“Donare un Bene al FAI vuol dire restituire alla collettività un luogo da amare”

“Donare un Bene al FAI vuol dire restituire alla collettività un luogo da amare”

Condividi
“Donare un Bene al FAI vuol dire restituire alla collettività un luogo da amare”
In primo piano

25 giugno 2025

Nel 2016, Giovanna, Beatrice e Maria Silvia Mollo hanno donato alla Fondazione il Casino di caccia di famiglia, oggi parte della riserva “I Giganti della Sila”, affidato in concessione al FAI dal Parco Nazionale della Sila nello stesso anno.

Il 15 luglio 2025 il Casino Mollo, presso I Giganti della Sila, aprirà al pubblico e verrà presentato il progetto di restauro e valorizzazione del Bene. Questo angolo di paesaggio rurale del Mezzogiorno d’Italia racchiude una storia personale e familiare intensa, legata soprattutto alla figura della baronessa Paola Manes Mollo, madre delle donatrici.

In questa intervista Giovanna, Beatrice e Maria Silvia Mollo, ci raccontano le motivazioni profonde della loro scelta e l’importanza del gesto del “donare” per la tutela del paesaggio italiano.

Perché avete deciso di donare il Casino Mollo al FAI?

Una volta realizzata la Riserva biogenetica nel 1987, ci rendemmo conto che la storia della Pineta stessa, della transumanza, della raccolta della pece e della teda – spesso praticate in modo non ortodosso – era ancora poco raccontata.
Decidemmo perciò, insieme al nostro compianto fratello Vincenzo, allora proprietario del Casino, di realizzare un polo informativo che raccontasse la storia dei luoghi presentando un primo progetto nel febbraio del 2003 (P.O.R. Calabria 2000/2006) per trasformare il Casino in un “Museo del Pino”.

Il nostro intento era di aprirlo alla comunità come polo museale e luogo di formazione per le nuove generazioni, affinché potessero scoprire e apprezzare la bellezza di questi luoghi ancora intatti. Il progetto fu valutato meritevole di finanziamento che, però, fu talmente decurtato da non permetterci di realizzarlo.

Conoscevamo già il FAI per le sue attività e finalità e quando la dott.ssa Sonia Ferrari affidò al FAI la pineta, si incrociarono una serie di circostanze per cui decidemmo di donare il Casino alla Fondazione perché rispecchiava perfettamente il progetto che noi avremmo voluto realizzare.

Il Casino Mollo

Questo luogo è vicino ai Giganti della Sila, dove vostra madre, la baronessa Paola Manes Mollo, compì un gesto straordinario per difendere la foresta. Cosa ricordate di quel momento?

Purtroppo, nessuno di noi familiari era presente quel giorno, ma Alfredo Salzano, un caro amico di famiglia, allora responsabile del WWF Cosenza ci raccontava di come, insieme a nostra madre, si legarono materialmente ai pini per impedirne l’abbattimento da parte delle ditte boschive.

Il generale Ciolli ha raccontato che, quando venne contattato per autorizzare il taglio, si ricordò delle parole di nostra madre che già nel 1973 gli aveva parlato della straordinaria bellezza di quegli alberi secolari, pregandolo di vigilare su di essi. E lui lo fece con grande serietà.

Il gesto di legarsi agli alberi, oggi in un’epoca social, avrebbe avuto una risonanza enorme. Ma ciò che riteniamo ancora più straordinario fu il tentativo, grazie anche a nostro fratello maggiore Francesco, di creare una rete tra tutte le associazioni ambientaliste calabresi per difendere Fallistro e altri luoghi meritevoli di tutela. Fu presente anche l’AGESCI, a testimonianza del valore educativo e culturale di quell’impegno.

Questo sforzo corale, che superò individualismi e interessi personali, è per noi il vero gesto rivoluzionario.

Qual è il significato più profondo di questa donazione per voi?

Nostra madre ci ha insegnato, con discrezione e coerenza, l’importanza di prendersi cura degli altri e dell’ambiente, a partire dal proprio esempio.

