I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
SAMMICHELE DI BARI

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SAMMICHELE DI BARI, BARI

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SAMMICHELE DI BARI
I più antichi insediamenti umani nel territorio di Sammichele, risalenti al neolitico, sono stati scoperti in località Canale di Frassineto, ai piedi di Monte Sannace. Nell’androne del palazzo che da tempo immemorabile sorveglia queste contrade, è ancora leggibile un’iscrizione su pietra calcarea, datata 1504, che attesta la proprietà da parte di Heronimo Centurione, banchiere genovese trapiantato a Bari che l’ha acquisito dagli Acquaviva d’Aragona, signori di Conversano, per debiti non pagati. Alla morte di Heronimo, il feudo torna agli Acquaviva ma, alla fine del ‘500, questa famiglia risulta essere, ancora una volta, fortemente indebitata ed il feudo viene confiscato. Nel 1608 un mercante ebreo-portoghese, Michele Vaaz che si è convertito al cattolicesimo, acquista il territorio dal fisco assieme al feudo di Casamassima. Il Vaaz pur se non di nobili origini, per meriti acquisiti agli occhi del vicerè di Napoli, ottiene il titolo di conte e, all’apice delle sue fortune, decide di costruire un paese che tramandi ai posteri il suo nome: Casa Vaaz. Il sito prescelto è proprio quello dove sorge l’antica torre e, per popolarlo, fa arrivare dalle coste della Dalmazia una comunità di slavi, composta da circa 460 anime, che sta scappando dall’invasione turca. Sbarcati a Barletta, mentre il grosso si muove verso le nostre terre, una delegazione capeggiata dal sacerdote di rito ortodosso Damiano de Damianiis viene condotta a Napoli, dove è stilato l’atto di fondazione di Casa Vaaz: è il 6 luglio del 1615. Il Conte si impegna a costruire a proprie spese, intorno alla Centuriona, 87 case complete di tutto. In cambio i serbi sono tenuti al pagamento perpetuo di 2 carlini all’anno, per ogni vano di abitazione, e la decima del raccolto e degli animali ma, soprattutto, devono convertirsi al rito cattolico. I serbi accettano tutte le condizioni, ma continuano, di nascosto, a battezzare i loro figli con il rito ortodosso dopo che sono già stati battezzati con il rito cattolico. L’Arciprete di Casamassima, sotto la cui giurisdizione si trova la nuova parrocchia, venuto a conoscenza del fatto, mette al corrente il Vescovo il quale, attraverso la Santa Sede, ottiene dal viceré di Napoli la cacciata dei Serbi. Partiti gli stranieri, il villaggio, che comunque di gente della nostra terra non è mai stato privo, si ripopola di famiglie arrivate dai paesi limitrofi. La nuova comunità stipula un nuovo contratto con il conte: è il 1619. Già da tempo, comunque, il paese ha cambiato nome. Da atti notarili del 1617 risulta già chiamarsi Casale Sancti Michaelis. Il Vaaz, si impegna a costruire altre 13 case per raggiungere il numero complessivo di 100. Morto Michele Vaaz, gli succede il nipote Simone. Le fortune della famiglia sono, però, in declino; coperti di debiti, perdono il feudo a favore di Antonio de Ponte, Consigliere della Regia Camera della Sommaria. Il periodo della dinastia de Ponte dura dal 1667 al 1794. Giacomo de Ponte muore nel 1779 senza figli e, quindi, il feudo di Casamassima e Casal S. Michele passa alla sorella Maria Giuseppa, che ha sposato Nicola Caracciolo dei duchi di Vietri. Alla morte di quest’ultimo, feudatario diventa il figlio Domenico che assume, quindi, il titolo di duca di Vietri, Casamassima e S. Michele. Nei primi anni dell’800, con l’eversione della feudalità, i Caracciolo perdono la maggior parte dei loro territori, restando, però, proprietari di quella che era stata la torre Centuriona. L’espansione edilizia porta ad uscire dalle mura del vecchio borgo, con una rapida crescita lungo le direttrici Casamassima–Gioia e Turi–Acquaviva. Nel XIX secolo si ha la realizzazione delle più importanti opere pubbliche. Intorno al 1840, inizia l’abitudine, da parte degli impiegati comunali, di scrivere sugli atti ufficiali, prima Sanmichele e poi Sammichele. Con l’unità d’Italia il Comune assume definitivamente il nome di Sammichele di Bari.

