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CASTEL DI CORNIA

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CASTEL DI CORNIA
IL CASTEL DI CORNIA Il C. di Cornia, conosciuto anche come Torraccia o Castelluccio di Cornia, si trovava nell'Alta omonima valle, sul crinale posto alla confluenza tra l'omonimo fiume ed il suo affluente Turbone, 8 km. ad E di Monteverdi, nei pressi della Leccia. Lo Schneider riteneva a torto che Castel di Cornia si identificasse con la località detta Cornino citata nelle fonti sin dal secolo VIII e situata invece nella parte media della Val di Cornia. Difficoltà d'interpretazione delle fonti documentarie sull'ubicazione del Castello derivano anche dall'esistenza di un altro omonimo castello situato sul M. Pilli, nei pressi di Campiglia Marittima. Una serie di donazioni a favore del Monastero di S. Giovanni sito in Cornia consente però di collocare con certezza il nostro Castel di Cornia nei pressi di Lustignano, lì dove si trovano attualmente i suoi ruderi. Intus Castelo de Cornia territurio voloterrense nel 1025 fu registrata una carta di donazione fatta da Judo fu Odo a favore del citato Monastero sito nel poio de Cornia  e nel 1038 in un'altra donazione fatta da Addo di Milo sempre a favore del Monastero, si legge sito in Castello de Cornia propre flumen Tarbone. L'origine del castello, già dotato di una propria corte con monastero e chiesa, si può quindi collocare intorno al Mille ad opera di una famiglia signorile locale, legata presumibilmente all'Abbazia regia di S. Pietro in Palazzuolo di Monteverdi che ancor prima del secolo XI possedeva diritti sul tenimento di Cornia e su alcuni mulini lungo il fiume. Un lungo intervallo di tempo separa queste notizie dalle successive attestazioni. Bisogna infatti arrivare al secolo XII, epoca in cui il castello è citato in una serie di diplomi imperiali che lo assegnavano alla potente famiglia dei Conti Alberti di Prato, i quali vi esercitarono la loro sovranità per quasi cento anni, fino alla dissoluzione del loro patrimonio in Maremma avvenuta intorno alla metà del secolo XIII. Gli Alberti, dapprima alleati di Firenze, intorno al 1140 si unirono a Pisa e, come questa, dopo la Dieta di Roncaglia del 1155, si misero sotto la protezione imperiale di Federico I, il Barbarossa. I Conti di Prato si videro allora confermare i privilegi su numerosi castelli a sud dell'Arno; tra questi anche Castel di Cornia che compare nel Diploma imperiale del 4 giugno 1155 di Federico I al Conte Alberto IV di Prato ed in un successivo Diploma del 10 agosto 1164. Nell'aprile del 1162 però lo stesso Federico confermava anche l'espansione territoriale del Comune pisano in Maremma, indicandone i confini che arrivavano a comprendere i castelli di Buriano, Querceto, Cornia e, più a Sud, Scarlino ossia i territori su cui anche gli Alberti vantavano diritti. Questo a conferma dell'alleanza politica tra la città e la famiglia comitale, a discapito della città di Volterra nella cui area i castelli in questione gravitavano. Infatti nel 1165, risultando ancora riottosi quei territori, Pisa inviò i due consoli Ranieri Gaetani e Lamberto Grasso accompagnati da Ildebrando di Pagano, giurisperito, per rendere effettivi i privilegi concessigli da Federico Barbarossa. Anche Castel di Cornia è tra quelli visitati. Ma in quest'area di confine dominata da grandi famiglie nobiliari, a partire dalla seconda metà del secolo XII si inseriscono gli interessi vescovili (vescovi di Volterra e Massa Marittima) e quelli delle città emergenti (Volterra, Siena, Firenze) attirati dalle possibilità di sviluppo economico e demico che la zona offriva grazie alla presenza di numerose vene metallifere e di importanti strade di comunicazione tra il nord ed il sud della Toscana. Già nella seconda metà del 1100 Papa Alessandro III con due successivi privilegi, uno del 1171 e l'altro del 1179, concedeva alla Chiesa volterrana ongi possesso e bene su un vasto territorio tra Val di Cecina e Val di Cornia, comprendente anche la chiesa di Castel di Cornia.

