A differenza di Gino e Carlo, Vito Borgomaneri non è interessato alla gestione della fabbrica paterna,
motivo per cui costruisce la sua abitazione privata distante da Via Roma; ammiratore dello stile moderno,
egli preferisce usarlo nell’impianto e nella decorazione del suo villino utilizzando elementi che qui
perdono la loro praticità per divenire mere decorazioni, come nel caso della torretta. La pianta del villino
è irregolare e composta da tre corpi sviluppati su due piani, movimentata da una torretta angolare alta tre
piani, terminante con una trifora ad arco ribassato, la cui cornice si collega direttamente alla decorazione
del sottogronda; sulla sommità della torretta è presente un terrazzino circondato da un parapetto in ferro
battuto. L’ingresso è rivolto verso Via Dante e ad esso si accede da una scalinata laterale curvilinea che
conduce ad un pianerottolo; tutte le aperture del piano sono dotate di una cornice incisa da motivi
floreali. Un secondo ingresso anima anche il prospetto sud, mentre un ultimo a cui mancano balconi e
scalinate laterali è riservato alla servitù ed è rivolto verso ponente. I ferri battuti, presenti nei balconi,
nei parapetti dei terrazzini e nei cancelli, sono di sicura bellezza. È certo che la scelta progettuale del
Moroni sia rivolta qui ad un liberty più puro, dal momento che vengono a mancare inserti in mattone
paramano: l’edificio risulta quindi godere di una maggiore spinta ascensionale, accentuata dalla
leggerezza delle pareti lisce e delle aperture rettangolari.