I Luoghi del Cuore
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CHIESETTA DI SAN GIORGIO

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OSIO SOTTO, BERGAMO

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CHIESETTA DI SAN GIORGIO
Merita menzione anche la chiesetta di San Giorgio, chiamata comunemente in dialetto chiesetta di Saore che, collocata in un'area posta al confine con Levate ed immersa tra i campi, pare risalire al XIV secolo. Come attestano documenti scritti, la forma bergamasca Saore è la deformazione dialettale di ecclesia Sancti Georgii, espressione latina con cui era denominata la chiesa. La gente del tempo (si pensi al 1300-1400) più abituata al dialetto che al latino prese ben presto a riconoscere il tempietto come Santi Jori e poi con un ulteriore adattamento alle proprie esigenze fonetiche come Saiore e quindi, senz'altro, come Saore. La terribile apparizione dell'esercito furioso nelle campagne bergamasche del Cinquecento di Casini C. Nell’inverno del 1517 un soldato che militava nel corpo di fanteria veneto, posto sotto il comando del conte Bartolomeo Martinengo, si ammalò di paura dopo aver assistito ad una terribile apparizione di spettri nelle campagne di Verdello. Il nobile capitano decise allora di recarsi personalmente nel luogo della visione, dove erano stati trovati alberi spezzati e strane impronte di uomini e di cavalli: un evento spaventoso, paragonabile, secondo il Martinengo, solo alla propria morte. “E videro un re dal ferocissimo aspetto togliersi il guanto di ferro dalla mano e gettarlo in aria; nello stesso momento si udì un fragoroso rumore d’artiglieria accompagnato da suoni di tamburi, di trombe e di nacchere, così come deve avvenire all’inferno. L’esercito del terribile re si lanciò contro i soldati nemici e insieme, dispiegando al vento una moltitudine di vessilli e di stendardi, diedero vita ad una crudelissima battaglia che lasciò i soldati orrendamente mutilati”. Questa descrizione (riassunta ed adattata in italiano corrente) si trova in una lettera del 1517 scritta da Bartolomeo Martinengo nel suo castello di Villachiara, vicino a Crema, ed è conosciuta come la Littera de le meravigliose battaglie apparse novamente in bergamasca: in essa non veniva però riportato un normale combattimento tra eserciti, bensì il resoconto di una visione collettiva avvenuta a Verdello, nel bergamasco, pochi giorni prima, e precisamente il 16 dicembre. La data non è casuale perché segna l’inizio delle Tempora invernali del 1517, un periodo denso di simboli e rituali pagano-cristiani, probabilmente di origine celtica, legati al ciclo delle stagioni e alla produttività della terra.

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Merita menzione anche la chiesetta di San Giorgio, chiamata comunemente in dialetto chiesetta di Saore che, collocata in un'area posta al confine con Levate ed immersa tra i campi, pare risalire al XIV secolo. Come attestano documenti scritti, la forma bergamasca Saore è la deformazione dialettale di ecclesia Sancti Georgii, espressione latina con cui era denominata la chiesa. La gente del tempo (si pensi al 1300-1400) più abituata al dialetto che al latino prese ben presto a riconoscere il tempietto come Santi Jori e poi con un ulteriore adattamento alle proprie esigenze fonetiche come Saiore e quindi, senz'altro, come Saore. La terribile apparizione dell'esercito furioso nelle campagne bergamasche del Cinquecento di Casini C. Nell’inverno del 1517 un soldato che militava nel corpo di fanteria veneto, posto sotto il comando del conte Bartolomeo Martinengo, si ammalò di paura dopo aver assistito ad una terribile apparizione di spettri nelle campagne di Verdello. Il nobile capitano decise allora di recarsi personalmente nel luogo della visione, dove erano stati trovati alberi spezzati e strane impronte di uomini e di cavalli: un evento spaventoso, paragonabile, secondo il Martinengo, solo alla propria morte. “E videro un re dal ferocissimo aspetto togliersi il guanto di ferro dalla mano e gettarlo in aria; nello stesso momento si udì un fragoroso rumore d’artiglieria accompagnato da suoni di tamburi, di trombe e di nacchere, così come deve avvenire all’inferno. L’esercito del terribile re si lanciò contro i soldati nemici e insieme, dispiegando al vento una moltitudine di vessilli e di stendardi, diedero vita ad una crudelissima battaglia che lasciò i soldati orrendamente mutilati”. Questa descrizione (riassunta ed adattata in italiano corrente) si trova in una lettera del 1517 scritta da Bartolomeo Martinengo nel suo castello di Villachiara, vicino a Crema, ed è conosciuta come la Littera de le meravigliose battaglie apparse novamente in bergamasca: in essa non veniva però riportato un normale combattimento tra eserciti, bensì il resoconto di una visione collettiva avvenuta a Verdello, nel bergamasco, pochi giorni prima, e precisamente il 16 dicembre. La data non è casuale perché segna l’inizio delle Tempora invernali del 1517, un periodo denso di simboli e rituali pagano-cristiani, probabilmente di origine celtica, legati al ciclo delle stagioni e alla produttività della terra.
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