Il racconto come missione culturale e sociale e come strumento di tutela

Il racconto come missione culturale e sociale e come strumento di tutela

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Il racconto come missione culturale e sociale e come strumento di tutela
Focus

14 marzo 2024

Il discorso del Presidente FAI Marco Magnifico, tenuto il 12 marzo 2024 nella sede RAI di Via Mazzini a Roma in occasione della conferenza stampa della trentaduesima edizione delle Giornate FAI di Primavera.

Raccontare per farsi capire; una narrazione non solenne e ufficiale ma semplice e spontanea ancorché di sostanza, che parla il linguaggio di tutti i giorni.

Raccontare per avvicinare chi ci ascolta ai temi che ci stanno a cuore o, addirittura, per aprire una breccia nel caso ciò di cui parliamo fosse ignoto a chi ci sta di fronte.

Abbiamo chiesto alla RAI di ospitare la presentazione alla stampa di oggi all’indomani del nostro Convegno Nazionale, tenutosi 20 giorni fa al Teatro Bellini di Napoli dal titolo Curiamo il patrimonio, raccontandolo; la RAI in 70 anni ha raccontato agli italiani l’Italia e il mondo in cui viviamo; un racconto quotidiano che ha unito il Paese mettendone in relazione, attraverso la tecnologia, i luoghi, le culture e le mentalità un tempo così distanti; in buona sostanza unendo anche culturalmente un Paese che per 1400 lunghi anni (dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente all’Unità d’Italia) non lo era più stato.

Per il FAI è un onore oggi presentare questa nostra trentaduesima edizione delle Giornate FAI di Primavera nella casa di chi ha messo le basi perché il racconto della storia e della cultura del nostro Paese divenisse un bisogno ma anche un divertimento per i cittadini italiani; grazie, gentile Presidente Soldi a lei e a tutta la RAI per aver aderito alla nostra richiesta! Le siamo grati.

E glielo dico con animo filiale! Con l’animo di chi, come il FAI, dopo essere nato 49 anni fa (21 dopo la RAI) per salvare dall’abbandono pezzi nobili del nostro Paese, restaurandoli e aprendoli al pubblico, a un certo punto si è reso conto che il vero scopo della sua esistenza non era tanto quello della salvezza fisica di quei luoghi d’arte e di natura ma il racconto, facile all’ascolto ma denso di contenuti, che della storia di quei luoghi e dei personaggi che li avevano voluti e abitati, in quei luoghi stessi andava fatto al sempre crescente, più attento ed esigente pubblico che li frequentava. Lo stesso pubblico al quale la RAI quotidianamente parlava via etere.

Una missione comune dunque sempre più volta all’educazione della collettività nella consapevolezza del crescente beneficio culturale e sociale della nostra attività sussidiaria a quella delle istituzioni dello Stato.

Proprio da questa – a suo tempo quasi inconscia – necessità nacquero nel 1992 le Giornate FAI di Primavera dando vita, e poi corpo, e poi forza a una impressionante struttura di volontariato, le Delegazioni del FAI, sparsa in ogni angolo del Paese che scandagliando con un entusiasmo e una pervicacia del tutto eccezionali il proprio territorio ha in questi trentadue anni aperto al pubblico 15.540 luoghi dimenticati o difficilmente visitabili raccontandoli, appunto, con semplicità e passione a ben 12 milioni e 515.000 di cittadini e facendo così delle Giornate FAI il più imponente evento nazionale annuale dedicato ai Beni culturali italiani.

Il racconto dunque come missione culturale e sociale e come strumento di tutela; come strumento per formare una schiera di cittadini decisi a proteggere per sempre e per tutti il Patrimonio storico, artistico e paesaggistico più straordinario del mondo.

Ai benefici derivanti da questo entusiastico e inesausto raccontare se ne è ora aggiunto un altro al quale fino a qualche anno fa non davamo l’importanza che ha man mano assunto: quello della fisicità e del ruolo che essa ha per un vero apprendimento.

Le nuove, le continuamente e incessantemente nuove, tecnologie con le prodigiose possibilità che ormai ci offrono e continueranno a offrirci, catapultano le nostre esperienze, le nostre sensazioni e le nostre percezioni ovunque, in un mondo sempre più virtuale anche se del tutto verosimile. La televisione si guarda solo a casa; il telefonino ovunque e a qualsiasi ora del giorno e della notte con un effetto – soprattutto per le giovani generazioni – pericolosamente estraniante.

Alessandro D’Avenia ne ha scritto qualche giorno fa sul “Corriere” parlando dell’“oblio del corpo”; si viaggia solo virtualmente; del corpo, del tatto, degli odori, della fatica non c’è più bisogno; si è altrove senza muoversi.

Proporre fisicità, spostamento, contatto con le persone, con le pietre, col caldo e col freddo, con l’umido e col secco, con gli odori, con la luce e con la penombra di un luogo sconosciuto, con la minima fatica del salire o dello scendere per una scala o per un sentiero, con la libertà di guardare quello che si vuole prendendosi il tempo che serve… questa fisicità arricchisce il racconto, lo veste, lo nutre di un’esperienza concreta che rischia di essere considerata superflua da chi sempre più si abitua a vivere connesso. Questa accogliente fisicità è una delle componenti a noi più care del nostro lavoro.

E in tutto questo la nostra più grande soddisfazione è quella di aver allevato, con un grande lavoro condotto assieme a centinaia di insegnanti delle scuole italiane, schiere di giovani studenti – i nostri ormai celebri Apprendisti Ciceroni – che questi luoghi sconosciuti o difficilmente visitabili hanno visitato e studiato per poterli, in queste giornate, a loro volta raccontare alle centinaia di migliaia di adulti che si meravigliano nell’ascoltare la grande storia del loro Paese dalla bocca di una gioventù inaspettatamente padrona del passato dal quale proviene.

Per saper raccontare bisogna sapere; e quello che si sa raccontare perché lo si è studiato farà sempre parte del nostro bagaglio di cittadini consapevoli che vivere nel Paese più bello del mondo è un meraviglioso privilegio che costa un poco di fatica ma che ampiamente ripaga facendoci uomini e donne all’altezza del nostro passato. Di questo desidero, chiudendo, ringraziare tutti quei ragazzi, quei volontari e quelle guide professioniste che in queste Giornate si mettono a disposizione dei propri concittadini con uno spirito civico che incoraggia, in questi tempi tanto difficili, a guardare al futuro con occhi fiduciosi. Guai se si perde fiducia nel costruire, nonostante tutto, un mondo migliore. È per questo, cara Presidente che siamo nati; voi della RAI e noi del FAI.

E ora il via al momento da sempre più atteso di questo nostro annuale incontro con i giornalisti, che di tutto cuore ringrazio; quello che Daniela Bruno ha da qualche anno giustamente chiamato Carosello, proprio in onore della RAI che tanto ruolo ha nel promuovere questo evento e che vi mostrerà solo una piccola selezione degli oltre 750 luoghi straordinari visitabili i prossimi 23 e 24 marzo; ma non prima di aver ricordato il ruolo essenziale di quelle aziende che da anni con forza, impegno e fede sostengono questo grande evento annuale.

Leggi le news delle Giornate FAI di Primavera 2024

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