L'Abbazia di Sant'Agata è un bellissimo esempio di edificio fortificato con finalità agricolo-monastica. Nel corso dei secoli ha costituito un centro di attrazione con influenza sociale e culturale sulle popolazioni locali.
Il centro era importante dal punto di vista religioso, ed era il centro di ogni scambio e commercio. Gli abitanti dipendevano dall'Abbazia per necessità di difesa e vi si rifugiavano ad ogni pericolo, protetti dalla cinta muraria e dalle torri con bocche di fuoco e dove arroccati e carichi di provviste si preparavano alla più strenua difesa. Purtroppo la crisi del dopoguerra con il conseguente abbandono delle campagne" da parte dei contadini ne ha fatto un complesso abbandonato a se stesso, preda dei vandali.
STORIA
Lo spezzettamento territoriale
In Italia assume l'aspetto di una rete fitta che ricopre tutto il territorio di monasteri; nella rete dei monasteri di piccole e medie dimensioni che si sono sviluppati nella parte Nord Garganica, troviamo l'Abbazia di Sant' Agata. Dunque il Monachesimo Benedettino Italiano riveste una importanza ecclesiale e sociale. Dell'Abbazia non si hanno notizie o documenti anteriori al 1250 che ne attestino la fondazione, dobbiamo limitarci a supporre che tale complesso sia sorto nel 1200 od anteriormente. Nel XV Sec. i canonici seguirono il sistema del grande possedimento di Sant'Agata, rimasto fino ad allora abbandonato.
Un volta colonizzata questa tenuta, essi pensarono di sfruttarla, così da ricavare, entrate maggiori di quelle che potevano venire dai censi enfiteutici.
Precisamente ne giugno del 1420 i Canonici ottennero una sentenza favorevole nella causa che li opponeva ad uno dei tesorieri di Martino V. La sentenza riconosceva loro il pieno possesso delle isole e del grande possedimento di Sant' Agata. Nel XVI Sec. Sant'Agata era un complesso agricolo estendentesi dalla foce del Fortore verso l'interno, attorno all'omonima chiesa, sita a 4 km circa dalla riva del mare. Esso era costituito da una grande appezzamento di 9 miglia per 3, in gran parte coltivato a frumento e a vigna; il resto era pascolo o boschivo. Vi era inoltre un grande allevamento di bestiame. A Sant' Agata, oltre la chiesa sorgevano una masseria e molte abitazioni per i lavoratori e massari, ed era presente un'ottima fonte per l'irrigazione dei campi. Ad essi si aggiungevano gruppi di artigiani, calzolai, fabbri e cuoi ai che abitavano all'interno dell'edificio centrale. I massari, ed i custodi delle bestie abitavano sparsi nella tenuta, in tante piccole abitazioni che nella seconda metà del 600 erano circa 20. La pagina più difficile fu quando i venti di guerra spinsero le navi turche alla foce del Fortore nell'agosto 1567 con conseguenti saccheggi del complesso abbaziale e delle campagne circostanti. Le torri che si trovano ai vertici sud sono di pianta quadrata, costruite con riutilizzazione di materiale forse medioevale. All'interno ciò che maggiormente colpisce è la chiesa, lunga 17m e larga 7, di stile barocco.
L'interno è completamente demolito. Il tetto, a capriate, è quasi totalmente crollato, e fino a qualche anno fa erano visibili delle pregevoli decorazioni.
Sulle pareti dovevano esservi 4 dipinti che sono stati asportati. L'altare principale è distrutto e nello stesso stato si trova quello secondario; sul pavimento si notano numerosi buchi; cedimenti dello stesso oppure tombe di monaci, dietro l'altare principale una porta immette in una cella.
Il piano inferiore, che era adibito verosimile a refettorio, cucine, magazzino, sempre ad uso dei monaci, ha la caratteristica di avere i vani con volte a crociera. Il chiostro è separato dall' altro cortile tramite una porta, che separava la parte prettamente religiosa. Il cortile comunica con l'esterno tramite una porta diruta, nella quale si notano riutilizzazioni di materiali precedenti, probabilmente quattrocenteschi.
(Nico Moscatelli )
(Giuseppe Barile )