12 luglio 2024
Il FAI ha inaugurato a Trento l’Aula del Simonino, finora nota come Cappella del Simonino, situata all’interno di Palazzo Bortolazzi Larcher Fogazzaro, in Via del Simonino, nel centro storico di Trento.
Marina Larcher Fogazzaro ha lasciato per testamento questo luogo al FAI nel 2018, perché fosse restaurato e valorizzato, e la Fondazione onora questo generoso gesto, aprendo al pubblico, in maniera regolare (dal mercoledì alla domenica, dalle 10 alle 18), un nuovo Bene, che si aggiunge ai 55 già visitabili tra i 72 posseduti e gestiti in tutta Italia dalla Fondazione, tra cui il Castello di Avio nella stessa regione.
Grazie al lascito della donatrice, e con ulteriori contributi, il FAI ha eseguito i lavori di restauro: dapprima sulla facciata del Palazzo, scoprendone le finestre quattrocentesche e restituendo colore e leggibilità alle figure e alle iscrizioni dipinte nel Settecento; poi anche all’interno, dove si conservano ben più ampi coevi affreschi, e nello spazio absidale, tra due piccole stanze con funzione di sacrestia, dov’è l’originario altare, con decorazioni architettoniche e scultoree in marmi policromi di stile barocco.
L’interno è stato anche riallestito per realizzare un progetto di valorizzazione culturale inedito e originale, che consiste in un “racconto sonoro” dedicato alla vicenda del piccolo Simone da Trento, che sarà qui fruibile in maniera permanente. Il pubblico, seduto su panche lignee come quelle di un coro, ascolterà al buio, in cuffie wireless, concepite per offrire un audio di elevata qualità, una narrazione di circa venti minuti, informativa, didattica, ma anche di grande suggestione e con particolare effetto immersivo, ideata e curata dal FAI, affidata alla voce dell’attrice trentina Daria Deflorian e prodotta da Chora Media.
Qui, infatti, dov’era la sua casa natale – come chiarisce l’iscrizione in facciata –, si trovava nel Settecento, e probabilmente ancor prima, la “Cappella del Simonino”, cioè Simone Lomferdorm, un bambino di poco più di due anni, trovato morto il 24 marzo del 1475 nel fossato di una casa lungo l’Adige di proprietà di un ebreo, e protagonista suo malgrado di una incredibile storia di antisemitismo, intolleranza religiosa e ingiustizia, che merita di essere ricordata e raccontata.
Le autorità cittadine di allora, infatti, in nome di uno storico odioso pregiudizio antiebraico, alimentarono la falsa credenza dell’omicidio rituale, ovvero accusarono gli ebrei di aver ucciso il bambino per ricavarne il sangue da usare nel rito della Pasqua.
Il piccolo Simone divenne così, fin da subito, un martire cristiano, e poi ufficialmente un beato, popolarissimo destinatario di un culto vero e proprio, con luoghi deputati, come questa ex Cappella, processioni annuali e un campionario di immagini sacre diffuse in tutta Italia.
La piccola comunità ebraica trentina, invece, fu ingiustamente accusata, processata e condannata, drammaticamente perseguita, e infine espulsa da Trento, dove non ha fatto ritorno per cinquecento anni.
Solo nel 1965, a seguito di una revisione scientifica del processo, che ha ribaltato la sentenza di colpevolezza degli ebrei, con un decreto papale il culto del Simonino è stato soppresso, e sono state ordinate la rimozione delle spoglie del bambino dalla Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, la cessazione di ogni celebrazione, e la chiusura delle cappelle, compresa questa donata al FAI; solo nel 1992, infine, gli ebrei hanno fatto ufficialmente ritorno a Trento, come ricorda una targa apposta dal Comune.
Dal 1965, pertanto, questo non è più un luogo di culto, ma è comunque un luogo di grande valore culturale: non solo per l’architettura e la decorazione, ma soprattutto perché è la testimonianza imperdibile di una storia che rappresenta una pagina buia del nostro passato, e che proprio per questo, a maggior ragione, deve essere conservata e raccontata, per tramandare la memoria di ciò che è stato, e non deve più essere.
