Cibele, la dea turrita il cui culto affonda nella notte dei tempi, potenza di donna che ha potere generativo e distruttivo sulla natura, la Magna Mater che intride, con la sua simbologia, tanto la cultura Occidentale quanto quella Orientale, è raffigurata nel più grande complesso monumentale noto al mondo e a lei dedicato. Questo sito, chiamato i Santoni, ha sede in Sicilia, a Palazzolo Acreide, sub-colonia siracusana nel 664 – 663 a.C con il nome di Akrai, oggi Comune inserito nella lista dei siti UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Dodici grandi rilievi, databili intorno al III sec. a.C., scolpiti su due gradoni rocciosi che occupano un prospetto di 30 metri, queste incisioni costituiscono la più grande testimonianza grafica dedicata al culto della dea Cibele. Eppure, questo eccezionale santuario rupestre rischia di scomparire. Il deterioramento della pietra e i danneggiamenti subiti nel corso dei secoli rendono oggi difficoltosa la lettura dei bassorilievi, che non si limitano a raffigurare la sola divinità. La singolarità del sito, infatti, risiede nella contemporanea presenza, a fianco della dea, di personaggi che numerose fonti letterarie, epigrafiche e monumentali indicano essere ad essa correlati. Una vera e propria sintesi delle iconografie e delle dottrine teologiche connesse al culto della Grande Madre. Per questo è necessario, ora più che mai, tutelare questo luogo e fare il possibile per non disperdere questa memoria. Cibele è il filo rosso che unisce l’umanità in un’unica grande genesi; bisogna che questo luogo sia vissuto e raccontato, perché qui tutta la storia dell’umanità ha il suo posto.