L'Abbazia di San Mauro si trova a Sannicola, Lecce, su una collina rocciosa a 70 metri sul livello del mare, con vista sulla costa che collega Gallipoli a Lido Conchiglie, denominata Serra dell’Altolido. Si accede percorrendo un suggestivo sentiero con scalini scavati nella roccia. Accanto all'Abbazia sorgeva un monastero basiliano, ora scomparso. Adiacenti la costruzione alcune cavità naturali che fanno pensare ad un insediamento rupestre, usato forse come iniziale ricovero ipogeo. Una leggenda narra del corpo di San Mauro, martirizzato a Roma nel 284, che sarebbe stato trasportato da compagni di fede in fuga verso la Libia. Inseguiti da soldati romani, si rifugiarono in una caverna sulla costa dell’Altolido, ma furono scoperti e uccisi, mentre il corpo del Santo fu invano dato alle fiamme. Dopo il naufragio della nave romana, si decise di erigere una chiesa in onore di San Mauro. Il più antico documento sull'Abbazia risale al 1111-12, mentre la prima donazione è del 1149. Dal 1149 al 1227 si registrano continui passaggi di beni al monastero, segno della devozione locale. Tuttavia, dal 1268, la progressiva latinizzazione portò al declino del rito greco nel Salento. Nel 1325 la chiesa fu addirittura sede episcopale, ma con il tempo l'Abbazia cadde in rovina, come riportato da visite pastorali, fino a quando fu definitivamente abbandonata. I monaci erano organizzati in Grancie o possedimenti agricoli, che permettevano loro di sostenersi, da loro dipendevano altre grance della zona tipo San Salvatore (Sannicola), S. Maria de Civo (Traviano), Sant’Anastasia (Matino), S. Maria dell’Alizza (Alezio) e S. Basilio (Gallipoli). Descrizione architettonica L'Abbazia è una chiesa di piccole dimensioni, costruita in tufo locale, che si integra con il paesaggio circostante. La facciata è semplice a due spioventi, arricchita da un campanile a vela riconducibile all’architettura bizantina. Il portale d'ingresso è ad arco acuto lunato sovrastato da una finestrella strombata. All’interno, la chiesa ha una pianta rettangolare a tre navate sorrette da sei pilastri quadrangolari, con volte a botte nella navata centrale e a quarto di cerchio nelle laterali. Unico altare, separato dall’iconostasi è, secondo il rito greco, rivolto verso i fedeli. Arricchita dalla presenza di un abside estradossato. La pavimentazione presenta tre livelli diversi di calpestio: al terzo livello si accede con tre gradini e corrisponde alla zona del naòs. A circa un metro dal pavimento, accanto all’abside, due mensole costituiscono la pròthesis e il diakonikòn. Le pareti, le volte e i pilastri sono completamente affrescati, anche se in gran parte deteriorati. Gli affreschi, realizzati probabilmente nel XIII secolo, raffiguravano scene della vita di Cristo e figure di Santi, Evangelisti e Profeti, opera di maestranze greche. L'Abbazia è stata dichiarata monumento nazionale nel 1968 e, grazie a interventi recenti, è stata valorizzata e resa accessibile anche attraverso una nuova sentieristica.
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VOCI PER SAN MAURO
L'Abbazia di San Mauro si trova a Sannicola, Lecce, su una collina rocciosa a 70 metri sul livello del mare, con vista sulla costa che collega Gallipoli a Lido Conchiglie, denominata Serra dell’Altolido. Si accede percorrendo un suggestivo sentiero con scalini scavati nella roccia. Accanto all'Abbazia sorgeva un monastero basiliano, ora scomparso. Adiacenti la costruzione alcune cavità naturali che fanno pensare ad un insediamento rupestre, usato forse come iniziale ricovero ipogeo. Una leggenda narra del corpo di San Mauro, martirizzato a Roma nel 284, che sarebbe stato trasportato da compagni di fede in fuga verso la Libia. Inseguiti da soldati romani, si rifugiarono in una caverna sulla costa dell’Altolido, ma furono scoperti e uccisi, mentre il corpo del Santo fu invano dato alle fiamme. Dopo il naufragio della nave romana, si decise di erigere una chiesa in onore di San Mauro. Il più antico documento sull'Abbazia risale al 1111-12, mentre la prima donazione è del 1149. Dal 1149 al 1227 si registrano continui passaggi di beni al monastero, segno della devozione locale. Tuttavia, dal 1268, la progressiva latinizzazione portò al declino del rito greco nel Salento. Nel 1325 la chiesa fu addirittura sede episcopale, ma con il tempo l'Abbazia cadde in rovina, come riportato da visite pastorali, fino a quando fu definitivamente abbandonata. I monaci erano organizzati in Grancie o possedimenti agricoli, che permettevano loro di sostenersi, da loro dipendevano altre grance della zona tipo San Salvatore (Sannicola), S. Maria de Civo (Traviano), Sant’Anastasia (Matino), S. Maria dell’Alizza (Alezio) e S. Basilio (Gallipoli). Descrizione architettonica L'Abbazia è una chiesa di piccole dimensioni, costruita in tufo locale, che si integra con il paesaggio circostante. La facciata è semplice a due spioventi, arricchita da un campanile a vela riconducibile all’architettura bizantina. Il portale d'ingresso è ad arco acuto lunato sovrastato da una finestrella strombata. All’interno, la chiesa ha una pianta rettangolare a tre navate sorrette da sei pilastri quadrangolari, con volte a botte nella navata centrale e a quarto di cerchio nelle laterali. Unico altare, separato dall’iconostasi è, secondo il rito greco, rivolto verso i fedeli. Arricchita dalla presenza di un abside estradossato. La pavimentazione presenta tre livelli diversi di calpestio: al terzo livello si accede con tre gradini e corrisponde alla zona del naòs. A circa un metro dal pavimento, accanto all’abside, due mensole costituiscono la pròthesis e il diakonikòn. Le pareti, le volte e i pilastri sono completamente affrescati, anche se in gran parte deteriorati. Gli affreschi, realizzati probabilmente nel XIII secolo, raffiguravano scene della vita di Cristo e figure di Santi, Evangelisti e Profeti, opera di maestranze greche. L'Abbazia è stata dichiarata monumento nazionale nel 1968 e, grazie a interventi recenti, è stata valorizzata e resa accessibile anche attraverso una nuova sentieristica.