L'industriale Alessandro Rossi , partire dal 1860, avvia la sistemazione dell'area di fronte al Lanificio Francesco Rossi, che nel corso di vent'anni, viene trasformata in uno splendido giardino tardoromantico, aperto agli operai dell'opificio. Il giardino è opera dell'architetto Antonio Caregaro Negrin il quale ha saputo abilmente inserire nuovi elementi eclettici nel contesto preesistente; alle architetture già presenti, infatti, come le due case d'angolo rivolte verso l'attuale Via Pasubio, la torretta ottagonale con tetto a pagoda e la cinquecentesca chiesetta di San Rocco, unì la sinuosa serra ad esedra e le strutture fantastiche che popolano tutta la parte posteriore del giardino: il misterioso ninfeo, il sistema di grotte, i giardini pensili e il belvedere. L'edificio che limita la parte destra del giardino venne trasformato in un dopolavoro e sala teatrale per ottocento spettatori. La facciata è decorata da dodici medaglioni in terracotta, dovuti a G.B. Boni, che rappresentano illustri personaggi che hanno fatto la storia della Città. Il giardino Jacquard con il suo originale eclettismo e la ricchezza di essenze arboree, anche esotiche, è davvero un'interessante espressione della cultura veneta ed europea di fine Ottocento. Nonostante la bellezza, il luogo e soprattutto il teatro versavano in condizioni di abbandono e degrado. Le segnalazioni sono state molte nel 2012, così che il Teatro è risultato primo bene, per punteggio ottenuto alle Linee Guida 2013, tra i Luoghi ammessi ma non finanziati per esaurimento di fondi. Ha comunque beneficiato di un contributo Luoghi del Cuore a seguito della revoca del finanziamento al Museo di Totò a Napoli, dovuta all'inadempienza di alcuni requisiti fondamentali.