10 novembre 2022
«Insieme ai miei figli ho deciso di lasciare un ulteriore segno in Italia della parte storica della nostra collezione seguendo quello che era stato il sogno di Giuseppe e mio». Rosa Giovanna Panza di Biumo
Un nucleo di 108 lavori di 26 artisti europei e americani, parte della collezione di Giuseppe Panza di Biumo, finora conservati dalla sua famiglia, è l’eccezionale donazione che il FAI presenta a Villa Panza a Varese, una dimora nobiliare del Settecento con ampio parco, che fu la casa del collezionista, da lui donata alla Fondazione nel 1996 insieme a una raccolta di 141 opere di artisti contemporanei prevalentemente americani.
La donazione, condivisa dai figli e a nome della moglie, Rosa Giovanna Panza di Biumo, che ha sempre affiancato il collezionista nella sua ricerca, condividendone appieno lo spirito con ugual passione, è l’ennesimo generoso gesto della famiglia, che si fonda su un proposito concreto, civile e di grande lungimiranza: le opere donate, infatti, saranno così indissolubilmente legate alla Villa, conservate e valorizzate dal FAI, e arricchiranno la panoramica della storia della collezione che già qui si conserva, offrendo al pubblico la possibilità di comprendere ancor meglio la visione di Giuseppe Panza di Biumo, di cui questo luogo speciale è il vivido riflesso.
Villa Panza, infatti, non è un museo d’arte contemporanea, ma la casa del collezionista e della sua famiglia, che in particolar modo riflette e testimonia la sua opera, la sua sensibilità e la sua cultura, e il percorso della sua ricerca, che attraversa almeno tre generazioni di artisti, dagli anni ’50 del Novecento fino al 2010, e numerosi differenti movimenti artistici, dall’arte minimale e concettuale a quella ambientale, della luce e del colore. La collezione qui custodita e il suo allestimento, da lui concepito fin nei minimi dettagli – ragionato, sofisticato e originalissimo, attento alla relazione tra architettura, natura, arredo e opere d’arte, molte delle quali site-specific – sono un’opera in sé: l’opera del collezionista, di cui la Villa offre al pubblico l’esperienza unica, e che grazie a questa donazione sarà ancor meglio comprensibile e godibile.
Il nuovo nucleo di lavori arricchisce il patrimonio in termini qualitativi e quantitativi: Villa Panza sarà seconda solo al Museo Guggenheim di New York per numero di opere della collezione di Giuseppe Panza di Biumo, che potranno così essere anche oggetto di rotazioni, ai fini di una migliore conservazione delle stesse, di scambi e collaborazioni con musei nazionali e internazionali, e di temporanei progetti espositivi volti a indagarne alcune parti e alcuni temi fondanti.
La mostra EX NATURA. Nuove opere dalla collezione di Giuseppe Panza di Biumo è il primo di questi progetti, che darà nuovo impulso alla valorizzazione culturale di Villa e Collezione Panza, e che inaugura un programma quadriennale di esposizioni intitolate a diversi temi che attraversano la raccolta e la ricerca del collezionista: da “natura e forma” – il tema di quest’anno – a “ritmo e dinamica”, “segno e messaggio” e “luce e colore”. Le mostre, a cadenza annuale, si basano sull’esposizione di parte della donazione, in dialogo con opere della collezione già permanente e con l’aggiunta di prestiti da musei e istituzioni depositarie di altri gruppi di opere della Collezione Panza, e prevedono nel corso della loro durata – a maggio – un’ulteriore “mostra nella mostra”, attraverso l’intervento di artisti contemporanei non necessariamente collezionati da Giuseppe Panza di Biumo, ma comunque vicini ai temi della sua ricerca, per un approfondimento ulteriore e nuove suggestioni sul tema dell’anno.
Il nucleo di 108 lavori donati al FAI appartiene alla seconda e terza fase di ricerca di Giuseppe Panza di Biumo, così definite dallo stesso collezionista. La prima fase o collezione, iniziata nel 1954, muove dall’arte informale europea all’espressionismo astratto con incursioni nella pop art, ed è oggi per la maggior parte conservata al MOCA di Los Angeles; la seconda fase o collezione, composta tra il 1968 e il 1976, ben rappresentata al Museo Guggenheim di New York e già presente in piccola parte a Villa Panza, si concentra, invece, sull’arte minimale, concettuale, ambientale e sulla light art; la terza fase, infine, realizzata dal 1986, e parte fondante la donazione originaria al FAI, si apre a nuove prospettive con l’arte organica, l’arte dei piccoli oggetti e l'arte del colore.
