La chiesa legata al fiume Brembo, nella sua evoluzione secolare, dall’edificio rupestre del X secolo agli affreschi seicenteschi.
La Chiesa sorse nel X secolo presso un attraversamento del fiume Brembo, scavalcato dal ponte ancora esistente accanto al complesso religioso, poco prima della sua confluenza nell’Adda, cruciale via di comunicazione del tempo. La sua posizione era tanto più strategica in quanto la chiesa era stata fondata presso la strada di collegamento tra Milano e Bergamo e in prossimità del più breve percorso via terra tra Crema e Lecco. Molto cresciuta rispetto alla sua fondazione, si presenta oggi come un complesso su tre livelli sovrapposti, raccordati da una scala monumentale esterna: al primo, poco più alto del greto del fiume, si trovano tre grotte, residuo di una più ampia erosione provocata dall’acqua; al secondo livello, in un’ampia cavità, è stata ricavata prima dell’anno Mille la chiesa rupestre ipogea; al terzo, contiguo al piano stradale, sono state erette la chiesa della seconda metà del Quattrocento e, nei secoli successivi, il campanile e la canonica.
La primitiva chiesa inferiore, a cui si accede mediante la scala esterna, è appunto la più antica, segnalata per la prima volta nel 962. Denominata tradizionalmente “Grotte di San Vittore”, è considerata una rara chiesa rupestre di pianura affrescata. La grotta, ampliata e dotata di un atrio, fu chiusa lungo il lato che dava sul fiume per proteggere l’edificio dalle piene. Nella seconda metà del XV secolo ed entro il 1526, data che figura sull’affresco con la Madonna e San Vittore, fu eretta la chiesa superiore, con una suggestiva muratura in ciottoli di fiume collocati a spina di pesce. L’abside venne poi affrescata nel 1663 dal pittore cremasco Giovan Battista Botichio, con un ciclo dedicato alla vita di San Vittore, soldato di origine africana, martirizzato a Milano nel 303, all’epoca dell’imperatore Massimiano, per non aver voluto rinunciare alla fede cristiana. Gli affreschi, firmati e datati all’interno dell’arco trionfale, si caratterizzano per l’agilità della stesura, la teatralità di alcune scene, i rapidi schizzi dei paesaggi che fanno da sfondo agli avvenimenti, o che sono promossi a soggetto autonomo.
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