Perciò il FAI ha deciso di riaprire questo luogo con una nuova funzione: educare i cittadini di oggi e soprattutto di domani, cioè i giovani delle scuole, cui è primariamente destinato.
Ecco perché si chiama “Aula” del Simonino: perché vuole essere come un’aula scolastica, ma fuori dalla scuola; uno spazio aperto e disponibile agli insegnanti delle scuole di tutto il Trentino e non solo, perché trovino, a partire dall’ascolto di questo racconto, che testimonia una tragica vicenda di antisemitismo storico, l’occasione di far riflettere, confrontare e discutere i ragazzi su temi ancora, e in particolare di questi tempi, di assoluta attualità: dall’intolleranza religiosa, che ancora causa guerre, vicine e lontane, al potere micidiale e distruttivo che hanno pregiudizi e falsità nel seminare odio, che si esprime ancora sul campo di battaglia, ma anche più semplicemente sul web, nella violenza contro l’altro, solo perché sconosciuto o diverso.
La cultura è l’antidoto, ovvero la conoscenza della verità, della storia e dell’altro, e la missione del FAI è proprio educare alla conoscenza attraverso i luoghi del patrimonio culturale dell’Italia che custodiscono storie suggestive e significative: istruttive come questa.
L’inaugurazione si è svolta a Trento il 12 luglio 2024 nell’Aula del Simonino, alla presenza di: Marco Magnifico, Presidente FAI; Francesca Gerosa, Vicepresidente e Assessore all’Istruzione, Cultura e Sport, politiche per la famiglia, per i giovani e per le pari opportunità della Provincia autonoma di Trento; Franco Ianeselli, Sindaco di Trento; Chiara Ghetta, Dirigente Scolastica Istituto Comprensivo Trento 6; Daniela Bruno, Vicedirettrice Generale FAI per gli Affari Culturali.
«In un anno pesantemente segnato dalle tragedie prodotte dalla drammatica e dilagante rinascita dell’antisemitismo il FAI interviene narrando per sempre e per tutti una storia esemplare che ribadisce come solo la cultura e la conoscenza possano contrastare odio e ignoranza, che di quelle tragedie sono il nutrimento. Un’Aula – e non più una cappella – concretamente dedicata all’educazione delle giovani generazioni nell’auspicio di tempi meno foschi». Marco Magnifico, Presidente FAI
«Grazie al generoso lascito di Marina Larcher Fogazzaro e all’impegno del FAI questo luogo si apre con una nuova funzione educativa. Non è un caso, infatti, la denominazione di “aula”: qui la storia prende vita al di fuori delle aule scolastiche e i nostri studenti potranno non solo confrontarsi con una pagina buia della nostra storia, ma imparare i valori fondamentali della tolleranza, della comprensione, della verità e diventare cittadini consapevoli e rispettosi». Il commento di Francesca Gerosa, Vicepresidente e Assessore all’Istruzione, Cultura e Sport, politiche per la famiglia, per i giovani e per le pari opportunità della Provincia autonoma di Trento
«Grazie al FAI di Trento e alla sua organizzazione nazionale per aver restituito alla città un tassello importante della sua storia. L’Aula del Simonino – ha affermato il Sindaco di Trento Franco Ianeselli – non è solo un’opera di raro pregio artistico, ma un’importante testimonianza di come in ogni epoca storica il pregiudizio ideologico possa manipolare la verità. La bellezza dell’arte incontra in questo restauro il rigore della ricerca scientifica e l’episodio drammatico del Simonino si trasforma così in un simbolo della lotta alle intolleranze, invito alla reciproca conoscenza e comprensione».
Gli interventi di restauro e valorizzazione sono stati realizzati dal FAI grazie alla proficua collaborazione con enti pubblici e al contributo di privati, aziende e cittadini. Si ringrazia per il patrocinio la Provincia autonoma di Trento, che ha contribuito al restauro delle facciate di Palazzo Bortolazzi Larcher Fogazzaro, e il Comune di Trento. Si ringraziano l’Associazione Amici del FAI, Giovanna degli Avancini, Richard A. Smith, Round Table 10 Trento. Grazie, inoltre, alla Soprintendenza per i beni e le attività culturali.
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