Immersa nei campi coltivati, una chiesa rurale di pregio che conserva gli affreschi seicenteschi dell’artista cremasco Tommaso Pombioli e che viene aperta periodicamente dagli Alpini.
Situata nella Bassa Bergamasca lungo il Cammino di Sant’Agostino che conduce al Santuario Santa Maria della Fonte di Caravaggio, non si hanno notizie oggettive riguardo la fondazione dell’Oratorio a causa di un incendio che distrusse gli archivi parrocchiali del paese. È possibile che in origine si trattasse di un semplice edificio devozionale, una sorta di edicoletta sacra poi diventata un Santuario dedicato al culto della Vergine nel tardo ‘500. I documenti più antichi da cui è possibile trarre informazioni sono le relazioni delle visite pastorali della prima metà del ‘600. Nel 1603 il Vescovo Speciano la descrive come una semplice “chiesa campestre” con una struttura simile a quella odierna: una navata, un portico, un altare cinto e da una cancellata ferrea, ora scomparsa.
La chiesa verrà arricchita nel 1623 dal celebre artista cremasco Tomaso Pombioli (1579/ 1636), detto il “Conciabracci”, con gli affreschi lungo le pareti della navata, del presbiterio e dai dipinti posti sulla controfacciata. Gli affreschi, restaurati nel 2000, si possono raggruppare in 5 cicli (La vita di Maria, le Sante intercessorie, gli emblemi marinai, le Sibille e i Profeti, gli Angeli musicanti e cantori). L’opera si conclude con la controfacciata, dominata nella parte superiore dalla grandiosa Strage degli Innocenti.
La Chiesa, inoltre, si pone come un museo a cielo aperto, emblema dell'antica civiltà rurale bergamasca. In particolare, gli affreschi, con cartigli in volgare, erano destinati all’ alfabetizzazione dei fedeli, mentre il porticato esterno fungeva come luogo di riparo, per peregrini e braccianti. Questi ultimi sfruttavano una roccia del porticato, ancora oggi visibilmente consumata, come pietra cote. Nei pressi dell’Oratorio si trova il Boscospino, un'area di 6500 mq di grande valenza naturalistica: grazie a un progetto di sensibilizzazione avviato nel 1993 con la Scuola Secondaria di Primo Grado di Calvenzano, sono state poste a dimora più di 700 piante e 200 arbusti da siepe tipici del territorio.
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Nota foto: autorizzazione alla riproduzione concessa della Diocesi di Cremona – Ufficio Beni Culturali.
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