Nel 1716 divenne abbazia dipendente da Montevergine. Tra il 1740 ed il 1759 fu completamente rifatto da Monsignor Nicola Letizia, già abate di Montevergine, che completò il chiostro dopo lo sbancamento del fianco occidentale della collina del Parco.
Dopo le alienazioni di primo Ottocento (soppressione dei monasteri del 1807), fu acquistato da Costantino Amato, padre del letterato Saverio Costantino Amato, che vi ospitò nel 1815 Murat fuggiasco. Con il tempo subì danni e manomissioni.
La scenografica scala che collega la strada con il complesso oggi è quasi completamente obliterata dagli edifici moderni; della chiesa, dopo il crollo della facciata e della navata, si conserva solo la parte presbiteriale con i resti di un significativo pavimento di maiolica settecentesca a grande disegno in cui sono da osservare due coretti in legno dorato e un affresco nella volta raffigurante la Visione di San Guglielmo.