Crisi idrica e siccità. Intervista a Vito Felice Uricchio

Crisi idrica e siccità. Intervista a Vito Felice Uricchio

Condividi
Crisi idrica e siccità. Intervista a Vito Felice Uricchio
In primo piano

07 marzo 2023

Marzo è iniziato da pochi giorni e siamo già in piena crisi idrica: ne parliamo con Vito Felice Uricchio, già direttore dell'Istituto di Ricerca Sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRSA) e membro del Comitato scientifico del Patto per l’Acqua e del Libro Blu.

Lo scorso 1° marzo si è tenuto a Palazzo Chigi un tavolo interministeriale con lo scopo di definire un piano idrico straordinario e di individuare le priorità di intervento per far fronte alla crisi perché siamo solo a marzo e manca l’acqua: i grandi laghi e i fiumi del nord sono ampiamente in deficit, sulle Alpi non c’è neve e molte delle falde acquifere presenti sul suolo italiano registrano valori sotto la media. Lo stato di emergenza siccità è stato, dunque, prorogato fino alla fine dell’anno: a rischio non sono solo il settore agricolo e la produzione energetica, ma anche la stessa sicurezza idrica della popolazione.

Nella campagna #salvalacqua il FAI aveva già richiamato l’urgenza per il Paese di dotarsi di una Strategia Nazionale per l’Acqua, basata sul risparmio, il recupero e il riuso della risorsa. Per dare corpo e contenuto a questa richiesta il FAI ha dato vita al Patto per l’acqua raccogliendo intorno a un tavolo i principali portatori di interesse del settore idrico – dai consorzi di bonifica e irrigazione agli istituti di ricerca, dalle amministrazioni pubbliche e alle imprese – che ha portato poi alla scrittura del Libro Blu, un documento di supporto alla costruzione di questa strategia.

Oggi, data l’emergenza, è più che mai necessario delineare efficaci azioni di prevenzione e di tutela della risorsa idrica e dirigersi verso un modello di gestione più resiliente, efficiente e sostenibile. Perché l’acqua è vita e riguarda tutti.

Abbiamo chiesto a Vito Felice Uricchio, già direttore dell'Istituto di Ricerca Sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRSA) e membro del Comitato scientifico del Patto per l’Acqua e del Libro Blu, di fare il punto sulla situazione di crisi idrica in Italia e di illustrarci le possibili soluzioni da integrare all’interno di una Strategia Nazionale per l’Acqua.

Oggi parte dell’Italia si trova in una condizione di grave siccità. A cosa è dovuto questo fenomeno?

Ci sono più cause che concorrono a definire il quadro di grave siccità in cui si trova l’Italia. Da una parte si ha una netta diminuzione delle precipitazioni (nel 2022 è caduta circa il 45% della pioggia in meno rispetto la media) e dall’altra si ha un drastico aumento delle temperature e delle ondate di calore, fenomeni che portano a una maggiore evaporazione delle acque superficiali. Riduzione delle precipitazioni e aumento delle temperature comportano anche la riduzione delle precipitazioni nevose e una loro più precoce fusione. I grandi serbatoi di acqua – i ghiacciai – che garantivano l’approvvigionamento idrico durante la stagione estiva, sono oggi compromessi. Questo ha prodotto impatti che si estendono al deflusso minimo vitale dei grandi e piccoli fiumi, provocando carenze idriche per l’ambiente e le comunità.

Quali sono gli impatti diretti che la siccità sta avendo sul territorio?

La siccità è un fenomeno fortemente distruttivo, sia dal punto di vista ambientale, che economico e sociale. Nell’ultimo anno abbiamo assistito a perdite di raccolti su vasta scala, perdite che, se non verranno velocemente prese misure di contrasto alla siccità, si intensificheranno e potranno colpire anche il 50% della produzione. In alcuni territori non sarà più possibile coltivare il riso e altre colture dovranno essere sostituite. Verrà quindi messa in discussione non solo la sicurezza economica per molti agricoltori, ma anche quella idrica e alimentare per la popolazione intera. Le conseguenze della siccità vanno poi a ricadere anche sulla produzione di energia idroelettrica: lo scorso anno la produzione si è quasi dimezzata rispetto alla produzione storica. Si va così a perdere anche una fonte di energia rinnovabile, necessaria per affrontare la decarbonizzazione. Ma, purtroppo, non finisce qui. Il disseccamento del terreno faciliterà l’insorgere di incendi. Carenza di acqua insieme al divampare delle fiamme, generano perdita di biodiversità, minore qualità degli habitat, maggiore erosione del suolo e, alla lunga, desertificazione.