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IL CASTEL DI CORNIA Il C. di Cornia, conosciuto anche come Torraccia o Castelluccio di Cornia, si trovava nell'Alta omonima valle, sul crinale posto alla confluenza tra l'omonimo fiume ed il suo affluente Turbone, 8 km. ad E di Monteverdi, nei pressi della Leccia. Lo Schneider riteneva a torto che Castel di Cornia si identificasse con la località detta Cornino citata nelle fonti sin dal secolo VIII e situata invece nella parte media della Val di Cornia. Difficoltà d'interpretazione delle fonti documentarie sull'ubicazione del Castello derivano anche dall'esistenza di un altro omonimo castello situato sul M. Pilli, nei pressi di Campiglia Marittima. Una serie di donazioni a favore del Monastero di S. Giovanni sito in Cornia consente però di collocare con certezza il nostro Castel di Cornia nei pressi di Lustignano, lì dove si trovano attualmente i suoi ruderi. Intus Castelo de Cornia territurio voloterrense nel 1025 fu registrata una carta di donazione fatta da Judo fu Odo a favore del citato Monastero sito nel poio de Cornia  e nel 1038 in un'altra donazione fatta da Addo di Milo sempre a favore del Monastero, si legge sito in Castello de Cornia propre flumen Tarbone. L'origine del castello, già dotato di una propria corte con monastero e chiesa, si può quindi collocare intorno al Mille ad opera di una famiglia signorile locale, legata presumibilmente all'Abbazia regia di S. Pietro in Palazzuolo di Monteverdi che ancor prima del secolo XI possedeva diritti sul tenimento di Cornia e su alcuni mulini lungo il fiume. Un lungo intervallo di tempo separa queste notizie dalle successive attestazioni. Bisogna infatti arrivare al secolo XII, epoca in cui il castello è citato in una serie di diplomi imperiali che lo assegnavano alla potente famiglia dei Conti Alberti di Prato, i quali vi esercitarono la loro sovranità per quasi cento anni, fino alla dissoluzione del loro patrimonio in Maremma avvenuta intorno alla metà del secolo XIII. Gli Alberti, dapprima alleati di Firenze, intorno al 1140 si unirono a Pisa e, come questa, dopo la Dieta di Roncaglia del 1155, si misero sotto la protezione imperiale di Federico I, il Barbarossa. I Conti di Prato si videro allora confermare i privilegi su numerosi castelli a sud dell'Arno; tra questi anche Castel di Cornia che compare nel Diploma imperiale del 4 giugno 1155 di Federico I al Conte Alberto IV di Prato ed in un successivo Diploma del 10 agosto 1164. Nell'aprile del 1162 però lo stesso Federico confermava anche l'espansione territoriale del Comune pisano in Maremma, indicandone i confini che arrivavano a comprendere i castelli di Buriano, Querceto, Cornia e, più a Sud, Scarlino ossia i territori su cui anche gli Alberti vantavano diritti. Questo a conferma dell'alleanza politica tra la città e la famiglia comitale, a discapito della città di Volterra nella cui area i castelli in questione gravitavano. Infatti nel 1165, risultando ancora riottosi quei territori, Pisa inviò i due consoli Ranieri Gaetani e Lamberto Grasso accompagnati da Ildebrando di Pagano, giurisperito, per rendere effettivi i privilegi concessigli da Federico Barbarossa. Anche Castel di Cornia è tra quelli visitati. Ma in quest'area di confine dominata da grandi famiglie nobiliari, a partire dalla seconda metà del secolo XII si inseriscono gli interessi vescovili (vescovi di Volterra e Massa Marittima) e quelli delle città emergenti (Volterra, Siena, Firenze) attirati dalle possibilità di sviluppo economico e demico che la zona offriva grazie alla presenza di numerose vene metallifere e di importanti strade di comunicazione tra il nord ed il sud della Toscana. Già nella seconda metà del 1100 Papa Alessandro III con due successivi privilegi, uno del 1171 e l'altro del 1179, concedeva alla Chiesa volterrana ongi possesso e bene su un vasto territorio tra Val di Cecina e Val di Cornia, comprendente anche la chiesa di Castel di Cornia.
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