Negli anni ’80, ad esempio, quando si parlava di ampliare i cimiteri – specie in Liguria – accolse con attenzione le istanze ambientaliste che proponevano la cremazione, allora poco diffusa, e chiese il permesso al suo assistente spirituale per praticarla.
Aveva l’abitudine di andare davanti a una scuola in via Triglio per raccogliere siringhe abbandonate, per evitare che i bambini potessero ferirsi.
Anche dopo aver perso la proprietà della pineta, la nostra famiglia ha continuato a tutelarla, a rispettare il territorio e la sua storia. Nostro nonno, ad esempio, ospitò le bambine di suor Elena Aiello nella Filanda per far loro trascorrere le vacanze in Sila.

Per noi "donare" significa tutto questo: mettere a disposizione il proprio tempo, le proprie risorse, i propri beni, ma anche le proprie idee. È un gesto naturale, che sentiamo parte della nostra identità familiare. Donare è condividere, e restituire alla collettività un bene da amare, da curare e da far fiorire, insieme.

Perché secondo voi è importante sostenere il FAI, anche attraverso la donazione di un Bene?

Per noi sostenere il FAI significa credere nella bellezza e nel valore della nostra memoria collettiva. Significa investire nella cultura, nella formazione, nella tutela del paesaggio e nell’educazione al rispetto della storia.

Donare un Bene al FAI vuol dire metterlo in buone mani, affidarlo a chi ha la competenza e la passione per valorizzarlo nel tempo, rendendolo accessibile a tutti senza stravolgerlo o farne perdere la memoria.

È un atto d’amore verso il passato, il presente e il futuro.

C’è un messaggio che vorreste lasciare a chi leggerà questa intervista?

Non vogliamo lasciare un “messaggio” nel senso solenne del termine, ma condividere un insegnamento che abbiamo ricevuto: non essere mai indifferenti. Guardare con attenzione, vigilare, reagire di fronte a ciò che è ingiusto o prepotente. Siamo tutti sulla stessa barca, e la nostra terra – meravigliosa, generosa, a volte dimenticata – ha bisogno dell’impegno di ognuno di noi.

Come dice un proverbio del Sud, “ogni scarrafone è bello a mamma soja”: ogni luogo, ogni piccolo angolo di mondo ha una dignità, una bellezza da custodire. Per esempio, il FAI – attraverso l’iniziativa “I Luoghi del Cuore” – ha saputo raccogliere questo spirito, dando valore anche a ciò che sembrava dimenticato.

I Giganti della Sila

Post Scriptum

Approfittiamo di questa intervista, in occasione dell’apertura e presentazione del restauro e del progetto di valorizzazione del Casino Mollo – che sentiamo ancora affettivamente nostro – per ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicini in questo percorso. Non sempre è stata una scelta compresa, ma molte persone hanno creduto in noi e in questo sogno.

Il nostro grazie va al generale Ciolli, ai Responsabili di allora del WWF, sez. di Cosenza, Dott. Alfredo Salzano, e Regionale, Dott. Francesco Bevilacqua che tanto si sono prodigati per la valorizzazione e la salvaguardia dei Giganti. Agli enti istituzionali come l’ex Opera Sila, oggi ARSAC, il Corpo Forestale (oggi Carabinieri della tutela ambientale), il Parco Nazionale, che ha fatto della Pineta una riserva biogenetica e la Regione Calabria che ha sostenuto e sponsorizzato il progetto di valorizzazione del Casino Mollo donato al FAI.
Un pensiero riconoscente al
Prof. Carandini, al compianto Angelo Maramai, sempre presente e sensibile nel momento della donazione, all’attuale Presidente FAI Marco Magnifico, alla Direttrice Culturale Daniela Bruno e a tutto lo staff della Fondazione.

Un ringraziamento speciale alla Dott.ssa Annalia Paravati, Presidente onorario del FAI Calabria, che ha sostenuto con convinzione il progetto, e all’Avv. Laura Carratelli, Presidente Regionale FAI Calabria, senza la quale oggi non saremmo certo qui, visto il suo infaticabile, premuroso e decisivo sostegno.
Infine, un pensiero affettuoso alla
Dott.ssa Simona Lo Bianco, instancabile responsabile della Riserva Naturale I Giganti della Sila, che con i suoi collaboratori trasmette lo spirito autentico del luogo: un luogo sacro, dove regnano il rispetto, il silenzio, la bellezza. Speriamo che sia d’esempio per tanti altri luoghi vicini e lontani…

News correlate

Registrati alla newsletter
Accedi alle informazioni per te più interessanti, a quelle inerenti i luoghi più vicini e gli eventi organizzati
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te