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ALBERGO DELLE FATE

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VILLAGGIO MANCUSO, CATANZARO

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ALBERGO DELLE FATE

Il Grnde Albergo delle Fate è un luogo ricco di storia oltre che dichiarato nel 2007 dal Ministero dei Beni Culturali “monumento storico nazionale” e di notevole interesse architettonico. La storia del Villaggio Mancuso, frazione del Comune di Taverna (CZ), inizia nei primi decenni del secolo scorso sviluppandosi poi negli Anni Cinquanta e Sessanta con la costruzione delle caratteristiche casette in legno in stile baita. E il Grande Albergo delle Fate rappresenta da sempre uno dei simboli del Villaggio, e con un’atmosfera magica a cui contribuiscono la vegetazione rigogliosa e i pini altissimi della Sila: esempio di costruzione che unisce estetica e funzionalità, a prima vista richiama non solo il mondo di quelle creature fiabesche ma anche miti e leggende del nord Europa. Realizzato interamente in legno nei primi Anni Trenta (costruito nel 1929, fu inaugurato poi nel 1931) e ubicato in un bellissimo parco, nacque per volontà dell’imprenditore e costruttore catanzarese Eugenio Mancuso che -si racconta- a seguito della crisi economica del 1929 decise di non sprecare un abbondante quantitativo di legname rimasto invenduto e decise di costruire un villaggio richiamando lo stile delle case montane delle Dolomiti. In questo complesso vennero, quindi, realizzate diverse strutture tra cui la chiesetta “Regina Angelorum”, la “Rotonda” e l’Albergo delle Fate che divenne uno dei fiori all’occhiello dell’offerta turistica della zona rappresentando il ‘buen retiro’ dei VIP del mondo della politica e dello showbiz degli Anni Sessanta: non solo soluzioni di arredo e architettoniche innovative con l’uso, ad esempio, degli arazzi calabresi abbinati alle coperte dei letti, ma anche suite con bagno in camera e doppio lavabo, sale da gioco, un teatro adibito a sala cinematografica, un grande salone da ballo, una sala nursery e da lettura, una boutique, e ancora all’esterno una grande piscina e un centro sportivo con campo di calcio, tennis e tiro al volo, che lo resero un luogo unico e molto ambito, tanto che tra gli ospiti illustri che l’hotel ha annoverato ci sono anche gli attori Sophia Loren e Vittorio Gassman presenti nell’agosto del 1960 in occasione della Premiazione cinematografica “Oscar dei due mondi”. Non va inoltre dimenticato che fu scelto come location per due pellicole tra cui “Il lupo della Sila” nel ’49 con Amedeo Nazzari e Silvana Mangano, e che una volta fu predisposta pure una suite per la visita di un Papa che, tuttavia, alla fine dovette rinunciare a questa tappa sulla Sila. Alla morte di Eugenio subentrò suo figlio Silvano che negli anni ’70 effettuò importanti opere di restauro. Purtroppo, dopo questa fase di splendore, il Grande Albergo delle Fate conobbe un periodo di abbandono che lo ha portato gradualmente al declino: già verso la fine del secolo scorso, l’hotel cadde in disuso (a parte il ristorante) e tra incuria, crolli e degrado naturale delle strutture e dei prati divenne di fatto inagibile. Nonostante questo, e sta forse proprio qui la magia dell’edificio, ha conservato una sua aura di fascino come se fosse al di fuori del tempo o comunque sia un luogo spettrale e affascinante che proviene da un’epoca lontana. Fino a poco tempo fa era possibile visitare questa monumentale struttura grazie all’audacia di alcune associazioni del territorio, ma di recente il Grande Albergo delle Fate è stato sequestrato dal Nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Cosenza per salvaguardare e garantire un futuro a questo bene monumentale inserito tra "I luoghi del cuore" del FAI: la storia di questo luogo fatato passa anche attraverso un accorato appello di ri-valorizzazione e di comprensione delle sue potenzialità dal punto di vista turistico e culturale.