Cos’è la desertificazione e come si può frenare questo fenomeno?

La desertificazione è la progressiva perdita di fertilità del suolo dovuta a lunghi periodi di siccità, ma anche allo svolgersi di attività umane non sostenibili.

Da una parte la mancanza di acqua, l’erosione e lo sfruttamento intensivo del suolo portano alla perdita di sostanza organica; dall’altra le alte temperature fanno evaporare la risorsa idrica contenuta naturalmente nel terreno. Bisogna fermare questo processo e cercare di aumentare la quantità di acqua che il suolo può trattenere (chiamata capacità di campo). Per fare questo è necessario aumentare la sostanza organica del suolo, attraverso l’uso di compost e di biochar. Con questa soluzione possiamo già fornire una risposta immediata al processo di desertificazione. Tra l'altro incrementando la sostanza organica, aumenta anche la capacità del suolo di trattenere CO2, che, di fronte all’aumento delle temperature, male non fa.

Quali strategie devono essere messe in campo per contrastare la crisi idrica?

Di fronte alla crisi idrica, siamo tutti coinvolti e tutti colpiti, dalle istituzioni ai cittadini. Per questo è oggi necessaria una strategia nazionale che indirizzi le priorità d’intervento e stabilisca un piano di gestione sostenibile della risorsa idrica. Nel 2020 su iniziativa del FAI, è stato redatto il Libro Blu. Diversi enti e istituzioni si sono riuniti allo stesso tavolo per delineare delle proposte concrete di risparmio, recupero e riuso della preziosa risorsa in tutti gli ambiti e i settori.

Un settore su cui intervenire è certamente quello agricolo. In Italia l’attività agricola utilizza dal 50 al 70% dell'intera disponibilità idrica. Occorre quindi ripensare a modelli più sostenibili e meno idroesigenti, introducendo tecnologie come l’irrigazione di precisione oppure praticando la cosiddetta coltivazione verticale, che in alcuni casi consente di risparmiare il 90% della risorsa idrica. Inoltre, il Ministero dell'Ambiente della Sicurezza Energetica sta avviando un percorso per recepire il regolamento sull’utilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura. Misura in piena ottica circolare, che recupero e il riuso della risorsa sempre più scarsa.

Ma servono interventi anche per trattenere le acque piovane e possibilmente stoccarle nel sottosuolo, dove non c'è evaporazione. In ambito urbano l’acqua piovana può essere utilizzata per la gestione del verde pubblico, per la pulizia delle strade, ma anche all'interno delle stesse abitazioni, per gli scarichi.

Dobbiamo ridurre le perdite attraverso degli interventi di manutenzione: attualmente in media perdiamo circa il 36,2% dell'acqua immessa, ma abbiamo ancora tutta una serie di situazioni molto critiche in cui le perdite lungo la rete raggiungono il 70%. È quindi necessario investire di più sulle manutenzioni, per le quali in Italia si ha una spesa molto bassa (42 Euro contro i 100 europei). Se si continuasse con il ritmo attuale occorrerebbero 263 anni per rinnovare tutta la rete idropotabile. Ma con i cambiamenti climatici in atto, non possiamo più permetterci di essere cosi lenti.

La finalità del Libro Blu è quella di creare una società più resiliente di fronte alla crisi idrica e, in generale, a quella climatica. Per questo è fondamentale la conoscenza. Qualsiasi intervento, qualsiasi pianificazione richiede conoscenza. Bisogna educare al risparmio idrico e insieme bisogna investire nella ricerca. La ricerca permette infatti lo sviluppo di condizioni di maggiore resilienza, andando a individuare tutta una serie di tecnologie innovative che consentono il risparmio e il riutilizzo della risorsa. Bisogna però recuperare anche le conoscenze tradizionali del passato per la gestione della risorsa – conoscenze che sono state recuperate in molti dei Beni FAI – e farne tesoro, proprio per arrivare preparati a un futuro sempre più incerto.

Scopri il Libro Blu

News correlate

Registrati alla newsletter
Accedi alle informazioni per te più interessanti, a quelle inerenti i luoghi più vicini e gli eventi organizzati
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te