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I PORTICI DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO

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I PORTICI DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO

Narrate, gente, la vostra terra: ascolta il racconto di Ines Thomas

I portici risalgono al XIV secolo e furono costruiti in due fasi. La prima fase venne realizzata nel 1309-1310 sotto la direzione di Fra Giovanni degli Ermitani, la seconda fase venne completata intorno al 1380-1390. Sono costituiti da una serie di archi a tutto sesto, sorretti da colonne in pietra e mattoni. Ogni arco è decorato con motivi geometrici e simboli regligiosi . I portici del chiostro sono decorati con affreschi del XV secolo. Nelle lunette sul muro, sotto il portico, sono a malapena visibili tracce d'affreschi dello Squarcione, artista padovano maestro del Mantenga, che vi aveva affrescato, con terra verde, i fatti della vita del Santo, anche in alcune parti del chiostro. Al tempo dell'Algarotti gli affreschi erano ancora visibili ed egli racconta che i frati tennero un'assemblea per decidere di coprirli di calce.

La chiesa fu fondata nel 1221 da fra Pietro Parenzo, seguace di San Francesco d'Assisi, quasi un secolo prima dei portici, costruita in stile gotico, subì molte modifiche e ampliamenti nei secoli successivi, tra cui l'aggiunta di cappelle laterali e di opere d'arte come la cappella degli Scrovegni. Nei secoli, fu anche centro di studi teologici e filosofici. 
L'interno è a tre navate, ampie, con volte a crociera, separate fra loro da colonne e pilastri alternati. Sopra la porta d'ingresso della navata di destra è posto il sarcofago con busto dello scrittore fiorentino Bartolomeo Cavalcanti, esule a Padova ove morì nel 1562. All'interno, numerose sono le opere artistiche di rilievo, vi lavorarono tra gli altri: Bartolomeo Bellano e Andrea Briosco, discepoli di Donatello, Paolo Veronese, Pietro Damini, Alessandro Varotari, detto il Padovanino, e Domenico Campagnola fino ad arrivare ai tempi nostri con le molteplici opere dello scultore padovano Luigi Strazzabosco, attivo anche a Palazzo Zabarella.

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I PORTICI DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO
Iniziata nel 1416, modificata ed ampliata nella prima metà del secolo XVI, appartenente alla comunità francescana, fu soppressa nel 1810 e solo nel 1914 fu restituita ai frati. Il muro esterno della chiesa, in cotto, presenta una cornice ed archetti pensili e l'ampio porticato ad archi acuti è con tutta probabilità, sempre dello stesso periodo, come il bel portale in cotto sotto il portico a destra. Nelle lunette sul muro, sotto il portico, sono a malapena visibili tracce d'affreschi dello Squarcione, artista padovano maestro del Mantenga, che vi aveva affrescato, con terra verde, i fatti della vita del Santo, anche in alcune parti del chiostro. Al tempo dell'Algarotti gli affreschi erano ancora visibili ed egli racconta che i frati tennero un'assemblea per decidere di coprirli di calce. L'interno è a tre navate, ampie, con volte a crociera, separate fra loro da colonne e pilastri alternati. Sopra la porta d'ingresso della navata di destra è posto il sarcofago con busto dello scrittore fiorentino Bartolomeo Cavalcanti, esule a Padova ove morì nel 1562. All'interno, numerose sono le opere artistiche di rilievo, vi lavorarono tra gli altri: Bartolomeo Bellano e Andrea Briosco, discepoli di Donatello, Paolo Veronese, Pietro Damini, Alessandro Varotari, detto il Padovanino, e Domenico Campagnola fino ad arrivare ai tempi nostri con le molteplici opere dello scultore padovano Luigi Strazzabosco, attivo anche a Palazzo Zabarella.
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