14 ottobre 2024
Gli oltre 850 beni del Fondo Edifici di Culto sono un importante tassello del patrimonio culturale italiano. La collaborazione tra FAI e FEC permette di arricchire ulteriormente la varietà dei luoghi aperti durante le manifestazioni nazionali offrendo ai cittadini una proposta culturale inedita e di valore.
In occasione delle Giornate FAI d’Autunno 2024 abbiamo intervistato il Capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, Prefetto Laura Lega.
Il nostro Paese gioca un ruolo fondamentale a livello globale per il patrimonio culturale e artistico che possiede. Un lascito straordinario che ci onora, ma che carica anche di un oneroso impegno etico prima ancora che materiale, quello di tramandarlo con grande attenzione alle generazioni che verranno.
Una parte di questo straordinario patrimonio è attribuito alla cura del Ministero dell’Interno e costituisce il Fondo Edifici di Culto – FEC.
Una sorpresa, in verità, per molti che riconducono le competenze di un’Amministrazione d’ordine come il Viminale quasi esclusivamente alle più tipiche attribuzioni relative alla tutela dell’ordine pubblico, alla gestione dell’immigrazione e più complessivamente delle emergenze. Una scoperta interessante quindi che racconta di un Dicastero ad ampissima competenza che assolve alla funzione primaria di gestire gli “affari interni” nella più ampia declinazione.
Il Viminale è infatti il proprietario di uno straordinario patrimonio di chiese, conventi, luoghi d’arte e immobili in tutta Italia, confluito dagli ordini religiosi alla disponibilità dello Stato italiano per effetto delle cosiddette “leggi eversive” della fine dell’Ottocento.
Il Fondo Edifici di Culto, nato ufficialmente con la legge n. 222 del 1985 in attuazione al Nuovo Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, è l’ente che oggi è chiamato a gestire questo scrigno di fede, arte e cultura, che rappresenta in qualche modo il tesoro dei gioielli di famiglia, il fiore all’occhiello che forse non ci si aspetterebbe di trovare nell’ambito delle competenze del Ministero dell’Interno e del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, presso cui la struttura è incardinato.
Il Fondo, il cui rappresentante legale è il Ministro pro tempore, ha una sua autonomia e gestisce un proprio specifico bilancio. All’interno del Ministero, presso il Dipartimento che ho l’onore di guidare, opera una specifica Direzione centrale per l’amministrazione del Fondo, che peraltro – a seguito di una recente riforma interna – è stata unificata con un’altra Direzione competente in materia di affari di culto. A livello locale, secondo un’architettura disegnata dalla stessa legge del 1985, sono le Prefetture a sovrintendere all’amministrazione e gestione dei beni del patrimonio del Fondo presenti nella Provincia.
Le decisioni sulle scelte manageriali e sulle attività del FEC maturano all’interno di un Consiglio di amministrazione, nominato dal Ministro, in cui sono opportunamente presenti esperti e qualificati rappresentanti del mondo dell’arte e della cultura, oltre che naturalmente i componenti della nostra Direzione centrale competente.
Il patrimonio del Fondo è davvero straordinario. Solo per dare un’idea, il Fondo possiede circa 850 chiese, su tutto il territorio italiano, alcune delle quali costituiscono veramente dei monumenti di valore eccezionale, visitate ogni anno da migliaia di turisti da tutto il mondo.
Alcuni siti sono anche stati riconosciuti patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Per fare qualche esempio, appartengono al Fondo a Roma le Basiliche dei Santi Giovanni e Paolo, di Santa Maria sopra Minerva, del Gesù e di Sant’Ignazio in Campo Marzio, dell’Ara Coeli, di Santa Maria del Popolo, con i celebri dipinti del Caravaggio al suo interno; a Napoli, Santa Chiara, San Domenico Maggiore e San Gregorio Armeno nella tipica via dei presepi; a Firenze Santa Croce, cantata dal Foscolo nei Sepolcri, e Santa Maria Novella; a Bologna, San Domenico; a Palermo, la Martorana, esempio di architettura normanna ancora officiata secondo il rito bizantino.
Ma accanto a questi grandi luoghi sacri non mancano anche piccole chiese di paese o eremi di campagna, luoghi preziosi per le comunità che in essi ravvisano un importante riferimento identitario e che siamo chiamati quindi a tutelare, conservare e valorizzare. Peraltro, questi luoghi sono tutti inseriti in un archivio digitale on-line sul sito https://archiviodigitalefec.dlci.interno.it/fec, ove è possibile fare una ricerca per singolo sito o per città o provincia e scoprire il patrimonio del FEC sul territorio.
La prima missione del Fondo è evidentemente quella di assicurare la destinazione “naturale” al culto delle chiese di proprietà, mantenendo l’officiatura e garantendo la manutenzione degli edifici sacri: da questo punto di vista, come si può facilmente immaginare, abbiamo costanti e stretti rapporti e interlocuzioni con le Diocesi sul territorio e con la Conferenza episcopale italiana, con una fruttuosa e proficua collaborazione, ormai consolidata nel tempo.