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Il Grnde Albergo delle Fate è un luogo ricco di storia oltre che dichiarato nel 2007 dal Ministero dei Beni Culturali “monumento storico nazionale” e di notevole interesse architettonico. La storia del Villaggio Mancuso, frazione del Comune di Taverna (CZ), inizia nei primi decenni del secolo scorso sviluppandosi poi negli Anni Cinquanta e Sessanta con la costruzione delle caratteristiche casette in legno in stile baita. E il Grande Albergo delle Fate rappresenta da sempre uno dei simboli del Villaggio, e con un’atmosfera magica a cui contribuiscono la vegetazione rigogliosa e i pini altissimi della Sila: esempio di costruzione che unisce estetica e funzionalità, a prima vista richiama non solo il mondo di quelle creature fiabesche ma anche miti e leggende del nord Europa. Realizzato interamente in legno nei primi Anni Trenta (costruito nel 1929, fu inaugurato poi nel 1931) e ubicato in un bellissimo parco, nacque per volontà dell’imprenditore e costruttore catanzarese Eugenio Mancuso che -si racconta- a seguito della crisi economica del 1929 decise di non sprecare un abbondante quantitativo di legname rimasto invenduto e decise di costruire un villaggio richiamando lo stile delle case montane delle Dolomiti. In questo complesso vennero, quindi, realizzate diverse strutture tra cui la chiesetta “Regina Angelorum”, la “Rotonda” e l’Albergo delle Fate che divenne uno dei fiori all’occhiello dell’offerta turistica della zona rappresentando il ‘buen retiro’ dei VIP del mondo della politica e dello showbiz degli Anni Sessanta: non solo soluzioni di arredo e architettoniche innovative con l’uso, ad esempio, degli arazzi calabresi abbinati alle coperte dei letti, ma anche suite con bagno in camera e doppio lavabo, sale da gioco, un teatro adibito a sala cinematografica, un grande salone da ballo, una sala nursery e da lettura, una boutique, e ancora all’esterno una grande piscina e un centro sportivo con campo di calcio, tennis e tiro al volo, che lo resero un luogo unico e molto ambito, tanto che tra gli ospiti illustri che l’hotel ha annoverato ci sono anche gli attori Sophia Loren e Vittorio Gassman presenti nell’agosto del 1960 in occasione della Premiazione cinematografica “Oscar dei due mondi”. Non va inoltre dimenticato che fu scelto come location per due pellicole tra cui “Il lupo della Sila” nel ’49 con Amedeo Nazzari e Silvana Mangano, e che una volta fu predisposta pure una suite per la visita di un Papa che, tuttavia, alla fine dovette rinunciare a questa tappa sulla Sila. Alla morte di Eugenio subentrò suo figlio Silvano che negli anni ’70 effettuò importanti opere di restauro. Purtroppo, dopo questa fase di splendore, il Grande Albergo delle Fate conobbe un periodo di abbandono che lo ha portato gradualmente al declino: già verso la fine del secolo scorso, l’hotel cadde in disuso (a parte il ristorante) e tra incuria, crolli e degrado naturale delle strutture e dei prati divenne di fatto inagibile. Nonostante questo, e sta forse proprio qui la magia dell’edificio, ha conservato una sua aura di fascino come se fosse al di fuori del tempo o comunque sia un luogo spettrale e affascinante che proviene da un’epoca lontana. Fino a poco tempo fa era possibile visitare questa monumentale struttura grazie all’audacia di alcune associazioni del territorio, ma di recente il Grande Albergo delle Fate è stato sequestrato dal Nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Cosenza per salvaguardare e garantire un futuro a questo bene monumentale inserito tra "I luoghi del cuore" del FAI: la storia di questo luogo fatato passa anche attraverso un accorato appello di ri-valorizzazione e di comprensione delle sue potenzialità dal punto di vista turistico e culturale.

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