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CAPPELLA SAN FRANCESCO D'ASSISI

CAPPELLA SAN FRANCESCO D'ASSISI

SESTRI LEVANTE, GENOVA

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CAPPELLA SAN FRANCESCO D'ASSISI
Occorre partire dalla definizione classica di oratorio, ovvero un luogo consacrato solitamente di piccole dimensioni destinato alla preghiera e al culto privato di famiglie o comunità. Generalmente annesso e collegato, almeno in origine, ad altri edifici, poteva anche sorgere come edificio indipendente. Non ci sono molte differenze con la cappella, luogo anch’esso destinato al culto o anche alle sepolture, compreso spesso in un edificio più grande, come una villa o un palazzo. Nel caso trattato, ho trovato entrambe le definizioni, come sarà spiegato in seguito. Intanto, da chi fu edificata e quando? Sicuramente da Lazzaro Ghio, un affittuario dei Gentile, da cui comprò il terreno, all’inizio dell’Ottocento, nei primi anni. Ho trovato che il suddetto, tra il 1809 e il 1812, è registrato come debitore, per la somma di 827 lire genovesi, verso l’«Agenzia di Sestri Levante, Santa Margherita di Fossalupara», insieme a un nutrito gruppo di altri soggetti. Probabilmente, la somma dovuta era parte di una somma maggiore per l’acquisto del terreno su cui avrebbe edificato la grande casa, o avrebbe terminato di farlo. L’anno esatto dell’edificazione non si conosce, ma il tempo è quello indicato. Tuttavia, Lazzaro Ghio non era un affittuario qualsiasi; aveva disponibilità finanziarie, se è vero che per un censo con le monache turchine della penisola (partite da Sestri Levante nel 1807, a seguito dell’editto di Napoleone sulla secolarizzazione del clero), queste ultime gli dovettero la somma di 358:6:8 lire genovesi, e proprio in quello stesso anno comunque fosse, l’oratorio sorse. Le prime notizie risalgono alla visita pastorale compiuta dal vescovo di Luni, Sarzana e Brugnato Francesco Agnini (resse la diocesi dal 1837 al 1853) nella parrocchia di Santa Margherita di Fossa Lupara, nel giugno 1839. Riguardo al piccolo luogo di culto, è scritto: «La cappella degli eredi del sig. Lazzaro Ghio, situata in collina, detta la Costa, sotto il titolo di San Francesco d’Assisi. Già vi si faceva la funzione di Sant’Antonio, con interventi di molti sacerdoti, per cui vi è obbligata la terra attigua alla cappella, nella quale non si celebra più per indecenza». Difficile l’interpretazione dell’ultimo termine. Forse l’insieme aveva bisogno di interventi di restauro, ma è soltanto una supposizione. Le altre notizie attengono alla visita pastorale compiuta dal vescovo di Luni, Sarzana e Brugnato Giovanni Rosati (resse la diocesi dal 1867 al 1881), ovviamente sempre nella stessa Parrocchia, in cui si recò il 25 settembre 1870. «Nel luogo detto alla Costa, sotto il titolo di San Francesco, si trova un oratorio dedicato a San Francesco d’Assisi, il quale fu detto non essere a norma, ma deve essere riparato dai patroni, per la qual cosa non fu visitato»

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Occorre partire dalla definizione classica di oratorio, ovvero un luogo consacrato solitamente di piccole dimensioni destinato alla preghiera e al culto privato di famiglie o comunità. Generalmente annesso e collegato, almeno in origine, ad altri edifici, poteva anche sorgere come edificio indipendente. Non ci sono molte differenze con la cappella, luogo anch’esso destinato al culto o anche alle sepolture, compreso spesso in un edificio più grande, come una villa o un palazzo. Nel caso trattato, ho trovato entrambe le definizioni, come sarà spiegato in seguito. Intanto, da chi fu edificata e quando? Sicuramente da Lazzaro Ghio, un affittuario dei Gentile, da cui comprò il terreno, all’inizio dell’Ottocento, nei primi anni. Ho trovato che il suddetto, tra il 1809 e il 1812, è registrato come debitore, per la somma di 827 lire genovesi, verso l’«Agenzia di Sestri Levante, Santa Margherita di Fossalupara», insieme a un nutrito gruppo di altri soggetti. Probabilmente, la somma dovuta era parte di una somma maggiore per l’acquisto del terreno su cui avrebbe edificato la grande casa, o avrebbe terminato di farlo. L’anno esatto dell’edificazione non si conosce, ma il tempo è quello indicato. Tuttavia, Lazzaro Ghio non era un affittuario qualsiasi; aveva disponibilità finanziarie, se è vero che per un censo con le monache turchine della penisola (partite da Sestri Levante nel 1807, a seguito dell’editto di Napoleone sulla secolarizzazione del clero), queste ultime gli dovettero la somma di 358:6:8 lire genovesi, e proprio in quello stesso anno comunque fosse, l’oratorio sorse. Le prime notizie risalgono alla visita pastorale compiuta dal vescovo di Luni, Sarzana e Brugnato Francesco Agnini (resse la diocesi dal 1837 al 1853) nella parrocchia di Santa Margherita di Fossa Lupara, nel giugno 1839. Riguardo al piccolo luogo di culto, è scritto: «La cappella degli eredi del sig. Lazzaro Ghio, situata in collina, detta la Costa, sotto il titolo di San Francesco d’Assisi. Già vi si faceva la funzione di Sant’Antonio, con interventi di molti sacerdoti, per cui vi è obbligata la terra attigua alla cappella, nella quale non si celebra più per indecenza». Difficile l’interpretazione dell’ultimo termine. Forse l’insieme aveva bisogno di interventi di restauro, ma è soltanto una supposizione. Le altre notizie attengono alla visita pastorale compiuta dal vescovo di Luni, Sarzana e Brugnato Giovanni Rosati (resse la diocesi dal 1867 al 1881), ovviamente sempre nella stessa Parrocchia, in cui si recò il 25 settembre 1870. «Nel luogo detto alla Costa, sotto il titolo di San Francesco, si trova un oratorio dedicato a San Francesco d’Assisi, il quale fu detto non essere a norma, ma deve essere riparato dai patroni, per la qual cosa non fu visitato»
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