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VILLA BONAJUTO

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VILLA BONAJUTO

Villa Bonajuto fu edificata intorno agli anni ‘30, su un lotto di 1000 mq. La costruzione fu ultimata nel 1934 su primitivo progetto architettonico di Paolo Lanzerotti. La sua determinazione distributiva e funzionale ricalca il “modus operandi” della miglior tradizione costruttiva dei procedimenti in muratura ordinaria. Schema strutturale e distributivo funzionale coincidono. La struttura portante trascina con sé i connotati per la delimitazione degli spazi, dei volumi e delle partizioni interne. Il tipo è quello del “villino signorile” di inizio secolo con corte centrale a doppia altezza. Diversi i tentativi di demolizione (1985) da parte della nuova proprietà, per edificarvi un nuovo edificio, resi vani in seguito ad alcuni provvedimenti giudiziari che sancirono la sospensione dei lavori, in virtù dell’interesse storico del monumento, con emissione del Decreto Amministrativo Regionale che ne impose il Vincolo. Dalla sua parziale demolizione infatti, passarono circa sette anni, prima che la Soprintendenza di Catania effettuasse i lavori di puntellamento e messa in sicurezza e salvaguardia dell’edificio nel suo complesso, anche se in modo approssimativo. Villa Bonajuto, nella sua visione di edificio squarciato, mostrava, in piena evidenza, lo stato delle strutture portanti, contenute nelle sue chiusure orizzontali. Le membrature dei solai nervati venivano evidenziati prima di subire definitivamente il taglio dai muri o dalle strutture in cemento armato da cui fuoriuscivano, al fine di eliminare elementi pericolosamente sporgenti o di intralcio alle fasi successive affidate alle macchine demolitrici. Il manufatto edilizio: ferito, malato, colpito da un’inarrestabile degrado ad opera del tempo e degli agenti atmosferici che per decenni continuavano a riversarsi su questa architettura senza che nulla accadeva, senza che una soluzione venisse individuata e percorsa. Numerose le azioni che si susseguirono allo scopo di far breccia nel mondo politico ed istituzionale da sempre sordo alle necessità culturali del territorio dell’ architettura. Alcune immagini storiche di quel lontano 5 giugno 1985 mostrano ancora meglio questi dettagli. L’edificio costituiva fino a prima dello sventramento uno dei più pregevoli monumenti del tardo Liberty catanese. Abbandonata per più di  trent’anni come una ferita aperta nel cuore della città denominata “Catania2”, oggi Villa Bonajuto ritrova il suo originario splendore...Nella maggior parte dei casi il degrado dei materiali costruttivi è coinciso con quello del sistema portante,  trascinando con sé la decisione definitiva di un intervento. Nel caso di Villa Bonajuto parliamo di un degrado causato dalla demolizione di un terzo dell’edificio, dovuto ai motivi precedentemente citati. L'intervento da parte della nuova proprietà è stato mirato, ovvero nel ricostruire le parti mancanti o inservibili, ripristinando l'aspetto d'insieme dell'edificio anche tramite il riutilizzo, quando possibile, di quelle parti precedentemente accantonate e catalogate in seguito alle precedenti demolizioni. Una ferita aperta che si rimargina se pur a prezzi altissimi…
La Sopraintendenza ha disposto un’opera di riqualificazione che ripristinasse l’aspetto originario della Villa, i cui lavori sono stati ultimati già da diversi anni. 
(Fonte: Tesi di Laurea  "Villa Bonajuto a Catania : Analisi e Progetto di Conservazione" _Arch. Antonella Leone_ )

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Villa Bonajuto, Corso Italia 66, Catania Villa Bonajuto fu edificata intorno agli anni ‘30, su un lotto di 1000 mq. La costruzione fu ultimata nel 1934 su primitivo progetto architettonico di Paolo Lanzerotti. La sua determinazione distributiva e funzionale ricalca il “modus operandi” della miglior tradizione costruttiva dei procedimenti in muratura ordinaria. Schema strutturale e distributivo funzionale coincidono. La struttura portante trascina con sé i connotati per la delimitazione degli spazi, dei volumi e delle partizioni interne. Il tipo è quello del “villino signorile” di inizio secolo con corte centrale a doppia altezza. Diversi i tentativi di demolizione (1985) da parte della nuova proprietà, per edificarvi un nuovo edificio, resi vani in seguito ad alcuni provvedimenti giudiziari che sancirono la sospensione dei lavori, in virtù dell’interesse storico del monumento, con emissione del Decreto Amministrativo Regionale che ne impose il Vincolo. Dalla sua parziale demolizione infatti, passarono circa sette anni, prima che la Soprintendenza di Catania effettuasse i lavori di puntellamento e messa in sicurezza e salvaguardia dell’edificio nel suo complesso, anche se in modo approssimativo. Villa Bonajuto, nella sua visione di edificio squarciato, mostrava, in piena evidenza, lo stato delle strutture portanti, contenute nelle sue chiusure orizzontali. Le membrature dei solai nervati venivano evidenziati prima di subire definitivamente il taglio dai muri o dalle strutture in cemento armato da cui fuoriuscivano, al fine di eliminare elementi pericolosamente sporgenti o di intralcio alle fasi successive affidate alle macchine demolitrici. Il manufatto edilizio: ferito, malato, colpito da un’inarrestabile degrado ad opera del tempo e degli agenti atmosferici che per decenni continuavano a riversarsi su questa architettura senza che nulla accadeva, senza che una soluzione venisse individuata e percorsa. Numerose le azioni che si susseguirono allo scopo di far breccia nel mondo politico ed istituzionale da sempre sordo alle necessità culturali del territorio dell’ architettura. Alcune immagini storiche di quel lontano 5 giugno 1985 mostrano ancora meglio questi dettagli. L’edificio costituiva fino a prima dello sventramento uno dei più pregevoli monumenti del tardo Liberty catanese. Abbandonata per più di trent’anni come una ferita aperta nel cuore della città denominata “Catania2”, oggi Villa Bonajuto ritrova il suo originario splendore... Nella maggior parte dei casi il degrado dei materiali costruttivi è coinciso con quello del sistema portante, trascinando con sé la decisione definitiva di un intervento. Nel caso di Villa Bonajuto parliamo di un degrado causato dalla demolizione di un terzo dell’edificio, dovuto ai motivi precedentemente citati. L'intervento da parte della nuova proprietà è stato mirato, ovvero nel ricostruire le parti mancanti o inservibili, ripristinando l'aspetto d'insieme dell'edificio anche tramite il riutilizzo, quando possibile, di quelle parti precedentemente accantonate e catalogate in seguito alle precedenti demolizioni. Una ferita aperta che si rimargina se pur a prezzi altissimi… (Fonte: Tesi di Laurea "Villa Bonajuto a Catania : Analisi e Progetto di Conservazione" _Arch. Antonella Leone_ )
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