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I più antichi insediamenti umani nel territorio di Sammichele, risalenti al neolitico, sono stati scoperti in località Canale di Frassineto, ai piedi di Monte Sannace. Nell’androne del palazzo che da tempo immemorabile sorveglia queste contrade, è ancora leggibile un’iscrizione su pietra calcarea, datata 1504, che attesta la proprietà da parte di Heronimo Centurione, banchiere genovese trapiantato a Bari che l’ha acquisito dagli Acquaviva d’Aragona, signori di Conversano, per debiti non pagati. Alla morte di Heronimo, il feudo torna agli Acquaviva ma, alla fine del ‘500, questa famiglia risulta essere, ancora una volta, fortemente indebitata ed il feudo viene confiscato. Nel 1608 un mercante ebreo-portoghese, Michele Vaaz che si è convertito al cattolicesimo, acquista il territorio dal fisco assieme al feudo di Casamassima. Il Vaaz pur se non di nobili origini, per meriti acquisiti agli occhi del vicerè di Napoli, ottiene il titolo di conte e, all’apice delle sue fortune, decide di costruire un paese che tramandi ai posteri il suo nome: Casa Vaaz. Il sito prescelto è proprio quello dove sorge l’antica torre e, per popolarlo, fa arrivare dalle coste della Dalmazia una comunità di slavi, composta da circa 460 anime, che sta scappando dall’invasione turca. Sbarcati a Barletta, mentre il grosso si muove verso le nostre terre, una delegazione capeggiata dal sacerdote di rito ortodosso Damiano de Damianiis viene condotta a Napoli, dove è stilato l’atto di fondazione di Casa Vaaz: è il 6 luglio del 1615. Il Conte si impegna a costruire a proprie spese, intorno alla Centuriona, 87 case complete di tutto. In cambio i serbi sono tenuti al pagamento perpetuo di 2 carlini all’anno, per ogni vano di abitazione, e la decima del raccolto e degli animali ma, soprattutto, devono convertirsi al rito cattolico. I serbi accettano tutte le condizioni, ma continuano, di nascosto, a battezzare i loro figli con il rito ortodosso dopo che sono già stati battezzati con il rito cattolico. L’Arciprete di Casamassima, sotto la cui giurisdizione si trova la nuova parrocchia, venuto a conoscenza del fatto, mette al corrente il Vescovo il quale, attraverso la Santa Sede, ottiene dal viceré di Napoli la cacciata dei Serbi. Partiti gli stranieri, il villaggio, che comunque di gente della nostra terra non è mai stato privo, si ripopola di famiglie arrivate dai paesi limitrofi. La nuova comunità stipula un nuovo contratto con il conte: è il 1619. Già da tempo, comunque, il paese ha cambiato nome. Da atti notarili del 1617 risulta già chiamarsi Casale Sancti Michaelis. Il Vaaz, si impegna a costruire altre 13 case per raggiungere il numero complessivo di 100. Morto Michele Vaaz, gli succede il nipote Simone. Le fortune della famiglia sono, però, in declino; coperti di debiti, perdono il feudo a favore di Antonio de Ponte, Consigliere della Regia Camera della Sommaria. Il periodo della dinastia de Ponte dura dal 1667 al 1794. Giacomo de Ponte muore nel 1779 senza figli e, quindi, il feudo di Casamassima e Casal S. Michele passa alla sorella Maria Giuseppa, che ha sposato Nicola Caracciolo dei duchi di Vietri. Alla morte di quest’ultimo, feudatario diventa il figlio Domenico che assume, quindi, il titolo di duca di Vietri, Casamassima e S. Michele. Nei primi anni dell’800, con l’eversione della feudalità, i Caracciolo perdono la maggior parte dei loro territori, restando, però, proprietari di quella che era stata la torre Centuriona. L’espansione edilizia porta ad uscire dalle mura del vecchio borgo, con una rapida crescita lungo le direttrici Casamassima–Gioia e Turi–Acquaviva. Nel XIX secolo si ha la realizzazione delle più importanti opere pubbliche. Intorno al 1840, inizia l’abitudine, da parte degli impiegati comunali, di scrivere sugli atti ufficiali, prima Sanmichele e poi Sammichele. Con l’unità d’Italia il Comune assume definitivamente il nome di Sammichele di Bari.
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