02 ottobre 2025
Visitare i Luoghi del Cuore durante le Giornate FAI d’Autunno 2025 è un’opportunità unica per conoscere luoghi che il FAI e Intesa Sanpaolo hanno sostenuto attraverso un progetto di restauro o di valorizzazione, oppure scoprire luoghi votati all’ultimo censimento che possono sperare in un nuovo futuro di recupero e condivisione.
L’Eremo di Sant’Onofrio sorge incastonato nel costone roccioso del Monte Morrone in una spettacolare posizione a strapiombo a 600 metri di altitudine, a cinque chilometri dal centro storico di Sulmona, in località Badia. Fu fondato sul finire del Duecento intorno alla grotta abitata da Pietro da Morrone in diversi momenti della sua lunga vita e fu qui che nel 1294 giunsero i delegati del Conclave a dare all’eremita la notizia della sua elezione al soglio pontificio, per il quale scelse il nome di Celestino V. Nel 2020, grazie all'attivazione dei volontari della Delegazione FAI di Sulmona e del Comitato “Custodi dell'Eremo di Celestino V” l'Eremo ha ottenuto ben 22.442 voti al decimo Censimento “I Luoghi del Cuore”, conquistando il premio dedicato al vincitore della classifica speciale “Italia sopra i 600 metri”. In virtù di questo risultato, ha beneficiato di un contributo di 20.000 euro, che hanno consentito il restauro degli affreschi risalenti al XIII-XV secolo nella piccola chiesa dell’Eremo.
Il complesso si presenta in una posizione spettacolare a strapiombo tra le rocce del Monte Morrone. Si sviluppa su tre livelli: al piano terra un loggiato con soffitto ligneo e la chiesetta con gli affreschi del XIII/XV secolo, al primo piano l'oratorio e le celle dove dimoravano i frati, al secondo piano una terrazza con una suggestiva veduta sulla valle Peligna. Nella zona sottostante l'Eremo si trova la piccola grotta scavata nella roccia, che fu il primo rifugio del Santo, divenuta dopo la morte di Pietro un luogo di ritualità apotropaiche. Ancora oggi, infatti, i fedeli praticano la “strofinazione” rituale o si bagnano con l'acqua di stillicidio per ottenere guarigione dai mali. Chi visita il luogo nell'Anno del Giubileo, ottiene per volontà di Papa Celestino V, l'Indulgenza Plenaria Perpetua.
In occasione delle Giornate FAI d'Autunno i visitatori avranno a disposizione un bus navetta per raggiungere il piazzale sottostante l'Eremo, offerto dal Comune di Sulmona. L’Eremo si raggiunge soltanto a piedi, con una passeggiata in salita di circa 20 minuti.
Il Parco di Villa Strozzi a Begozzo di Gonzaga, che si estende per circa cinque ettari, nasce intorno all'imponente dimora padronale.
Il primo nucleo risale al Quattrocento e si configurava come una “corte” dove, alla residenza, si affiancavano aree verdi che accoglievano alberi da frutto e ornamentali, una parte a prato e una parte a vigne. Fra Seicento e Settecento il giardino, così come la villa, fu totalmente ripensato da Pietro Antonio Strozzi e dal figlio Francesco Gaetano, che crearono un giardino all'italiana con una peschiera, una serra per gli agrumi e una ghiacciaia. Nell’Ottocento Luigi Strozzi introdusse un nuovo disegno di percorsi ed essenze trasformando la percezione delle aree verdi verso un “giardino all'inglese”, e vennero introdotti sentieri tortuosi, che oggi offrono al visitatore scorci e prospettive sempre varie e suggestive, collinette artificiali a movimentare il paesaggio pianeggiante, un laghetto la cui forma richiama le tre mezzelune dello stemma Strozzi, boschetti dall'aspetto apparentemente selvaggio, specie esotiche e grandi alberi isolati in piccole radure. Delle architetture e delle sculture originariamente integrate al paesaggio si conservano, sommerse dalla vegetazione, la ghiacciaia e la statua della fede.
La villa è stata trasformata in Istituto tecnico agrario nel 1952 e il parco riveste anche una importante funzione didattica. Nel 2013, dopo la partecipazione al censimento I Luoghi del Cuore, nata in seguito ai danni provocati dal terremoto che l’anno precedente avevano reso il luogo inagibile, il FAI ha sostenuto la progettazione del recupero del parco. Il recente intervento di restauro, grazie a fondi PNRR, ha restituito al pubblico un luogo dove si intrecciano ambiente, cultura, educazione e coesione sociale, uno spazio vitale per la comunità.
Saranno gli studenti dell’Istituto di agraria ad accompagnare i visitatori del FAI alla scoperta del parco.
Rimasta chiusa per oltre quarant'anni, la Chiesa di Santa Caterina, nota come “chiesa delle sigaraie”, per essere stata luogo di preghiera delle operaie della vicina Manifattura Tabacchi, è uno dei più raffinati esempi di architettura barocca a Lucca. Originariamente costruita nel 1575, fu trasformata nel 1738 dall'architetto Francesco Pini, allievo di Filippo Juvarra, che le conferì uno stile scenografico e ricco di movimento, tipico del Barocco. Nel 2010, grazie ai voti di quasi 20.000 persone ha ottenuto la terza posizione nazionale al censimento I Luoghi del Cuore.
