12 dicembre 2023
Di fronte all’attuale crisi climatica, abbiamo la responsabilità corale di conoscere quel che sta accadendo per capire come meglio agire: quali le soluzioni per mitigare, quali le strategie per adattarci, affinché gli effetti sempre più drammatici del riscaldamento globale non mettano a repentaglio la nostra vita e quella delle altre specie, né precludano alle generazioni future di vivere su un Pianeta prospero e sano.
Per il terzo anno consecutivo, il FAI ha ripreso la campagna di sensibilizzazione #FAIperilClima attraverso speciali visite guidate nei Beni – dove la crisi climatica si tocca con mano – e seguendo da vicino i lavori dell’annuale conferenza ONU sul cambiamento climatico.
Il 21 novembre, inoltre, il FAI ha trasmesso un webinar aperto a tutti in diretta da Casa Bortoli, Bene FAI di Venezia, città simbolo della crisi climatica.
Per l'occasione il prof. Andrea Rinaldo ha scambiato alcune riflessioni con noi, in particolare sul futuro di Venezia.
Andrea Rinaldo è Professore e Direttore del Laboratorio di Eco-idrologia (Ecohydrology) dell’École Polytechnique Fédérale di Losanna (CH) e Professore Ordinario di Costruzioni idrauliche all’Università di Padova. È stato recentemente insignito da parte dello Stockholm International Water Institute del prestigioso Nobel dell’Acqua. È membro del CDA del FAI.
Riprendo l’articolo che ha scritto il Presidente Marco Magnifico quest’estate all’indomani del nubifragio che ha devastato Milano La nostra spada di legno. Il suo messaggio mi ha molto colpito perché è importante che enti come il FAI parlino con questi termini e con questa esplicitezza…
“Scuotere le coscienze” è un tema di cui è necessario si rendano conto tutti, che il cambiamento è su di noi, che il clima sta cambiando molto rapidamente, che dobbiamo cambiare anche noi, noi tutti. Il FAI può fare molto e va seguito con forza in questa direzione.
Venezia non ha più tempo da perdere, non si può più permettere di aspettare oltre, perché il cambiamento climatico ormai è qui. Solitamente il linguaggio della scienza è un linguaggio prudente, basato sulle probabilità che un dato fenomeno accada, ma noi oggi abbiamo la certezza che in cento anni a Venezia avremo un metro di mare in più. Non possiamo più perdere tempo a dubitare di questo. Un metro di mare in più significa che non avremo più una laguna, né una città, la prima sarà sommersa e la seconda marcirà.
Oggi il MOSE, il sistema di paratoie che protegge Venezia, diventa importante solo perché ci consente di guadagnare il tempo necessario per capire cosa fare di fronte all’altro problema, il cambiamento climatico, che è diventato cronico.
Il problema è che abbiamo impiegato sessant’anni anni per costruire il MOSE – in mezzo a polemiche che si riverberano ancora oggi – per un’opera che nei suoi fondamenti scientifici era banale.
Ma se aspettiamo altri sessant’anni anni per nuove misure di adattamento, per Venezia non ci sarà più niente da fare.
Venezia ha bisogno di un piano di ripensamento completo per poter sopravvivere e farlo non solo come quinta teatrale: dobbiamo parlare di città metropolitana, di nuovi sistemi di trasporto, dobbiamo parlare del porto e se deve esistere, di sopravvivenza dell’ambiente costruito, di sopravvivenza dei servizi culturali, della conservazione degli ecosistemi lagunari, ambienti di straordinaria bellezza. Quindi cosa fare io non lo so. So però che il momento per agire è adesso: i trecento anni impiegati per la diversione dei fiumi che hanno creato Venezia e la sua laguna nella storia e i sessant’anni anni del MOSE ci insegnano che non possiamo più aspettare, ma dobbiamo pensare adesso cosa fare.
Venezia è il simbolo della nostra responsabilità.
Non dobbiamo credere ai mercanti del dubbio che affermano che i cambiamenti climatici ci sono sempre stati, perché no, non si sono mai verificati con questa rapidità.
Su questo punto dobbiamo riflettere e il FAI può essere il megafono. Nel nostro piccolo possiamo lavorare sull’adattamento, cercare di proteggere il patrimonio costruito, il paesaggio culturale, quello che è ordito dall’opera dell’uomo, ma per individuare le azioni concrete serve prima di tutto civismo. Per diffondere civismo bisogna credere alla scienza e non negarla per principio. Su questo sono molto schierato, c’è molto che possiamo fare.
nei Beni FAI tutto l'anno
Gratis