03 aprile 2023
Il cambiamento climatico è la più grande sfida che l’umanità si trova oggi ad affrontare, tema a cui il FAI dedicata molta attenzione e su cui è impegnato a diffondere conoscenza e sensibilizzazione attraverso la campagna #FAIperilclima. A rendere questa emergenza ancora più innegabile è in questi giorni il Sesto Rapporto di Valutazione dei cambiamenti climatici redatto dall’Intergovernmental Panel on Climate Change, l’IPCC, lanciato nel marzo 2023. Tre sono le parole chiave che emergono con chiarezza dal documento: gravità, urgenza e speranza.
«Si sta rapidamente chiudendo una finestra di opportunità per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti».
Le temperature globali sono già aumentate di 1.1°C tra il 2011 e il 2020 rispetto al periodo 1850-1900, con medie anche molto superiori in diversi angoli della Terra. Le emissioni globali di gas serra non arrestano la loro crescita a causa dell’eccessivo impiego di combustibili fossili, del consumo e della perdita di suolo e il proliferare di modelli di consumo e produzione non sostenibili per una popolazione mondiale in continuo aumento. Il rapporto evidenzia come le attuali politiche di riduzione dei gas serra non siano sufficienti per limitare il riscaldamento «entro 1.5° C e ben al di sotto dei 2°», l’obiettivo limite fissato dalle Parti alla Conferenza di Parigi nel 2015. Continuare su questa strada significa condannare l’umanità a una condizione di sempre maggiore incertezza. Gli scenari futuri prevedono infatti aumenti significativi dei periodi di siccità e crescenti perdite in termini di produzione agricola, ma anche il manifestarsi con maggiore frequenza e intensità di alluvioni, uragani e inondazioni, e l’aumento dei decessi derivanti da ondate di calore sempre più estreme.
«Le concentrazioni di anidride carbonica sono al massimo da almeno due milioni di anni. La bomba climatica sta ticchettando. Ma il rapporto dell’IPCC è una guida pratica per disinnescare questa bomba a orologeria climatica».
Questa è stata la dichiarazione del Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. Una bomba che sta per esplodere e che conduce alla necessità assoluta di agire con urgenza: ora, non domani, non dopo, come più volte sottolineato dal rapporto. Agire significa ridurre le emissioni di gas serra in tutti i settori in modo profondo, rapido e significativo. Secondo gli scienziati infatti «è quasi inevitabile che il riscaldamento globale raggiunga o superi 1,5 °C nel breve termine e alcuni degli impatti potrebbero essere irreversibili e spingere gli ecosistemi verso pericolosi punti critici». Ma più alto è il picco e la durata del superamento della temperatura media globale, maggiori saranno i rischi per gli ecosistemi e per le persone, che non saranno più in grado di adattarsi. Per disinnescare la bomba, quindi, la strategia principale è e deve rimanere la riduzione delle emissioni di gas serra.
La nota positiva è che le soluzioni ci sono.
Per garantire uno sviluppo resiliente al cambiamento climatico è necessario mettere in atto strategie di adattamento e mitigazione, oltre che una maggiore cooperazione a livello internazionale e un migliore accesso alle risorse finanziarie per le regioni e i gruppi più vulnerabili. Il rapporto spiega infatti che il capitale globale è sufficiente per ridurre rapidamente le emissioni di gas serra e investire in soluzioni basate sulla mitigazione e sull’adattamento, ma a patto che si riducano le barriere esistenti di tipo burocratico, legale e culturale.
Nel dettaglio le opzioni di mitigazione prevedono di dismettere nell’immediato l’uso dei combustibili fossili e attuare la transizione alle energie rinnovabili, in particolare solare ed eolico. Fondamentali saranno anche l’elettrificazione dei sistemi urbani e dei veicoli, lo sviluppo di infrastrutture verdi, la riduzione degli sprechi e delle perdite alimentari, gli investimenti nella ricerca di tecnologie innovative come il Carbon Capture and Storage (CCS). Ma anche l’efficientamento energetico e il miglioramento nella gestione di foreste, colture e pascoli; ne sono un esempio le buone pratiche portate avanti dal FAI nei suoi Beni. Di non minore importanza sarà aiutare i Paesi in via di sviluppo ad accelerare la loro transizione verso economie a basse emissioni di carbonio, sia attraverso la diffusione di conoscenza e know-how, che attraverso aiuti finanziari.
Esempi di adattamento efficaci includono invece: la selezione di colture più resilienti al cambiamento climatico, la conservazione dell'umidità del suolo, l’agroforestazione, la gestione sostenibile del territorio, l’implementazione di pratiche agroecologiche e soprattutto la gestione, il recupero, la raccolta e il riutilizzo dell’acqua. Tema caro al FAI che conta molte buone pratiche di buona gestione della risorsa idrica nei suoi Beni, che diffondiamo anche grazie alla campagna dedicata #salvalacqua.
Il rapporto chiama tutti all’azione, ognuno per il proprio ruolo: governi, società civile, imprese devono compiere il prima possibile scelte lungimiranti e inclusive che, di pari passo alle strategie di mitigazione e adattamento, diano priorità all’equità e alla giustizia, perché uno sviluppo realmente sostenibile non deve lasciare indietro nessuno.
Il report vuole quindi essere una presa di coscienza collettiva, che il FAI sostiene e rilancia proprio attraverso il suo agire quotidiano e di cui si impegna a diffondere la conoscenza. Solo agendo ora e collettivamente si può garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti. Come ha dichiarato il presidente dell’IPCC, Hoesung Lee:
«Questo rapporto offre speranza e fornisce un avvertimento. Le scelte che facciamo ora si ripercuoteranno in tutto il mondo per centinaia, persino migliaia di anni».
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