaci di rito italo-greco e si insediarono nella roccaforte avviando i lavori per ampliarla e renderla inespugnabile secondo le concezioni architettoniche e funzionali proprie del tempo.

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Episcopia nacque nei pressi del nucleo originario di una roccaforte la cui presenza è stata attestata con esattezza nell’anno 952 sulla base di un documento pergamenaceo redatto subito dopo l'anno Mille da Oreste Geremia, Patriarca di Gerusalemme, oggi custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana e rubricato come Cod. Vat. Gr. 2072. Il Castello, così come descritto da Oreste, era stato eretto dai Bizantini e faceva parte di una serie di fortificazioni difensive a presidio della Valle del Sinni, antica linea di confine tra la Basilicata e la Calabria. Chiamato ¿ast¿¿¿¿¿¿ (leggesi castellion), era una costruzione originariamente isolata che sorgeva su di uno sperone roccioso sì da dominare con lo sguardo la Valle del Sinni per un raggio di oltre quindici chilometri, assicurando il tempo per proteggere l’avamposto militare sia dalle mire dei Principi Longobardi di Salerno che dalla minaccia degli arabi, già arrivati a valle fino a Tursi e nella vicina Valle del Racanello fino al piede nord del monte Alpi dove avevano fondato Castelsaraceno. Il castellion bizantino era munito di fortificazioni con altissimi bastioni e una torre: gli spalti difensivi si ergevano per oltre dieci metri sulla natura del luogo circostante, la difesa era assicurata da una serie di feritoie poste a protezione dell'accesso mentre la funzione di avvistamento e comunicazione tra la postazione di Episcopia e quella di Castrum Rubei, a valle, e quella di Acermons, a monte, era svolta dalle guardie insediate sulla torre. I Normanni si insediarono nella nostra valle nel 1057 a seguito della concessione fatta dal Conte di Puglia, Roberto il Guiscardo, al Barone Verelando Clermont, capostipite della dinastia dei Conti di Chiaromonte; ad Episcopia, così come nelle altre terre poste sotto il loro dominio, i Normanni assorbirono i funzionari bizantini nei loro ranghi incardinandoli come Vice Comites, cambiarono il rito religioso ostacolando la proliferazione dei monaci di rito italo-greco e si insediarono nella roccaforte avviando i lavori per ampliarla e renderla inespugnabile secondo le concezioni architettoniche e funzionali proprie del tempo.
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