La borgata, sorta intorno alla CERTOSA DI MADONNA DELLA LOSA, a 1202 metri sul livello del mare, è tanto cara ai segusini, tanto piccola, tanto ricca di storia!
Da Susa, con le spalle rivolte al Rocciamelone, è visibile una piccola Chiesa bianca, con il campanile, piuttosto tozzo, romanico.
E’ quanto si vede da lontano; la borgata è nascosta, all’interno.
Da Torino è raggiungibile con le strade statali 24 e 25; per chi vuole usare l’autostrada diretta al Frejus, lo svincolo più vicino è quello di Susa.
La strada che porta alla Certosa della Losa si trova in Susa, sulla Statale 24, seguendo le indicazioni per Frais, Pian Gelassa. E’ possibile raggiungere la Certosa anche passando da Meana di Susa o da Gravere.
La borgata, ora costituita da casette ristrutturate, era, nel secolo scorso, la base estiva per i contadini e i pastori di Gravere.
Secondo Natalino Bartolomasi, storico della valle, il toponimo LOSA rimanda ai significati di carattere megalitico: forse in quella località, in epoca assai remota fu eretta un’imponente lastra di pietra, per consacrare il sito al culto della divinità secondo l’uso delle popolazioni primitive.
La storia della cappella, che si erge nel cuore della borgata su di una splendida balconata naturale da cui si domina tutta la conca di Susa, è legata alla presenza certosina. Grazie ad una donazione del conte Tommaso di Savoia, si insediò nel 1189 una delle prime comunità monastiche certosine del Piemonte. La cessione dei fertili pascoli della zona ai monaci fece sì che nascessero quasi subito dei contrasti con le popolazioni locali, inoltre la relativa vicinanza della località a Susa poco si adattava al bisogno di isolamento prescritto dalla regola monastica. Nel 1198 i certosini della Losa ottennero in dono le terre di Montebenedetto presso Villar Focchiardo, dove si trasferirono già nel 1200.
La borgata conserva ancora in parte, in alcune abitazioni, tracce delle architetture tipiche delle certose medievali; le casette che si affacciano sulla piazza lungo il lato nord erano, certamente, le celle dei monaci certosini che vivevano presso la certosa.
La Losa vanta villeggianti illustri: l’artista Ettore Olivero Pistoletto, orginario dell’Arnodera, ed il figlio Michelangelo Pistoletto che ricorda: ” Durante la seconda guerra mondiale eravamo sfollati a Susa. Fuggiti da Torino, dove risiedevamo, ci rifugiammo nella casa paterna. Fu lì che vissi il mio rapporto più intenso con questa terra, andando a scuola ed entrando in contatto con tutti gli aspetti della vita valsusina. Avevamo anche un’altra casa, nella borgata di Madonna della Losa dove da bambino trascorrevo le vacanze ed i fine settimana. Questi ultimi sono i ricordi più gioiosi, perché lontani dalle privazioni e dalle ansie della guerra vissute a Susa tra il 1943 e il 1945”. Tuttora Michelangelo ricorda con nostalgia i luoghi e le persone della Losa e vi ritorna volentieri. La Losa è diventata “Ambasciata del Terzo Paradiso” grazie al fatto che Michelangelo ha donato alla borgata un Terzo Paradiso composto da tante foto degli amici di una volta e degli attuali villeggianti. E’ un segno che dà valore alla memoria necessaria per costruire il futuro. “Noi siamo”... grazie alla storia che ci ha preceduto, siamo rivestiti di ciò che gli altri hanno vissuto per noi.
La borgata Madonna della Losa è attraversata da sentieri e da essa facilmente se ne possono raggiungere. Tutti permettono di immergersi nella natura e, anche il turista più distratto, non potrà fare a meno di ammirare il panorama superbo. Citiamo il sentiero dei Franchi, il sentiero Balcone, la mulattiera che conduce alla borgata Alteretto e quindi Gravere (a non più di 100 metri dalla Losa si incontra il Pilone di Sant’Anna). Altri percorsi:
Losa – Batteria militare del Trucco.
Losa – Piangelassa
Losa – Deveis
Losa – Gran Serin passando per il Pian del Frais e l’alpe Arguel