Le Tombe della necropoli di Tarquinia, dal 2004 dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, rappresentano un documento eccezionale per la pittura e la cultura del mondo etrusco, in grado di fornirci informazioni sulla vita quotidiana e sul rapporto di questa civiltà con la sfera della morte e dell’ultraterreno. La tomba degli Scudi, databile al 340 a.C., è situata poco distante dal Calvario, è una delle più grandi tombe di Tarquinia nonché un tipico esempio di ipogeo gentilizio del primo ellenismo. La pianta simula quella di una casa con atrio centrale su cui si aprono tre ambienti, uno sul fondo e due laterali. Solo il vano centrale e la camera di fondo sono decorati. La tomba presenta numerose iscrizioni dipinte, riferibili principalmente alla famiglia Velcha, proprietaria del sepolcro, importante e potente “gens” tarquiniese nota anche dalla tomba dell’Orco. Le scene più significative della camera centrale sono disposte nella parete frontale e in quella destra, dove sono raffigurate rispettivamente due coppie: la prima composta da un uomo semisdraiato su una kline ricoperta da drappi sfarzosi e dalla donna seduta ai suoi piedi, identificabili uno come Larth Velcha, fondatore della tomba, e l’altra come Velia Seithiti, sua sposa; accanto alla coppia stanno Velthur Velcha, padre del fondatore, e la sua sposa Ravnthu Arpthnai. Sulla parete d’ingresso sono raffigurate scene di corteo che alludono al viaggio verso l’aldilà di Larth Velcha, scortato dai littori, la cui presenza sottolinea la dignità della carica di magistrato ricoperta in vita dal defunto. Il fregio d’armi nella camera di fondo, in cui sono raffigurati gli scudi che danno il nome alla tomba, vuole forse evidenziare il ruolo preponderante svolto in campo militare dai membri dell’aristocratica famiglia.
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