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CHIESA DI SAN MINIATO DI CALAMECCA

CHIESA DI SAN MINIATO DI CALAMECCA

CALAMECCA, PISTOIA

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CHIESA DI SAN MINIATO DI CALAMECCA

Il paese di Calamecca, situato nell’alta Val di Forfora, ha un’origine molto antica. Il primo documento riguardante Calamecca è del 9 Aprile 767, in piena età longobarda. Dopo burrascose vicende conflittuali con la città di Pistoia (il cui stemma è murato rovesciato nel campanile) il castello e la chiesa antichi andarono distrutti nel XII secolo. La chiesa è menzionata nuovamente nel Trecento, ma ha assunto l’aspetto attuale grazie a un completo rinnovamento architettonico in età moderna. Per arrivare alla chiesa – un edificio a tre navate, chiuso, nella parte tergale, da un campanile che è quanto resta di un’antica torre di avvistamento – si sale per una larga scalinata aperta su una meravigliosa terrazza panoramica da dove si domina tutta la vallata. L’interno, pur nelle misure contenute ha un respiro ampio e monumentale. La navata centrale è coperta da un soffitto a cassettoni dipinto con figure degli apostoli risalente alla metà del XVIII secolo e su ogni lato ci sono altari in pietra realizzati tra il sei e il settecento. Dietro l'altare principale, incorniciata nella mostra oggi addossata alla parete tergale, è conservata una tela raffigurante la Vergine con il bambino tra san Miniato martire e gli apostoli Pietro, Jacopo e Giovanni che riporta in un cartiglio il nome del committente e la data: «Iacopo d’Antonio Bartolozzi F(ece) F(are) per la sua devozione 1655». Nel 1778 il dipinto fu restaurato. Sulla parete di fondo insiste un altare oggi dedicato a Sant'Antonio da Padova per la presenza di una statua del santo. Nel 1690, per dare dignità a un’antica immagine (probabilmente della Vergine), fu invece edificato l’altare sulla parete destra dedicandolo alla Madonna del Rosario. Oggi sull’altare è posta una statua della Madonna del Rosario inaugurata nel 1894. Nell’altare in controfacciata è invece presente un dipinto raffigurante San Carlo Borromeo in preghiera. La tela, che è copia seicentesca di un soggetto più antico, doveva trovare posto nell’altare in testa a sinistra, denominato «altar Caroli» nelle visite pastorali. Accanto al portone, sul lato sinistro è la mostra in pietra serena in cui è inserito il fonte battesimale. Sul fianco sinistro è poi addossato un grande altare incorniciato da due colonne tortili in pietra serena. Il dipinto sull'altare - che doveva incorniciare un'antica immagine della Vergine -presenta San Domenico e Santa Caterina da Siena sormontati da alcuni tondi con i misteri del Rosario. Sull’altare in testata a sinistra trova posto, invece, una statua novecentesca di San Miniato martire. Nelle colonne che dividono l’interno con grandi arcate due capitelli presentano una curiosa e originale decorazione scolpita con protomi umane (un re, un cortigiano, una dama) e ferine (un leone, un capro). Nelle pareti più lunghe, a destra e sinistra, una vera rarità della montagna pistoiese: due confessionali con tutti gli elementi in pietra. La chiesa è oggi in gravissime condizioni statiche: vistose crepe, dovute a un cedimento del terreno nella testata d’angolo sud-occidentale hanno causato un movimento trasversale che mette a rischio l’intera struttura. Le coperture, assai rovinate dalle infiltrazioni d’acqua rivelano una situazione estremamente precaria, aggravata dal distacco di intonaco nei controsoffitti delle navate laterali. Al momento la chiesa è chiusa al pubblico perchè ritenuta pericolante. Il progetto di intervento per la messa in sicurezza e il restauro è già pronto e approvato dalla Soprintendenza. L’intervento è urgente e non rinviabile, per evitare il peggio.

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Il paese di Calamecca, situato nell’alta Val di Forfora, ha un’origine molto antica. Il primo documento riguardante Calamecca è del 9 Aprile 767, in piena età longobarda. Dopo burrascose vicende conflittuali con la città di Pistoia (il cui stemma è murato rovesciato nel campanile) il castello e la chiesa antichi andarono distrutti nel XII secolo. La chiesa è menzionata nuovamente nel Trecento, ma ha assunto l’aspetto attuale grazie a un completo rinnovamento architettonico in età moderna. Per arrivare alla chiesa – un edificio a tre navate, chiuso, nella parte tergale, da un campanile che è quanto resta di un’antica torre di avvistamento – si sale per una larga scalinata aperta su una meravigliosa terrazza panoramica da dove si domina tutta la vallata. L’interno, pur nelle misure contenute ha un respiro ampio e monumentale. La navata centrale è coperta da un soffitto a cassettoni dipinto con figure degli apostoli risalente alla metà del XVIII secolo e su ogni lato ci sono altari in pietra realizzati tra il sei e il settecento. Dietro l'altare principale, incorniciata nella mostra oggi addossata alla parete tergale, è conservata una tela raffigurante la Vergine con il bambino tra san Miniato martire e gli apostoli Pietro, Jacopo e Giovanni che riporta in un cartiglio il nome del committente e la data: «Iacopo d’Antonio Bartolozzi F(ece) F(are) per la sua devozione 1655». Nel 1778 il dipinto fu restaurato. Sulla parete di fondo insiste un altare oggi dedicato a Sant'Antonio da Padova per la presenza di una statua del santo. Nel 1690, per dare dignità a un’antica immagine (probabilmente della Vergine), fu invece edificato l’altare sulla parete destra dedicandolo alla Madonna del Rosario. Oggi sull’altare è posta una statua della Madonna del Rosario inaugurata nel 1894. Nell’altare in controfacciata è invece presente un dipinto raffigurante San Carlo Borromeo in preghiera. La tela, che è copia seicentesca di un soggetto più antico, doveva trovare posto nell’altare in testa a sinistra, denominato «altar Caroli» nelle visite pastorali. Accanto al portone, sul lato sinistro è la mostra in pietra serena in cui è inserito il fonte battesimale. Sul fianco sinistro è poi addossato un grande altare incorniciato da due colonne tortili in pietra serena. Il dipinto sull'altare - che doveva incorniciare un'antica immagine della Vergine -presenta San Domenico e Santa Caterina da Siena sormontati da alcuni tondi con i misteri del Rosario. Sull’altare in testata a sinistra trova posto, invece, una statua novecentesca di San Miniato martire. Nelle colonne che dividono l’interno con grandi arcate due capitelli presentano una curiosa e originale decorazione scolpita con protomi umane (un re, un cortigiano, una dama) e ferine (un leone, un capro). Nelle pareti più lunghe, a destra e sinistra, una vera rarità della montagna pistoiese: due confessionali con tutti gli elementi in pietra. La chiesa è oggi in gravissime condizioni statiche: vistose crepe, dovute a un cedimento del terreno nella testata d’angolo sud-occidentale hanno causato un movimento trasversale che mette a rischio l’intera struttura. Le coperture, assai rovinate dalle infiltrazioni d’acqua rivelano una situazione estremamente precaria, aggravata dal distacco di intonaco nei controsoffitti delle navate laterali. Al momento la chiesa è chiusa al pubblico perchè ritenuta pericolante.
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