Agenzia del Demanio e FAI: “Una collaborazione che porterà lontano”

Agenzia del Demanio e FAI: “Una collaborazione che porterà lontano”

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Agenzia del Demanio e FAI: “Una collaborazione che porterà lontano”
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19 settembre 2022

Agenzia del Demanio a fianco del FAI per valorizzare la bellezza dei nostri territori: «Parco Villa Gregoriana a Tivoli è un ottimo esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato».

Abbiamo intervistato il Direttore dell’Agenzia del Demanio, Alessandra dal Verme, con una lunga carriera come Ispettore Generale degli Affari Economici della Ragioneria Generale dello Stato; la sua attività istituzionale è stata sempre focalizzata sulla spesa per lo sviluppo e connesse politiche d’intervento nei settori d’investimento pubblico, infrastrutture, reti, trasporti, ricerca, innovazione, ambiente, sostenibilità, energia e rigenerazione urbana:

«Il percorso è tracciato» – spiega dal Verme – «finalmente, oggi la consapevolezza dell’importanza dei Beni Culturali e del Paesaggio come fattore di crescita e sviluppo è molto diffusa. Sia a livello politico che popolare: i cittadini hanno ormai la percezione del valore identitario, sociale, economico dei beni».

E il ruolo dell’Agenzia del Demanio?

«Penso che l’Agenzia possa rafforzare questa percezione e consapevolezza e tradurla in atti concreti nella gestione del patrimonio che le è stato affidato, ma anche supportando a questi scopi Enti territoriali e Istituzioni che lo chiedano».

Come?

«Curando il territorio e il paesaggio. È stato più volte detto che il bene, l’immobile, “cura” le città e i suoi abitanti. Bisogna spostare il centro dell’attenzione dall’immobile alla sua integrazione con la città e il paesaggio in qualsiasi intervento, a partire da quelli manutentivi. Si tratta di creare una circolarità virtuosa tra bene cittadino e paesaggio. La Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 ha segnato un punto di discontinuità importante, a livello europeo e italiano, verso una nuova concezione dei beni paesaggistici per il loro valore economico, sociale e identitario. Questo vale per i beni storici, architettonici e archeologici e per il patrimonio culturale espresso dal paesaggio italiano che, sappiamo, è il risultato di un processo sedimentato di storia, di cultura e di conservazione attiva delle zone naturali. Ed è proprio questo l’ambito di lavoro dell’Agenzia del Demanio».

Quali sono le strategie del Demanio rispetto alla valorizzazione del patrimonio culturale paesaggistico pubblico?

«Partiamo da un presupposto: il valore sotto il profilo economico e sociale di questo capitale naturale e paesaggistico è il nostro “tesoretto”. E quindi gran parte del territorio italiano è soggetto a tutele e vincoli che, da semplici limitazioni, sono diventate occasioni di sviluppo locale e di riconoscibilità della qualità del paesaggio italiano, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. La crisi pandemica ha enfatizzato ancor di più, questo valore. È stato recuperato un forte desiderio di conoscenza e godimento della natura e del paesaggio. Penso al legame con tutte le attività economiche compatibili con il principio della sostenibilità come, ad esempio, il turismo dolce, la scoperta di luoghi, spesso poco conosciuti ma bellissimi, la partecipazione attiva da parte dei cittadini alla riqualificazione del paesaggio o ancora l’associazionismo sportivo e culturale. Ecco le azioni dell’Agenzia del Demanio sono ispirate a sostenere queste strade».

Parco Villa Gregoriana a Tivoli, affidato dal 2002 in Concessione al FAI dall’Agenzia del Demanio

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Possibile sintetizzare il vostro impegno in pochi punti?

