I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
FATTORIA DELLO ZUCCO

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GIARDINELLO, PALERMO

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FATTORIA DELLO ZUCCO
La fattoria dello Zucco di Laura Stassi. La passione del Duca d'Aumale per le pratiche agricole, ereditata dal padre, lo indusse ad ingrandire e migliorare l'ex feudo dello Zucco che egli acquistò nel 1853 da don Vincenzo Grifeo duca di Floridia e principe di Partanna (Branche d'Orlèans, 2336, 2343, 2344). Lo Zucco era uno sterminato latifondo che raggiunse alla fine della seconda metà dell'Ottocento un'estensione di 6000 ettari, in territorio di Partinico, che il duca bonificò e dotò di un complesso sistema irriguo. Il feudo comprendeva sorgenti, vallate, boschi, case, mulini, ponti, trazzere, vigneti, uliveti, agrumeti, frassineti ecc. Immersa fra le rigogliose piantagioni vi era l'abitazione di campagna con annessa cappella, un frantoio, un palmento, moderne ed attrezzate cantine, cantina privata del duca, scuderie alloggi per il personale. Il progetto del Duca Henry era quello di fare della residenza di Palermo il centro di una fiorente attività economica che avesse il proprio caposaldo produttivo nel feudo dello Zucco. Infatti la fattoria venne ben presto trasformata e modernizzata in un'azienda modello così come descritto nella Rivista industriale, commerciale ed agricola della Sicilia (Bontempelli e Trevisani, pag. 215). Il fondo d'Archivio denominato Branche d'Orlèans, rinvenuto agli Archives Nationales di Parigi, presenta una serie di progetti, disegni, carteggi ed altro, risalenti all'Ottocento, che ci permette di conoscere con precisione il patrimonio siciliano degli Orlèans e che documenta così la realtà lavorativa dell'azienda basata essenzialmente sulla coltivazione e lavorazione dell'uva e dell'ulivo (Branche d'orlèans, 2370, 2375). Nel 1986 i documenti sono stati raccolti nel Tomo IV del Catalogue des Cartes et Plans e sono stati divisi in due sezioni : sotto la voce di Palerme quella riguardante il Palazzo e il parco di Palermo, sotto la voce di Zucco quella riguardante la tenuta agricola (dal n. 2336 al n. 2382), ove sono dettagliatamente descritte le varie fasi di ammodernamento delle tecniche di coltivazione. Grazie alla sua capacità imprenditoriale, il Duca d'Aumale riuscì a dar vita a un redditizio commercio di vino: l'instancabile attività promozionale sui mercati e la tenacia con cui si adoperò a migliorare la qualità delle uve, diffondendo tra i contadini una sorta di decalogo del viticoltore, gli procurarono il giusto riconoscimento. Come le grandi famiglie imprenditoriali siciliane dell'Ottocento il Duca d'Aumale ha pertanto realmente contribuito ad avviare la Sicilia a nuove prospettive produttive con le iniziative intraprese, che per quei tempi erano realmente all'avanguardia. Il panorama socio-economico siciliano nell'Ottocento era segnato da una diffusa e generale arretratezza nella conduzione delle campagne da parte della stragrande maggioranza dei proprietari terrieri a cui si contrapponeva la presenza di una ristretta èlite di aristocratici illuminati, le cui conoscenze agronomiche agirono da fattore trainante per incentivare l'aggiornamento delle arcaiche tecnologie agrarie. Tra questi aristocratici illuminati, vi era Henry d'Aumale che occupò una posizione di primissimo piano, sia per la portata delle tecniche innovative introdotte nell'Isola, sia per la qualità ed entità della produzione agricola delle sue tenute. A testimonianza di ciò la Commissione agraria dell'epoca scriveva : .. un podere modello nel territorio dello Zucco, in cui il duca d'Aumale ha richiamato da tutta l'Europa i vitigni che godono grande reputazione come mustai e per l'eccellenza dei vini che producono, e già i viticoltori di Partinico, Balestrate e di Terrasini cominciano a trarne profitto coll'introdurre nelle loro piantagioni novelle quei migliori vitigni che influiscono ad accrescere all'estero la reputazione dell'importante stabilimento enologico fondato dal duca d'Aumale (Giornale ed Atti della Reale Commissione di Agricoltura e pastorizia per la Sicilia e del Comizio agrario del Circondario di Palermo, p. 142

