In caso di particolare affluenza l'ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
L'area di interesse è delimitata dall'altopiano delle Cesane e dal monte Pietralata, occupando parte della media valle del fiume Metauro, che scorre al centro. Tra dolci rilievi, si succedono ambienti boschivi e agricoli, insediamenti abitativi in piccoli agglomerati o sparsi nelle località denominate dagli edifici più importanti, chiese o castelli, Gaifa, Pagino, Primicilio del quale si scorge ancora ciò che resta della sua torre, la Brombolona, dominante la frazione di Canavaccio.
Questa, la più popolosa del comune di Urbino, con Calmazzo in quello di Fossombrone è agli "antipodi" di un tracciato, comprendente anche Pagino, nel comune di Fermignano. La pieve di S. Stefano di Gaifa, la torre, la Brombolona, l'abbazia, S. Angelo di Gaifa -per quel che ne resta-, sono immerse in un paesaggio rurale con mulini, case, torri, colombaie, guadi e passerelle, punti di unione tra le due sponde del fiume. Il piccolo borgo di S. Stefano di Gaifa fa parte del comune di Urbino, in frazione di Canavaccio. La pieve è attestata dal XIII sec., ma la sua origine si lega al monastero benedettino di Sant'Angelo, in seguito di S. Michele Arcangelo, risalente all'VIII-X sec.
Distrutto per ben due volte, ricostruito nel 1277 sull'altra riva del fiume Metauro, diventa abbazia dei monaci, poi Olivetani, di Pagino, chiusa nel 1788. L'inesorabile trascorrere del tempo ha sottratto agli sguardi l'abbazia delle origini e i castelli, ma non la pieve di Gaifa, ricostruita nel Seicento e consacrata nel 1727, mentre la torre di Primicilio, la Brombolona, XIII sec., offre ancora la sua pur deturpata sagoma, autentica icona di questo comprensorio. L'iscrizione sul portale della pieve, con l'effigie del santo titolare, Stefano I, papa e martire, la dichiara matrice dei castelli di Primicilio e Gaifa. Chiesa matrice in quanto era sede del fonte battesimale per le altre chiese del territorio dalle quali percepiva annualmente una certa quantità di grano e di lino. Tra queste, S. Bartolomeo di Gaifa, S. Cristoforo dei Valli, S. Andrea in Primicilio, da cui provengono manufatti e interessanti dipinti oggi nella chiesa di S. Maria Assunta di Canavaccio. Perdura ancora l'enigma della quattrocentesca campana, la "Brombolona", contesa tra i castelli di Primicilio e Gaifa, della quale è riportata in varie fonti l'arcana iscrizione, mentre è ignoto l'odierno destino. La parola Gaifa deriva da Waifa, termine longobardo che significa "terreno che non appartiene a nessuno".
Interventi alla Pieve di Gaifa condotti dalla storica dell'arte Anna Fucili: "Come il FAI ha ispirato e reso possibile la valorizzazione del nostro territorio". Intervento sabato pomeriggio dell'archeologa Anna Lia Ermeti dal titolo "L'abbazia di Gaifa" Domenica pomeriggio intervento dell'archeologo Lorenzo Cariddi dal titolo "La piana di Gaifa al tempo di Roma" In occasione delle Giornate FAI d'autunno, il refettorio dell'antica abbazia di Gaifa, darà la possibilità di gustare piatti della tradizione, così da riscoprire il legame indissolubile tra alimentazione, nostro essere interiore, e la terra che ci ospita.
Luogo solitamente chiuso, proprietà privata
Sabato e Domenica interventi alla Pieve di Gaifa condotti dalla storica dell’arte Anna FUCILI: "Come il FAI ha ispirato e reso possibile la valorizzazione del nostro territorio".
Sabato pomeriggio intervento dell'archeologa Anna Lia ERMETI dal titolo "L'abbazia di Gaifa".
