La contrada di Arnosto appartiene al territorio comunale di Fuipiano Valle Imagna (BG).
Il caratteristico raggruppamento di dimore rurali è situato a quota 1033 metri di altitudine, su un antico tracciato viario, lungo un pianoro poco a monte di Fuipiano. Le case disposte a schiera si affacciano sulla mulattiera e sono raggruppate in tre nuclei: agglomerato sud (verso Fuipiano), agglomerato nord e agglomerato nord-ovest (verso Brumano).
Per la sua posizione Arnosto, unitamente alle contigue contrade di Valzanega e Capione, costituì un avamposto di confine della Repubblica Veneta verso il Ducato di Milano dal 1428, fino a tutto il 700.
La definizione dei confini con il contiguo ducato di Milano fu uno dei problemi che Venezia si trovò costretta più volte a definire soprattutto nelle zone montuose dove sconfinamenti e scorrerie erano più frequenti. Tuttavia la linea di confine Arnosto - Capione - Grassello era già operante prima dell'avvento di Venezia. Un atto notarile del 1763 a firma del notaio Giovanni Andrea Urbani trascrive per intero una definizione dei termini stipulata di comune accordo tra i consoli della Valle nel 1406.
Secondo tale documento lungo la linea in questione passavano i confini con Lecco e con la Val Taleggio. Dunque nel 1406 fa la sua comparsa il toponimo di Capione, contrada vicinissima ad Arnosto che con la sua conformazione di agglomerato a schiera richiama in un certo qual modo la tecnica costruttiva di quest'ultimo abitato. Sostanzialmente la linea delimitata dai termini descritti nel 1406 rimarrà nei secoli successivi a definire il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia Ad Arnosto accenna finalmente la "Relazione" del Capitano Giovanni Da Lezze del 1596. Parlando di "Folpiano" il Da Lezze scrive:
"Questa terra è posta in monte confinante con Brumano e Mortone (Morterone) et Taiecchio (Taleggio) terre sotto leccho Milanese et è al monte sparsa in diverse contradelle chiamate Coegia, Peri, Casa, Arnosto, Praga, Capio; vi sono fogi (fuochi) in tutte queste contrade n. 71, anime 430, homini de fatione n. 58, il resto sono vecchi, donne e putti. Fra questi ve ne sono descritti de soldati delle ordinanze: archibusieri, picchieri, moschettieri et galeotti come nel generale".
Un esempio evidente di quest'incertezza ci viene offerto dalla celebre carta di P. Redolfi "Territorio di Bergamo" stampata a Venezia nel 1718. Su questa carta la linea di confine tra i due stati è chiaramente tracciata. Essa scende da Lavinia (Val Taleggio) ove è segnata una torre o casello, scende alla bocca del Grassello e attraversa la contrada di Arnosto lasciando Capione e Ruder in territorio di Brumano milanese. Il trattato di Mantova (16 agosto 1756) riporterà il confine sulla linea Capione - Grassello - Lavinia. Ed è proprio in seguito al trattato di Mantova che si decise di conficcare nel terreno pilastri abbastanza voluminosi e ravvicinati tra loro che recavano incise da un lato le sigle "S.M." (Stato di Milano) e dall'altro le sigle "S.V." (Stato di Venezia) con l'anno di impianto dei pilastri stessi. Alcuni di questi termini in pietra esistono ancora nei dintorni di Arnosto, a Capione, alla Bocca del Grassello e sui Canti.
È in questo contesto che l'abitato di Arnosto si va costituendo a partire dal XVI secolo e raggiungendo la sua conformazione, quale attualmente si conserva, nel secolo XVII. L'importanza di questa contrada, quale risulta dall'analisi del contesto storico ambientale si può raggruppare intorno ad alcuni aspetti che appaiono preminenti: l'insediamento rurale tipico, il nucleo residenziale sede del potere amministrativo, la presenza del luogo di culto. Sono tre aspetti che conferiscono a questo piccolo villaggio di montagna il valore di un centro storico da riscoprire e tutelare.