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La fattoria dello Zucco di Laura Stassi. La passione del Duca d'Aumale per le pratiche agricole, ereditata dal padre, lo indusse ad ingrandire e migliorare l'ex feudo dello Zucco che egli acquistò nel 1853 da don Vincenzo Grifeo duca di Floridia e principe di Partanna (Branche d'Orlèans, 2336, 2343, 2344). Lo Zucco era uno sterminato latifondo che raggiunse alla fine della seconda metà dell'Ottocento un'estensione di 6000 ettari, in territorio di Partinico, che il duca bonificò e dotò di un complesso sistema irriguo. Il feudo comprendeva sorgenti, vallate, boschi, case, mulini, ponti, trazzere, vigneti, uliveti, agrumeti, frassineti ecc. Immersa fra le rigogliose piantagioni vi era l'abitazione di campagna con annessa cappella, un frantoio, un palmento, moderne ed attrezzate cantine, cantina privata del duca, scuderie alloggi per il personale. Il progetto del Duca Henry era quello di fare della residenza di Palermo il centro di una fiorente attività economica che avesse il proprio caposaldo produttivo nel feudo dello Zucco. Infatti la fattoria venne ben presto trasformata e modernizzata in un'azienda modello così come descritto nella Rivista industriale, commerciale ed agricola della Sicilia (Bontempelli e Trevisani, pag. 215). Il fondo d'Archivio denominato Branche d'Orlèans, rinvenuto agli Archives Nationales di Parigi, presenta una serie di progetti, disegni, carteggi ed altro, risalenti all'Ottocento, che ci permette di conoscere con precisione il patrimonio siciliano degli Orlèans e che documenta così la realtà lavorativa dell'azienda basata essenzialmente sulla coltivazione e lavorazione dell'uva e dell'ulivo (Branche d'orlèans, 2370, 2375). Nel 1986 i documenti sono stati raccolti nel Tomo IV del Catalogue des Cartes et Plans e sono stati divisi in due sezioni : sotto la voce di Palerme quella riguardante il Palazzo e il parco di Palermo, sotto la voce di Zucco quella riguardante la tenuta agricola (dal n. 2336 al n. 2382), ove sono dettagliatamente descritte le varie fasi di ammodernamento delle tecniche di coltivazione. Grazie alla sua capacità imprenditoriale, il Duca d'Aumale riuscì a dar vita a un redditizio commercio di vino: l'instancabile attività promozionale sui mercati e la tenacia con cui si adoperò a migliorare la qualità delle uve, diffondendo tra i contadini una sorta di decalogo del viticoltore, gli procurarono il giusto riconoscimento. Come le grandi famiglie imprenditoriali siciliane dell'Ottocento il Duca d'Aumale ha pertanto realmente contribuito ad avviare la Sicilia a nuove prospettive produttive con le iniziative intraprese, che per quei tempi erano realmente all'avanguardia. Il panorama socio-economico siciliano nell'Ottocento era segnato da una diffusa e generale arretratezza nella conduzione delle campagne da parte della stragrande maggioranza dei proprietari terrieri a cui si contrapponeva la presenza di una ristretta èlite di aristocratici illuminati, le cui conoscenze agronomiche agirono da fattore trainante per incentivare l'aggiornamento delle arcaiche tecnologie agrarie. Tra questi aristocratici illuminati, vi era Henry d'Aumale che occupò una posizione di primissimo piano, sia per la portata delle tecniche innovative introdotte nell'Isola, sia per la qualità ed entità della produzione agricola delle sue tenute. A testimonianza di ciò la Commissione agraria dell'epoca scriveva : .. un podere modello nel territorio dello Zucco, in cui il duca d'Aumale ha richiamato da tutta l'Europa i vitigni che godono grande reputazione come mustai e per l'eccellenza dei vini che producono, e già i viticoltori di Partinico, Balestrate e di Terrasini cominciano a trarne profitto coll'introdurre nelle loro piantagioni novelle quei migliori vitigni che influiscono ad accrescere all'estero la reputazione dell'importante stabilimento enologico fondato dal duca d'Aumale (Giornale ed Atti della Reale Commissione di Agricoltura e pastorizia per la Sicilia e del Comizio agrario del Circondario di Palermo, p. 142
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