«Le parole chiave sono quelle che troviamo declinate nelle missioni del PNRR: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e sostenibilità. Non può esserci sostenibilità, riduzione del consumo di suolo, abbattimento di CO2, rigenerazione delle città, ricucitura e sviluppo delle periferie, efficientamento energetico, sicurezza dal rischio sismico e resilienza ai cambiamenti climatici senza digitalizzazione e utilizzo spinto delle soluzioni più innovative che il mercato offre.
Per questo partiamo dall’innovazione e digitalizzazione dei processi dell’Agenzia. L’intento, ad esempio, è di fare costante monitoraggio e una manutenzione di tipo predittivo, prima che il danno avvenga, di avere conoscenza puntuale dei beni del patrimonio per ridurre al massimo il rischio che eventi disastrosi ne alterino la bellezza. E poi la qualità. L’idea che stiamo mettendo in campo è quella di rigenerare e curare garantendo elevati livelli di qualità architettonica e compatibilità ambientale paesaggistica. Abbiamo avviato un Comitato per la Qualità della Progettazione anche ispirandoci al Comitato per la cultura architettonica e il paesaggio istituito qualche anno fa in Trentino. Vi parteciperanno professori universitari ed esperti, un laboratorio di competenze e passione che lavori a tutela del nostro patrimonio e garantisca la qualità dei progetti».

C’è una grande responsabilità nel gestire questo immenso patrimonio…

«Vero. La maggior parte del patrimonio paesaggistico italiano – spesso, ricordiamolo, si tratta di beni conosciuti e ammirati in tutto il mondo – è di proprietà pubblica e come tale comporta una precisa responsabilità di chi lo gestisce che deve attuare politiche e azioni volte non solo alla tutela, ma anche alla valorizzazione e alla conoscenza più ampia; nella recente riforma della Costituzione, il paesaggio, la ricerca e la cultura, il patrimonio storico e artistico della nazione si legano inscindibilmente all’ambiente e alla biodiversità».

Veniamo al FAI che cura promuove e vigila sul patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano agendo da privato, al fianco dello Stato, nello spirito della “sussidiarietà” indicata dagli articoli 9 e 118 della Costituzione. Alla luce di questo principio, come imposta l’Agenzia del Demanio il rapporto con soggetti privati come la nostra Fondazione?

«Per rispondere a questa domanda vorrei fare un preciso riferimento legislativo. Un po’ noioso forse ma fondamentale. Vorrei collegare l’art. 118 della Costituzione che avete richiamato nella domanda a un comma dell’art. 119, laddove si assegna allo Stato una responsabilità di intervento, in senso additivo, tramite risorse aggiuntive rispetto ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni per “promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona”. Sotto questo aspetto, quindi, occorre promuovere una nuova impostazione dei rapporti con tutti i soggetti che possono proporre soluzioni innovative, condivise con il territorio e la comunità di riferimento, relative ai beni comuni e, in particolare, a quelli di maggiore fragilità ambientale. Ovviamente, questo può avvenire solo nel rispetto delle normative, ma l’evoluzione dei rapporti tra pubblico e privato, improntata a una stretta e proficua collaborazione, può rappresentare una delle modalità con le quali lo Stato può intervenire con “risorse aggiuntive”, nella logica che tali risorse non siano solo finanziare, ma soprattutto di impegno civile e di responsabilità condivisa nella cura dei beni comuni, come ha dimostrato da lungo tempo il FAI».

Ma al di là delle forme giuridiche, è importante che vi siano proposte, progetti e iniziative. Giusto?

«Giustissimo. È fondamentale che i nostri progetti e le nostre strategie riescano a rivitalizzare i territori, partendo dagli aspetti culturali, artistici, storici e paesaggistici, per dare un concreto riscontro a quanto previsto nell’art. 118. Non mi sfuggono, infatti, le iniziative proposte dal FAI per salvare il suolo, l’acqua – beni primari e non sostituibili, componenti essenziali della vita – e, da ultimo, per fare fronte alla crisi climatica. Sono iniziative condivisibili, sulle quali anche l’Agenzia del Demanio si è impegnata e intende impegnarsi, partendo dalla rigenerazione e dalla riqualificazione dei beni in gestione di proprietà dello Stato, cioè di proprietà di tutti gli italiani».

Nel 2002 il FAI ottenne l’affidamento in concessione da parte dell’Agenzia del Demanio di Parco Villa Gregoriana a Tivoli, per restituire alla collettività una vera e propria “meraviglia” d’Italia. Come si è svolta in questi vent’anni la collaborazione fra FAI e Agenzia del Demanio per proteggere questo monumento, patrimonio di tutti?