Domenica pomeriggio intervento dell'archeologo Lorenzo CARIDDI dal titolo "La piana di Gaifa al tempo di Roma"
In occasione delle Giornate FAI d'Autunno, il refettorio dell’antica abbazia di Gaifa, darà la possibilità di gustare piatti della tradizione, così da riscoprire il legame indissolubile tra alimentazione, nostro essere interiore, e la terra che ci ospita.
Visite a cura della storica dell’arte Anna Fucili
Il contesto comprende dall’altopiano delle Cesane al monte Pietralata, parte della media valle del fiume Metauro, che scorre al centro. Tra dolci rilievi, si succedono ambienti boschivi e agricoli immersi in un paesaggio rurale di guadi tra le due sponde del fiume e i suoi affluenti, con insediamenti abitativi sparsi in località denominate da chiese e castelli come Gaifa e Primicilio (XIII sec.), di cui restano la Pieve e la torre Brombolona, icona di questa vallata e tuttora sovrastante Canavaccio come più popolosa frazione di Urbino. Il borgo della pieve di S. Stefano di Gaifa è attestato dal XIII sec., ma la sua origine risale al monastero benedettino di S. Michele Arcangelo del VIII-X, distrutto per ben due volte, ricostruito nel 1277 sull’altra riva del fiume Metauro, poi abbazia di monaci Olivetani di Pagino, chiusa nel 1788. La Pieve ricostruita nel ‘600 riporta sul portale un’iscrizione, con l’effigie del santo titolare Stefano I papa e martire, che la dichiara “chiesa matrice” dei castelli di Primicilio e Gaifa, in quanto era sede del fonte battesimale per le altre chiese del territorio dalle quali percepiva annualmente una certa quantità di grano e di lino. Tra queste, S. Bartolomeo di Gaifa, S. Cristoforo dei Valli, S. Andrea in Primicilio, da cui provengono manufatti e interessanti dipinti oggi nella chiesa di S. Maria Assunta di Canavaccio. Perdura ancora l’enigma e la leggenda della contesa tra i due castelli della quattrocentesca campana, su cui era riportata l’arcana iscrizione del SATOR, chiamata Brombolona per via dei dialettali “bromboli” di ghiaccio che vi si formavano d’inverno, da cui il nome anche alla torre che la ospitò fino alla sua sparizione. La parola Gaifa che nomina l’abbazia, la pieve e il castello, deriva dal termine longobardo Waifa che significa “terra di nessuno”. A testimone di questa integrazione tramite il culto di popoli stranieri nel territorio è il bassorilievo con la raffigurazione di un angelo, ancora incastonato come pietra di riuso sopra l'architrave di un ingresso secondario alla pieve. La pieve e l’abbazia delle origini, per tradizione, si vuole siano sorte a loro volta nei terreni di Campo Donico o Adonico, riconducibile forse a un tempio dedicato ad Adone, divinità romana. Testimonianza di questa fase, oltre agli elementi architettonici di riutilizzo quali i capitelli reimpiegati come acquasantiere nella Pieve, sono i ritrovamenti ceramici e lapidei riconducibili ad una villa rustica romana e forse di terme dal vicino torrente. Prove di attività produttiva sono la recente scoperta di una vasca di decantazione, a pochi passi dal conosciuto ritrovamento di fornaci sulla piana sottostante la Pieve, lungo quella che ora è la strada provinciale ricalcante quella che prima era l'antica strada romana confluente nella consolare Flaminia. Quando la storia sembra essere ormai tutta raccontata, Gaifa ci sorprende invece con le sue frequentazioni ancora più antiche, rimaste in testimonianze troppo spesso trascurate come fondi di capanne protostoriche rintracciati nei terrazzamenti circostanti e sepolture purtroppo saccheggiate in diversi luoghi della valle e che avrebbero potuto raccontarci di più sugli insediamenti piceni in tutto il territorio.