Tra il 1859 e il 1878, per volontà del l’industriale Alessandro Rossi fu avviata la sistemazione dell'area di fronte alla sede storica del Lanificio Francesco Rossi, che viene trasformata in un giardino destinato alle attività ricreative degli operai dell’opificio. Percorsi, architetture, sculture e giochi d'acqua sono opera dell'architetto Antonio Caregaro Negrin. Egli ha abilmente inserito i nuovi elementi nel contesto architettonico preesistente, costituito dal settecentesco Lanificio, le due case d'angolo, la torretta ottagonale e la Cinquecentesca chiesa di San Rocco. Fu costruita una sinuosa serra a esedra oltre a fantasiose strutture, quali un ninfeo, un sistema di grotte, dei giardini pensili e un belvedere.
L'edificio che limita la parte destra del giardino viene trasformato in un dopolavoro e sala teatrale per ottocento spettatori. La facciata è decorata da dodici medaglioni in terracotta, dovuti a G.B. Boni, che rappresentano alcuni illustri personaggi che hanno fatto la storia della città. L'utilizzo di materiali e tecniche differenti, il sapiente intrecciarsi decorazioni neogotiche e dettagli orientaleggianti, uniti alla fantasiosa scelta di essenze arboree, anche esotiche, fanno del Giardino un’interessante espressione della sensibilità tardo-romantica di fine Ottocento.
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