In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
Primo nucleo della "città moderna" sviluppatasi sul vasto territorio, interamente pianeggiante, del feudo del barone Berlingeri, a partire dal 1959, anno in cui ottiene l'autonomia dal comune di Montalbano Jonico. Ancora oggi, nonostante l'espansione urbana abbia dilatato i confini del tessuto costruito, configurando nuovi ed alternativi spazi di aggregazione e socializzazione, piazza Eraclea resta il cuore pulsante della città: luogo di ritrovo, con le sue attività ricettive, e sede di importanti servizi pubblici.
Gli anni cinquanta, con la riforma agraria e l'autonomia comunale, rappresentano la svolta epocale che ha fatto assumere a Policoro, in pochi decenni, l'attuale fisionomia. "A Pllicore chi ci va, ci more". (Chi va a Policoro muore). Era questo il detto che circolava nei paesi vicini fino all'inizio degli anni ‘50 quando Policoro era un immenso feudo baronale paludoso. Una situazione che si era protratta per diversi secoli, grazie all'organizzazione feudale che la reggeva e che fu possibile sconfiggere, dopo la seconda guerra mondiale, con le lotte contadine sfociate poi nell'occupazione delle terre. L'intervento di riforma a Policoro interessò 5.625 ettari, espropriati al barone Berlingieri. La grande proprietà latifondista venne suddivisa in piccole proprietà terriere.
In parte trasformata rispetto all'assetto originario, visibile fino ai primi anni ‘90, mantiene la fisionomia del borgo che nella piazza centrale concentra i principali servizi pubblici collegati da una unità estetico formale, il Municipio (poi biblioteca comunale), la Chiesa, i portici e, appena fuori dal perimetro, la prima caserma dei Carabinieri, la prima Scuola e la villa comunale. Gli edifici del borgo, il primitivo nucleo da cui nasce l'odierna Policoro, sono caratterizzati dall'uso dell'intonaco bianco alternato a elementi lapidei e soprattutto scandito da ampie arcate leggermente ogivali. Un progetto architettonico di un certo pregio la cui scelta formale scaturì da quella sperimentazione di nuovi linguaggi architettonici che molti professionisti del tempo, alcuni molto noti, riservarono alla realizzazione dei nuovi insediamenti rurali. Predominante nella piazza è la chiesa Madre, dedicata alla madonna di Nazareth, con i caratteristici voltoni illuminati di notte, nella piazza, in asse con l'ingresso della biblioteca comunale, la statua di Ercole con il leone, simbolo della città.
In parte trasformata rispetto all'assetto originario, visibile fino ai primi anni ‘90, mantiene la fisionomia del borgo che nella piazza centrale concentra i principali servizi pubblici. Si trovano, infatti, collegati dall'unità estetico formale, il Municipio (che negli anni ha lasciato spazio alla biblioteca comunale), la Chiesa, gli spazi porticati e, appena fuori dal perimetro (segnato dal porticato che collegava l'ambiente liturgico agli altri edifici di servizio), la prima caserma dei Carabinieri, la prima Scuola e la villa comunale. Il percorso si svolgerà attraverso il tessuto urbano, nella sua valenza storico documentale, e comprenderà la visita del Museo multimediale della Riforma Fondiaria di recente istituzione.
Apprendisti Ciceroni delle classi Terze (Liceo Linguistico) dell’IIS Fermi di Policoro