Le opere donate permettono di approfondire meglio queste due ultime fasi della ricerca del collezionista, non solo attraverso lavori di nuovi artisti, ma anche grazie all’integrazione di opere di alcuni già presenti nella collezione permanente di Villa Panza. Nella donazione è rappresentata l’arte concettuale americana di Robert Barry (1936), Jan Dibbets (1941), Joseph Kosuth (1945), Lawrence Weiner (1942-2021) e Sol LeWitt (1928-2007), e l’arte minimale di Jene Highstein (1942-2013) e Richard Nonas (1936-2021). Vi compaiono anche esponenti dell’arte inglese, come Hamish Fulton (1946) e Richard Long (1945). Sono inoltre compresi lavori di artisti appartenenti, secondo la definizione di Giuseppe Panza, alla compagine dell’arte organica: Emil Lukas (1964), Ross Rudel (1960) e Peter Shelton (1951). Sono incluse le ricerche sul colore della pittura monocromatica di Anne Appleby (1954), Sonia Costantini (1956), Sean Shanahan (1960) e Phil Sims (1940). Entrano in collezione alcuni lavori di David Goerk (1952) e di Robert Tiemann (1936 - 2016), dedicati ai piccoli oggetti, di Barry X Ball (1955) e di Lawrence Carroll (1954-2019), e progetti di arte del suono di Michael Brewster (1946-2016). In donazione anche alcune opere di artisti come Cioni Carpi (1923-2011), Giorgio Colombo (1945), Chiara Dynys (1958), Piero Fogliati (1930-2016) e Maurizio Mochetti (1940), a sottolineare l’interesse di Panza per una specifica ricerca dell’arte italiana.
Dal 10 novembre 2022 al 1° ottobre 2023 il FAI apre al pubblico Ex Natura. Nuove opere dalla collezione di Giuseppe Panza di Biumo. La mostra indaga la relazione tra due polarità, natura e forma, e il modo in cui si riformulano di artista in artista, di opera in opera, dando origine e vita a consonanze e dissonanze, letture e suggestioni, significati e messaggi, alcuni dei quali, a partire dalla natura come fonte di ispirazione e motore di creazione, sono precoci moniti alla tutela dell’ambiente. Sono esposti 46 lavori di 10 differenti artisti, corrispondenti a 10 sezioni monografiche, introdotte da citazioni di Giuseppe Panza di Biumo tratte dal suo volume autobiografico Ricordi di un collezionista.
Per l’occasione il FAI ha realizzato una guida accessibile tramite smartphone con schede dei singoli artisti e per ciascuno, in podcast, le letture integrali dal suddetto volume, che tra curiosi aneddoti e riflessioni profonde, sono il migliore accompagnamento alla visita, per la comprensione dei lavori in mostra, ma anche e soprattutto delle scelte collezionistiche di Giuseppe Panza di Biumo.
Delle opere esposte: 30 sono oggetto della donazione e 16 sono in prestito dalla Panza Collection Mendrisio, la parte della collezione ancora custodita e gestita dalla famiglia Panza.
Il percorso di visita si sviluppa dal primo piano della villa dove, accanto alle "forme povere" di Lawrence Carroll, di cui Giuseppe Panza evidenzia “la bellezza nascosta, non evidente [...] che ha radici, che rientra nel nostro essere”, sono esposti lavori in materiali organici provenienti dal mondo naturale, come le sculture di Christiane Löhr che realizzano forme senza tempo con delicati steli di fiori e impalpabili cumuli di semi; anche Emil Lukas mette in scena il mondo naturale imprigionandolo in pannelli di rigorosa geometria. Il percorso si arricchisce di lavori che indagano l’organicità delle forme, oggetti astratti con un’evidente relazione con il mondo fisico: dalle "forme vitali" di Ross Rudel, alle "forme organiche" di Peter Shelton, che rimandano al corpo umano. Anche una “macchina”, un’opera di Piero Fogliati, riconduce alle forme, stavolta sonore, della natura. Seguono i lavori di David Goerk che crea forme astratte che non hanno apparente relazione con altre cose, e tuttavia sono mutuate da oggetti ordinari o da simboli naturali e astrali.
La mostra prosegue al piano terra, nelle due ex-scuderie della Villa, dove trionfa la natura, declinata nel suo rapporto con l’uomo. Sulle pareti della Scuderia Grande due giganteschi lavori di Hamish Fulton raccontano l’amore per la natura, motore della creazione artistica: la sua esperienza del camminare a contatto diretto, fisico, con le forme del paesaggio, si traduce in suggestive forme concettuali, in parole e segni; nello stesso spazio è allestito un lavoro a pavimento di Richard Long, Cross of Sticks, del 1983, in cui l’artista parte dalla stessa azione del camminare, restituendo quell’esperienza in una forma geometrica composta da materiali raccolti nella natura. Il percorso di visita si conclude nella Scuderia Piccola con otto lavori di Gregory Mahoney (1955) che indagano il rapporto tra l’essere umano, la natura e il cosmo: per l’artista l’elemento di scarto, utilizzato e rielaborato, è traccia del tempo cosmico che corrode la materia e della natura, più potente dell’uomo ed eterna, che se ne riappropria.
Questa esplorazione intorno al tema della natura e della forma consente una rilettura di alcune opere di artisti della collezione permanente di Villa Panza che lo stesso collezionista inserisce nella linea di ricerca dell’arte organica come Allan Graham (1943-2019), Robert Tiemann (1936-2016), Martin Puryear (1941) e Meg Webster (1944).
La mostra a cura di Anna Bernardini e Marta Spanevello è accompagnata da un Catalogo Magonza Editore con testi di Anna Bernardini, Emanuele Coccia e schede di Sara Fontana e Marta Spanevello.
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