I Luoghi del Cuore
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VILLA FIRRIATO

VILLA FIRRIATO

CANICATTI, AGRIGENTO

589°

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6

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VILLA FIRRIATO
Villa Firriato nasce come dimora di campagna del barone Francesco Lombardo Gangitano (1835-1910), personalità di spicco e filantropo della città di Canicattì. Ad inizio secolo, egli affidò a Ernesto Basile il progetto di ampliamento e adattamento di un baglio preesistente, operando innanzitutto un ampliamento di un edificio a due elevazioni con superfetazioni orizzontali e verticali; a questo edificio Basile vi addossò un vano scala loggiato lungo il fronte lungo e una torre merlata con bugne angolari e fasce marcapiano, con torrino d'angolo per raggiungere la terrazza sommitale. Tale nuova configurazione dell'immobile va a costituire la casa padronale, nucleo centrale della nuova impostazione del baglio. Attorno all'edificio padronale vi sono una serie di corpi di fabbrica, alcuni dei quali di evidente stile liberty e con richiami a successive e coeve opere di Basile, specie se si guarda alle realizzazioni nel palermitano. Tra questi corpi accessori vi sono il chiosco, realizzato su pianta quadrata in conci calcarei e calcestruzzo armato per la copertura, simmetrico nei quattro prospetti, con copertura a doppio padiglione e guglia sommitale: oggi il chiosco risulta gravemente danneggiato a causa della caduta di un limitrofo albero ad alto fusto. Altro elemento di pregevole fattura è la torre serbatoio, realizzata in muratura portante e acciaio nella parte sommitale: anche in questo caso l'impianto di base è quadrato, con scala a chiocciola centrale per raggiungere il terrazzino da cui si gode di una splendida vista sul baglio e sulle campagne limitrofe. A completare il baglio vi sono poi la guardiola, posta nel vertice nord dell'impianto, due case coloniche destinate ai più stretti collaboratori per la conduzione del baglio, le stalle, una terrazza panoramica con sottostanti magazzini seminterrati, un ingresso posteriore pergolato in ferro battuto, e un altro piccolo corpo di fabbrica posto al vertice ovest dell'impianto destinato all'apicoltura: le api erano necessarie per l'impollinazione delle varie specie esotiche del giardino, provenienti dall'orto botanico di Palermo. La villa, in mano a privati, oggi è in disuso e versa in stato di totale abbandono.

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Villa Firriato nasce come dimora di campagna del barone Francesco Lombardo Gangitano (1835-1910), personalità di spicco e filantropo della città di Canicattì. Ad inizio secolo, egli affidò a Ernesto Basile il progetto di ampliamento e adattamento di un baglio preesistente, operando innanzitutto un ampliamento di un edificio a due elevazioni con superfetazioni orizzontali e verticali; a questo edificio Basile vi addossò un vano scala loggiato lungo il fronte lungo e una torre merlata con bugne angolari e fasce marcapiano, con torrino d'angolo per raggiungere la terrazza sommitale. Tale nuova configurazione dell'immobile va a costituire la casa padronale, nucleo centrale della nuova impostazione del baglio. Attorno all'edificio padronale vi sono una serie di corpi di fabbrica, alcuni dei quali di evidente stile liberty e con richiami a successive e coeve opere di Basile, specie se si guarda alle realizzazioni nel palermitano. Tra questi corpi accessori vi sono il chiosco, realizzato su pianta quadrata in conci calcarei e calcestruzzo armato per la copertura, simmetrico nei quattro prospetti, con copertura a doppio padiglione e guglia sommitale: oggi il chiosco risulta gravemente danneggiato a causa della caduta di un limitrofo albero ad alto fusto. Altro elemento di pregevole fattura è la torre serbatoio, realizzata in muratura portante e acciaio nella parte sommitale: anche in questo caso l'impianto di base è quadrato, con scala a chiocciola centrale per raggiungere il terrazzino da cui si gode di una splendida vista sul baglio e sulle campagne limitrofe. A completare il baglio vi sono poi la guardiola, posta nel vertice nord dell'impianto, due case coloniche destinate ai più stretti collaboratori per la conduzione del baglio, le stalle, una terrazza panoramica con sottostanti magazzini seminterrati, un ingresso posteriore pergolato in ferro battuto, e un altro piccolo corpo di fabbrica posto al vertice ovest dell'impianto destinato all'apicoltura: le api erano necessarie per l'impollinazione delle varie specie esotiche del giardino, provenienti dall'orto botanico di Palermo. La villa, in mano a privati, oggi è in disuso e versa in stato di totale abbandono.
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