Dopo la presentazione dei risultati, il Ministero della Cultura ha stanziato 800.000 euro per il restauro della chiesa, all’epoca inagibile. L’intervento, terminato nel 2014, si è concentrato sul consolidamento strutturale e sulla riqualificazione delle superfici decorative interne ed esterne. Nel 2018, il finanziamento del FAI e di Intesa Sanpaolo, di 20.000 euro, ha invece permesso il restauro dell’organo ottocentesco, probabilmente opera del grande organista Domenico Pucci: l’organo è tornato a suonare nell'aprile 2022.
La Chiesa di Santa Caterina porta con sé il motto Veritas Filia Temporis "La Verità verrà svelata con il tempo", un'espressione che ben si adatta alla sua storia e alla riscoperta del suo valore artistico e culturale. L'interno è decorato da eleganti stucchi che incorniciano i tre altari e i dipinti sovrastanti. Straordinario è l'affresco sospeso che culmina la cupola, un raro esempio in Italia, che rende questo gioiello barocco unico e prezioso.
Durante le Giornate FAI d’Autunno 2025 la visita speciale all’affresco sospeso è riservata agli Iscritti FAI, con la possibilità di iscriversi in loco.
Votata come "Luogo del Cuore" nel 2014 da 15.582 persone, la Basilica è stata al centro di un progetto di valorizzazione, sostenuto da FAI e Intesa Sanpaolo e dal Comune di Vercelli, che ha riguardato la fruizione dell’edificio attraverso un innovativo sistema di segnaletica immersiva ed è volto a valorizzare il monumento.
Il campanile della Basilica, solitamente non visitabile dal pubblico, viene aperto durante le Giornate FAI d’Autunno grazie alla collaborazione con il Comune di Vercelli che ne ha restaurato gli interni permettendo la salita sino al primo piano.
Il campanile sorge sul lato destro della chiesa e misura 65 metri d'altezza. Fa parte del complesso composto dal luogo di culto e dagli edifici che ospitavano l'ospedale fondato nel XIII secolo da Guala Bicchieri, cardinale che rivestì un importante ruolo diplomatico e fu legato pontificio in Inghilterra. Il complesso dell’abbazia, che è ancora oggi il simbolo della città, venne eretto in stile gotico tra il 1219 e il 1227, ma l’attuale torre campanaria fu aggiunta nel corso del XV secolo e si trova in posizione obliqua rispetto al transetto destro.
Lamoli è un piccolo borgo ubicato nella stretta valle del fiume Meta, a 600 m s.l.m., al confine tra Marche e Toscana, circondato da boschi e sovrastato dall'Abbazia di San Michele Arcangelo. I monaci benedettini la fecero costruire tra il IX e il X secolo. Di imponenti dimensioni, il complesso comprende la chiesa, il monastero e la foresteria. La chiesa conserva al suo interno un ciclo di affreschi databile al XV secolo e una piccola raccolta di arte sacra e manoscritti esposti nella cripta. Sono state 24.742 le persone che, nel 2018, hanno scelto di votarla al Censimento “I Luoghi del Cuore” facendole raggiungere l’ottava posizione della classifica nazionale. Grazie a questo risultato, FAI e Intesa Sanpaolo hanno sostenuto il restauro del tetto, che era stato gravemente danneggiato da una pesante nevicata.
Durante le Giornate FAI d’Autunno 2025 si potrà partecipare alla visita guidata al Museo dei Colori Naturali D. Bischi nel chiostro dell'Abbazia: diretto da Massimo Guerra, questo centro di ricerca offre una vasta gamma di documenti sulla storia dei colori vegetali, della coltivazione delle piante tintorie ed esperienze di laboratorio dell’estrazione del colore.
L'Amideria Chiozza, costruita nel 1875 per l’estrazione dell’amido dal frumento dal mais e dal riso, è una delle più significative testimonianze legate alla storia dell’industria presenti in Friuli-Venezia Giulia e la prima fabbrica sorta nella bassa friulana, un notevole esempio di “Industrial heritage”.
Nel 2016 l’Amideria Chiozza si posizionò al 21° posto nella classifica nazionale dell’ottava edizione de “I Luoghi del Cuore”, con 13.288 voti, raccolti grazie all’impegno dell'Associazione Amideria Chiozza e della Delegazione FAI di Udine, che seppero coinvolgere non solo la comunità locale ma tutto il territorio provinciale. La grande visibilità portata al complesso, all’epoca in disuso e inagibile, ha attratto attenzione e finanziamenti per diversi milioni di euro, che stanno portando alla rinascita del complesso.
Durante le Giornate FAI avremo modo di apprezzare la macchina a vapore del 1902, restaurata grazie al sostegno di FAI e Intesa Sanpaolo in seguito alla partecipazione al bando post censimento. Grazie all'operato dell'Associazione Amideria Chiozza ODV, nel rispetto del 4° principio dell'Universal Design, “percettibilità dell'informazione”, sono stati realizzati alcuni pannelli visivo tattili: strumenti comunicativi accessibili a tutti in modo indifferente rispetto alle capacità sensoriali dell'utilizzatore. Il testo è in chiaro con sovrastampato in braille, i disegni presentano texture in rilievo con tratti differenti per consentire la comprensione a tutti.
nei Beni FAI tutto l'anno
Gratis