La Villa Floridiana faceva parte della più vasta tenuta che Ferdinando I di Borbone, re delle due Sicilie, donò alla moglie Lucia Migliaccio di Partanna, che ne fece la sua residenza estiva. Il complesso si estendeva per più di 18 ettari dalla collina del Vomero, fino alla Riviera di Chiaia. Sul cancello d’ingresso lo stesso sovrano fece apporre la scritta a lettere dorate “La Floridiana”, in onore del titolo nobiliare della moglie, duchessa di Floridia. La villa venne realizzata dall’architetto Niccolini (1772 – 1850) - allievo del Vanvitelli (1700 – 1773) - tra il 1817 e il 1819 secondo il gusto neoclassico, a seguito della ristrutturazione di un edificio preesistente.
Il parco della Villa Floridiana è una scenografica alternanza di elementi geometrici e di soluzioni prospettiche. Nella fitta vegetazione del parco, accanto alle grotte già esistenti, furono inseriti altri pittoreschi elementi, come il grazioso Teatro all’aperto detto della Verzura e il tempio ionico, bianco padiglione a pianta centrale posto al margine estremo del giardino a terrazza. Da un punto di visto paesistico, il bosco di lecci, pini, platani, cedri e cipressi è un’importante sopravvivenza della vegetazione che da secoli caratterizzava questo versante collinare, mentre il giardino all’inglese, impostato da Niccolini e ulteriormente arricchito dall’architetto Lamont Young (1851 – 1929), presenta elementi naturalistici e opere edilizie, che creano un suggestivo insieme pittoresco, atto a creare molteplici “sorprese” e punti di osservazione.
Dopo la morte della duchessa l’edificio e il parco subirono numerose trasformazioni da parte degli eredi fino al 1919, anno in cui la Villa venne acquistata dallo Stato e destinata nel 1931 a sede museale. Oggi la Villa ospita il Museo delle ceramiche Duca Di Martina che comprende seimila opere di manifattura occidentale e orientale, databili dal XII al XIX secolo.
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