L’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia, oggi in quasi totale dismissione si trova in Via Franchi, nel pieno centro della città, dove, con la sua forma regolare e discreta, ha permesso la pacifica coesistenza tra il microcosmo al suo interno e la realtà esterna, il mondo dei matti e quello degli uomini savi, l’uno indifferente all’altro.
E’ immediato il confronto tra l’opacità e staticità delle membra dell’edificio con la vita fatta di ombre e colori pesanti che le sue stanze hanno contenuto.
La pianta a U, aperta su via del Portone, con gli ingressi in via Franchi e in via Dei Servi è il cuore di Reggio Emilia; i bracci dell’edificio sono distanziati da un cortile interno sul quale si affacciano stanze private, studioli e camere di contenzione.
La sensazione che si prova in questi spazi è di estraneità, di altrove, il silenzio è sordo, simile al cielo prima di una nevicata.
Il complesso degli immobili che fanno parte dell’Ospedale è composto da un pregevole ed antico fabbricato, già esistente nel 1675 come convento dei Padri Lazzaristi, modificato e parzialmente ricostruito nel 1751 dall’architetto Giambattista Cattani detto Cavallari.
Nel 1796 il convento è stato incamerato dal Demanio e convertito istituto totalitario destinato ad ospitare persone considerate pericolose per sé stesse e per gli altri.
Tutta la struttura è composta da quattro padiglioni edificati nei primi decenni del 900, un fabbricato accessorio, destinato ad ospitare l’alloggio del direttore, ed un’area cortiliva; il tutto racchiuso da alte mura perimetrali, che lo rendono in gran parte occluso alla vista dall’esterno e difficilmente accessibile.
Oggi le mura, polverose e a tratti sgretolate, sollevano una certa curiosità perché sono ancora sormontate da spirali di filo spinato e guardiole infrante.
Nel 1896 l’istituto diventa a tutti gli effetti un penitenziario per autori di reati, prede della loro stessa infermità mentale e considerati pericolosi sotto l’egida dell’allora vigente codice penale Zanardelli.
L’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia è noto anche per essere stato il terzo in Italia, dopo Anversa e Napoli, la cultura della Scuola Positiva prospera alla guida del dottor Cesare Lombroso, che proprio qui in città opererà nell’omonimo padiglione.
L’Ospedale del centro era una struttura all’avanguardia, con spazi dedicati alla mensa, gli uffici e gli ambulatori per le terapie; la sala originariamente dedicata a ospitare una cappella venne convertita in cinema negli anni ’50.
L’istituto è arrivato ad ospitare fino a 870 persone.
L’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio chiuse le porte nel 1991 per volere della politica riformista avviata dal ministro Franco Basaglia alla fine degli anni ’70 e ancora oggi oggetto di discussione nei circoli intellettuali e giuridici.
Si racconta che gli abitanti della zona potessero udire le urla che provenivano dall’interno dell’Ospedale e il rumore che i residenti facevano sbattendo oggetti contro le inferriate.
La struttura è oramai silenziosa da trent’anni ma non per questo le mura rimangono mute.