Vi sono poi tanti altri siti che, già di proprietà degli ordini religiosi, nel tempo hanno perso la loro originaria destinazione legata al culto: si tratta di conventi ormai abbandonati, chiese non più officiate, immobili non più collegati alle originarie chiese di cui costituivano elementi pertinenziali, ma anche una porzione non indifferente di terreni rustici concessi secoli addietro in enfiteusi dietro pagamento di canoni o livelli.
Il patrimonio è così vasto e storicamente stratificato che a oggi il suo accertamento è ancora in divenire, con conseguenti nuove acquisizioni al FEC in ragione di ricerche d’archivio o esiti di accertamenti catastali di cespiti con intestazioni storiche riconducibili al Fondo.
Ancora, giusto per declinare concretamente questi aspetti, il Fondo è proprietario anche di due importanti compendi forestali a Tarvisio, in Friuli, con una tenuta di circa 24.000 ettari, e a Quarto Santa Chiara, in Abruzzo, gestiti in convenzione dal Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri.
Come si può immaginare, l’amministrazione di un patrimonio così vasto, variegato ed esteso a tutta Italia è notevolmente complessa, ma la Direzione centrale si adopera ogni giorno per garantire una adeguata tutela, una efficiente gestione e una opportuna valorizzazione dell’enorme patrimonio del FEC, supplendo con l’entusiasmo e l’amore per questa missione istituzionale alle difficoltà che comunque non mancano.
Le iniziative che intraprendiamo sono innanzitutto volte a far conoscere, tutelare e valorizzare il nostro patrimonio e renderlo fruibile alle comunità.
In quest’ottica si inserisce il calendario artistico del Fondo, ogni anno dedicato ad alcuni temi specifici legati alle bellezze del patrimonio: per il 2024 ad esempio è stata la Foresta di Tarvisio con la sua straordinaria biodiversità di flora e fauna a essere protagonista di alcuni scatti fotografici che accompagnano i mesi e le stagioni al ritmo della natura.
Tra le nostre iniziative istituzionali rientrano anche i prestiti di opere d’arte di proprietà del Fondo alle varie mostre ed esposizioni in prestigiosi musei in tutto il mondo, dal Louvre di Parigi al Museo d’arte di Seoul, solo per citare alcuni prestiti recenti. Viene poi organizzato annualmente un concerto natalizio in uno dei siti del Fondo, ed è anche questo un modo per aprire i nostri tesori, farli conoscere e apprezzare. Inoltre, è in atto una serie di interventi straordinari per il restauro e il recupero di importanti siti su tutto il territorio con i fondi del PNRR, che rappresentano un’ulteriore, impegnativa sfida per il Fondo.
Mi piace poi ricordare alcuni progetti di utilizzo sociale dei beni del FEC, come quelli realizzati in collaborazione con i Ministeri della Giustizia e della Cultura, che hanno coinvolto con successo in un percorso di recupero alcuni ragazzi provenienti dai circuiti penitenziari minorili.
Ritengo strategico far conoscere il Fondo e le molteplici iniziative che vengono promosse per la sua valorizzazione. In questo senso, l’incontro con il Fondo per l’Ambiente Italiano è un elemento di grandissima rilevanza, in quanto il FAI, con le sue professionalità, le sue esperienze, la sua storia, le sue reti con i territori potrà rappresentare certamente un partner serio e affidabile in una serie di progetti comuni.
A seguito di questo accordo, il FAI potrà ampliare con alcuni siti del FEC la sua offerta di luoghi interessanti e talvolta sconosciuti da proporre al pubblico. Il FEC da parte sua potrà realizzare al meglio la sua missione istituzionale, valorizzando attraverso il circuito del FAI il proprio patrimonio artistico e culturali.
Penso ad esempio alle Giornate del FAI, una straordinaria iniziativa dedicata alla scoperta di luoghi di grande suggestione, nel cui programma potranno essere inseriti anche monumenti di proprietà del FEC da aprire e far visitare al pubblico. Lo stesso sito che ospita a Roma la sede del Ministero dell’Interno, il Viminale, ha all’interno del compendio un’importante Chiesa, San Lorenzo in Panisperna che risale al IV secolo e sorge sul luogo del martirio del Santo, diventato poi complesso monastico ed ereditato dal FEC a seguito delle leggi eversive: anche questo particolare sito, che rappresenta un vero gioiello nel cuore di Roma, potrebbe essere aperto e reso fruibile per le Giornate FAI. Immagino poi tanti siti FEC che, con un lavoro comune e opportune reciproche sinergie, potrebbero diventare “Luoghi del Cuore” FAI ed essere proposti al pubblico anche in forma virtuale per essere adottati e votati.
Le iniziative concrete da svolgere in partnership potranno, lo auspico, essere quindi molte, anche alla luce delle strette correlazioni tra la missione del FAI e le attribuzioni del FEC, e tenuto conto in particolare che nel prossimo anno il Fondo celebra una ricorrenza particolare, i quarant’anni dalla sua istituzione con la legge del 1985. Considerando poi la concomitanza con il Giubileo non potremo che godere delle meravigliose bellezze e ricchezze in un momento straordinario di connubio di arte e fede.