«Penso che Villa Gregoriana sia un bellissimo esempio virtuoso di collaborazione. Era necessario salvaguardare il “Complesso di Villa Gregoriana e Templi di Vesta e Tiburno”, valorizzarlo e ripristinarlo, anche perché importanti fenomeni di dissesto idrogeologico con il tempo avevano messo in pericolo la stabilità del sito. In pochi anni il parco è stato nuovamente restituito alla collettività e aperto al pubblico, che sin da subito ha dimostrato di apprezzarne fortemente la valenza artistica, naturalistica e culturale. In questi anni la collaborazione è stata rinnovata. L’impegno profuso dal FAI e il supporto finanziario pubblico e privato ha assicurato la manutenzione ordinaria e straordinaria sull’intero complesso, nonché il restauro e la valorizzazione di alcuni ambiti significativi del parco. È stato conservato, tutelato e aperto a tutti un bene di alto pregio storico, architettonico e paesaggistico, che si aggiunge agli altri due “gioielli” della città di Tivoli: Villa Adriana e Villa d’Este, qualificati dall’UNESCO come “patrimonio dell’umanità”».

Ma sono stati poi necessari altri interventi.

«Sì, dovuti alla fragilità idrogeologica del sito, aggravata anche dai contingenti e imprevedibili cambiamenti climatici. Questo ha reso urgenti nuovi importanti interventi con una terza convenzione con il FAI. Questa nuova convenzione prevede l’esecuzione di interventi di messa in sicurezza e stabilizzazione dei versanti, opere strutturali di consolidamento e ricostruzione di tratti di mura, opere di rifacimento e integrazione delle impermeabilizzazioni dei locali di servizio ai visitatori, nonché opere necessarie a garantire la conservazione e la stabilità dell’intero Complesso. I tecnici del FAI, che stanno curando le attività di direzione lavori, e quelli dell’Agenzia del Demanio, che sta svolgendo le funzioni di stazione appaltante, lavorano in piena sinergia».

Ci può fare qualche esempio concreto?

«Certo. Per capire le dimensioni e l’importanza del lavoro che insieme stiamo portando avanti cito ad esempio: interventi urgenti di recupero statico di muri storici di contenimento, tra i quali il cosiddetto muro delle lapidi, per via delle lapidi storiche incastonate nella muratura, il consolidamento dei muri archeologici, posti prima delle arcate della Villa di Manlio Vopisco, interventi di messa in sicurezza della biglietteria storica, della recinzione perimetrale e di una grotta adibita a magazzino; il tutto con la supervisione delle Soprintendenze archeologiche e architettoniche territorialmente competenti».

Il caso si può considerare un’esperienza da ripetere? Farà scuola?

«Guardi, le posso dire che considero per questo il “Complesso Villa Gregoriana e Templi di Vesta e Tiburno” una best practice di collaborazione fra Amministrazioni pubbliche e privati, che si impegnano concretamente nella conservazione e valorizzazione dei beni dello Stato al servizio dei cittadini, i reali proprietari del Patrimonio immobiliare, naturalistico, ambientale e culturale. Le pare poco?».

Alessandra dal Verme è laureata con lode in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Dopo la laurea ha conseguito la specializzazione in commercio estero presso l’Istituto nazionale per il commercio estero (ICE), con borsa di studio, svolgendo il corso in Italia e in Canada. Successivamente ha ottenuto la specializzazione in materia di bilanci della società di revisione contabile.
Nella sua lunga carriera come Ispettore Generale degli Affari Economici della Ragioneria Generale dello Stato ha focalizzato la sua attività istituzionale sulla spesa per lo sviluppo e connesse politiche di intervento nei settori di investimento pubblico, quali infrastrutture, reti, trasporti, ricerca, innovazione, ambiente, sostenibilità, energia e rigenerazione urbana.
Data l’elevata esperienza in Amministrazione, Finanza ed Economia Pubblica, in particolar modo nell’implementazione e realizzazione di policy pubbliche in materia di investimenti, è stata Direttore Generale presso il Gabinetto del Ministro dell’Economia e delle Finanze con l’incarico per la predisposizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per quanto di competenza del MEF.
Da maggio 2021 è Direttore dell’Agenzia del Demanio.

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