I Luoghi del Cuore
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CASCINA DEI POVERI

CASCINA DEI POVERI

BUSTO ARSIZIO, VARESE

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CASCINA DEI POVERI
Cascina dei Poveri, è una località, nonchè un'antica e importante cascina di Busto Arsizio dalle origini medioevali. Sorge lungo la Strada di Milano (divenuta poi nell'Ottocento la napoleonica strada del Sempione) nel mezzo della Selva Longa, la vasta brughiera che si estendeva tra Busto Arsizio e Gallarate, probabilmente tra il XII e il XIII secolo. Inizialmente nota con l'appellativo di Cascina del Covino (o Comino o Zugnino) del Nicora era strutturata come un borgo autonomo e autosufficiente appartenente alla Pieve di Gallarate. In un locale indipendente si trovava il forno. La chiesa, la sagrestia e il giardino non erano affacciati alla corte, ma annesse alle abitazioni. Nel XVI secolo la Scuola dei Poveri di Busto Arsizio divenne proprietaria della Cascina (da qui la denominazione di Cascina dei Poveri), che nel frattempo era stata annessa al territorio comunale di Gallarate. Nel Seicento la Cascina passò dal territorio di Gallarate a quello di Busto Arsizio, in cui si trova iscritta nel catasto teresiano settecentesco. Nel 1663 presso la Cascina iniziò la costruzione della chiesetta di San Bernardino, ultimata nel 1667. Nel XVIII secolo fu poi realizzato il campanile, mentre nel 1920 l'edificio venne ampliato con la realizzazione di un nuovo presbiterio. Sulla facciata dell’oratorio fu posta una lapide che attestava la nascita in quel luogo della Beata Giuliana; sull’altare vi era un dipinto di Antonio Crespi raffigurante la Vergine col Bambino che porge un giglio alla Beata Giuliana. Nel 1684 furono costruiti la sacrestia e il cimitero ora distrutto. La Cascina dei Poveri, che nel 1918 contava ancora 400 abitanti, restò popolata sino ai primi anni Settanta, quando poi fu totalmente abbandonata. Successivamente il Comune di Busto Arsizio divenne proprietario di parte della cascina e della chiesetta di San Bernardino. La chiesetta fu restaurata e salvata dall'autodistruzione nel 2000 attraverso i B.O.C. (Buoni del Comune) emessi dall'Amministrazione, che gli abitanti acquistarono in pochissimi giorni, pertanto è una volta di più patrimonio degli stessi cittadini. Vogliamo ricordare i versi nel dialetto di Busto Arsizio del prof. Luigi Caldiroli addolorato per triste tramonto della Cascina, perché da qui si vuole ripartire a riqualificarla: a Cassina di Poi a la tàsi a la piàngi a sò sòrti segnàa a la piàngi un tramòntu da pàsi

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Cascina dei Poveri, è una località, nonchè un'antica e importante cascina di Busto Arsizio dalle origini medioevali. Sorge lungo la Strada di Milano (divenuta poi nell'Ottocento la napoleonica strada del Sempione) nel mezzo della Selva Longa, la vasta brughiera che si estendeva tra Busto Arsizio e Gallarate, probabilmente tra il XII e il XIII secolo. Inizialmente nota con l'appellativo di Cascina del Covino (o Comino o Zugnino) del Nicora era strutturata come un borgo autonomo e autosufficiente appartenente alla Pieve di Gallarate. In un locale indipendente si trovava il forno. La chiesa, la sagrestia e il giardino non erano affacciati alla corte, ma annesse alle abitazioni. Nel XVI secolo la Scuola dei Poveri di Busto Arsizio divenne proprietaria della Cascina (da qui la denominazione di Cascina dei Poveri), che nel frattempo era stata annessa al territorio comunale di Gallarate. Nel Seicento la Cascina passò dal territorio di Gallarate a quello di Busto Arsizio, in cui si trova iscritta nel catasto teresiano settecentesco. Nel 1663 presso la Cascina iniziò la costruzione della chiesetta di San Bernardino, ultimata nel 1667. Nel XVIII secolo fu poi realizzato il campanile, mentre nel 1920 l'edificio venne ampliato con la realizzazione di un nuovo presbiterio. Sulla facciata dell’oratorio fu posta una lapide che attestava la nascita in quel luogo della Beata Giuliana; sull’altare vi era un dipinto di Antonio Crespi raffigurante la Vergine col Bambino che porge un giglio alla Beata Giuliana. Nel 1684 furono costruiti la sacrestia e il cimitero ora distrutto. La Cascina dei Poveri, che nel 1918 contava ancora 400 abitanti, restò popolata sino ai primi anni Settanta, quando poi fu totalmente abbandonata. Successivamente il Comune di Busto Arsizio divenne proprietario di parte della cascina e della chiesetta di San Bernardino. La chiesetta fu restaurata e salvata dall'autodistruzione nel 2000 attraverso i B.O.C. (Buoni del Comune) emessi dall'Amministrazione, che gli abitanti acquistarono in pochissimi giorni, pertanto è una volta di più patrimonio degli stessi cittadini. Vogliamo ricordare i versi nel dialetto di Busto Arsizio del prof. Luigi Caldiroli addolorato per triste tramonto della Cascina, perché da qui si vuole ripartire a riqualificarla: a Cassina di Poi a la tàsi a la piàngi a sò sòrti segnàa a la piàngi un tramòntu da pàsi
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