Il complesso denominato Abbazia di Vertemate è stato per circa 400 anni la sede del priorato maggiore cluniacense di San Giovanni il Battista, edificata dopo l'anno mille sui ruderi di un forte romano.
Seguendo l'intuizione del benedettino Oddone da Cluny nel rendersi indipendenti rispetto allo scontro tra il potere temporale dei vescovi di nomina papale e i feudatari di nomina imperiale, l'Abbazia di Vertemate viene fondata nel 1084 da un monaco dell'ordine cluniacense, Gerardo della Charité, imparentato ai Della Porta, proprietari del castello di Vertemate.
Il priorato, grazie ai numerosi lasciti che si estenderanno in provincia di Como, nel Varesotto ma anche in Valtellina, diventa presto, uno dei più importanti del Nord Italia.
I primi due secoli sono quelli dell'età dell'oro, oscurati solo in modo intermittente dal comportamento di qualche priore di troppo facile investitura, ma innalzati dal lavoro e dalla spiritualità dei più. E’ in questo periodo che nei terreni continui lungo Seveso, di proprietà abbaziale, si sviluppano i mulini della valle di Mornasco alimentati da una roggia costituita parallelamente al decorso del torrente e in parte ancora esistente.
Il periodo aureo dell'abbazia termina bruscamente nel 1287 quando il chiostro viene distrutto dai comaschi come ritorsione per il fatto che i monaci sono schierati con Milano nello scontro tra Comuni e Impero. La vita del monastero riprende con difficoltà, con priori che si dividono tra le altre sedi di Cernobbio e di Olgiate. Sono decenni difficili, il movimento cluniacense esaurisce sia la sua forza propulsiva sia il potere di controllo sui priorati. Lentamente il priorato di San Giovanni Battista di Vertemate si spegne con l’esaurirsi dei monaci.
Nel ‘400 inizia un periodo oscuro di commendatari, gestori dell'abbazia per conto della Chiesa, ma senza la presenza attiva di monaci. A parte l'opera attenta di qualche commendatario illuminato, come Tommaso Coiro nel 1441, l'attenzione per l'abbazia decresce nel tempo fino alla Rivoluzione francese. Da quel momento la proprietà passa tra le mani di numerosi nobili dell'aristocrazia lombarda.
Si deve attendere la seconda metà del Novecento, nel 1966, perché l'acquisto dell'abbazia da parte della famiglia Ricotti di Milano porti ad un encomiabile sforzo di recupero strutturale e artistico del complesso. Il restauro riporta all'antico splendore la bellissima chiesa romanica (prima adibita a fienile) e tutta la struttura abbaziale, compreso il bel chiostro.
Ma manca un tassello fondamentale per restituire vita all'abbazia, la soluzione più auspicabile è di restituirlo alla destinazione per il quale 900 anni prima era stata edificata. Nel 1993 il miracolo avviene, monaci benedettini provenienti da Praia (Padova) riportano la spiritualità originaria nell'abbazia. Purtroppo, la loro permanenza dura per un periodo troppo breve e la comunità monastica sceglie nel 2005 di trasferirsi a Dumenza, nel Varesotto, per iniziare una nuova esperienza.
Oggi la proprietà dell'abbazia resta privata e la decisione sul futuro del complesso rimane in mano alla famiglia Ricotti. Se l'attenzione dei proprietari rimarrà la stessa dimostrata nei decenni passati, lontana da intenti speculativi, si potrà ben sperare per il futuro.
Scheda completa al 100%
Arricchisci o modifica questa scheda
Esiste già una scheda per questo luogo?
Segnalaci se questa scheda è un duplicato.
548° Posto
14,571° Posto
2,851° Posto
11,751° Posto
2,948° Posto
476° Posto
1,722° Posto
4,385° Posto
406° Posto
1,655° Posto
74° Posto
nei Beni FAI tutto l'anno
Gratis